La luce delle stelle la guidava, il volo di un angelo la spingeva, due discepoli la accompagnavano: la barca era fatta di pesante pietra, come un sarcofago, eppure attraverso le onde del Mediterraneo e dell’Atlantico riuscì a portare le spoglie di san Giacomo dalla Palestina, dove era morto martire, fino alla Galizia, dove per lungo tempo aveva predicato. E dopo il viaggio in mare, dopo aver risalito il fiume Ulla, la barca miracolosa è arrivata a Padròn, l’antica Iria Flavia. E qui ancora oggi è visibile la pietra dove fu legata al suo arrivo.
Secoli dopo altre luci, di altre stelle, fecero ritrovare il luogo della sepoltura del Santo: una pioggia di stelle cadenti su un colle anticipò l’apparizione di Giacomo, in sogno, all’eremita Pelayo, che scavò dove le luci indicavano. Lì sorse una piccola chiesa, che diventò la meravigliosa cattedrale di Santiago de Compostela (campus stellae).
Una leggenda, certo, che si intreccia con elementi di sacralità e di storia vera, come è normale in Galizia: una regione magica, dove fra terra e mare si incontrano miti classici e storie di santi, imprese di cavalieri e ritualità celtiche, incantesimi di bruxos (stregoni) e voli di meigas, fattucchiere. E non potrebbe essere diversamente: basta sedersi sugli scogli di Fisterra, l’antico finis terrae, il confine del mondo, e guardare il sole che si immerge nell’Atlantico immenso, per respirare l’infinito, per sentire la potenza di questa terra senza mezze misure.
Luoghi incantati, come la Praia das catedrais, dove il mare e il vento hanno sagomato le rocce in archi e colonne, dove è facile credere alle leggende, e incontrare quegli spiriti della natura che ispirarono i culti pagani. Ascoltando il suono delle gaitas, le cornamuse galleghe, mentre sotto un cruceiro, un calvario di pietra, le onde si infrangono e si capisce come riti magici e pozioni possano unire gli uomini al soprannaturale. E sembra normale che una bevanda possa raccogliere la forza del fuoco per allontanare gli spiriti cattivi. La queimada si prepara in tutta la Galizia: per farla ci vogliono un recipiente di coccio, zucchero, limone e chicchi di caffè, una buona aguardiente de orujo, l’acquavite di vinacce, e possibilmente uno stregone che la prepari e le dia fuoco recitando le formule rituali.
Terra di mare
Dopo essere stati ai confini del mondo, a Capo Finisterre, non resta che percorrere la costa verso il capoluogo Gallego, La Coruña, lungo la Costa de la Muerte. Qui le scogliere precipitano nel mare vertiginose, alte fino a cento metri, a celare calette incantevoli, spiagge dalla bellezza selvaggia e piccoli villaggi di pescatori, tutto illuminato dalla luce dei fari che guardano l’Oceano. Ma nonostante il lavoro dei fari, quasi mille navi hanno fatto naufragio su questi scogli, battuti da onde implacabili.
È questo il regno di uno dei tesori più pregiati della gastronomia mondiale. Il percebe, mollusco il cui dolce sapore di mare è richiesto in tutto il mondo: tanto che per pescarlo i percebeiros sfidano ogni giorno le onde, a rischio della vita. Un lavoro che per la gente del posto è una vocazione, e che consente agli appassionati di tutto il mondo di gustare questa prelibatezza. Se siete in zona, non cercate locali eleganti, ma fate tappa in un posto autentico, come il Restaurante Miramar, un’istituzione a Corme, suggestivo borgo noto per la pesca dei percebes.
Percorso un centinaio di chilometri di costa si arriva a La Coruña: non sottovalutate il fascino di questa città, da scoprire tra edifici barocchi e musei (imperdibile la casa museo di Picasso), a partire dal suo simbolo, la Torre d’Ercole, il faro romano tutt’ora funzionante, il più antico al mondo. Per pernottare in città si può scegliere il lusso dell’Hotel NH A Coruña Finisterre o dell’Hotel Plaza.
E per assaporare la cucina gallega non c’è che l’imbarazzo della scelta. La Bombilla è un punto di riferimento per le tapas in città, mentre Melide è l’indirizzo perfetto per gustare il polpo alla gallega, bollito, con peperoncino e patate, dove si possono gustare anche le ostriche della ría de Arousa o i cannolicchi di Finisterre. Famoso per la trippa è invece Miga, un locale che combina tradizione e tecniche contemporanee, mentre se cercate una taberna dall’atmosfera di una volta, dove mangiare ottimo pesce, O Tarabelo è il posto giusto.
Chi ama il sapore del mare e le atmosfere atlantiche non può non visitare Baiona. Il castello circondato dal mare, il porto, dove ancora è ancorata (e visitabile) la Pinta, la prima delle tre caravelle di Colombo a tornare in Spagna, la Virgen de las Rocas che veglia sugli scogli sferzati dalle onde. Baiona è un paradiso per chi vuole vivere l’Oceano. E se si sceglie di dormire nel Parador, storica fortezza con una vista incredibile sull’Oceano, l’esperienza sarà perfetta.
I due ristoranti dell’albergo offrono cucina gallega, di terra o di mare, dal polpo al “caldo”, il tipico brodo, dai formaggi alle capesante, ma sempre guardando le onde e le isole Cies. Queste, poste all’imboccatura della Ria de Vigo, offrono una bellezza fatta di natura incontaminata.
Terra di natura, terra di storia
Non c’è solo il mare in Galizia, e nell’entroterra non c’è solo Santiago de Compostela. Ci sono boschi, e strade che sembrano perdersi nel verde, e canyon, e fiumi. Ci sono città fortificate e chiese, piccoli paesi e costruzioni che non hanno simili in tutto il mondo: gli horreos, granai, sollevati su piccole colonne, tutti uno diverso dall’altro, di pietra o di legno, sono parte del paesaggio galiziano.
Terra di magia, terra di misteri, la Galizia ha un cuore antico: dolmen, incisioni rupestri e petroglifi sono suggestiva testimonianza della presenza umana fin dal neolitico, così come i castros, abitati risalenti a un’epoca precedente l’arrivo dei romani. Ancora, la Galizia è terra di spiritualità, e attraversarla significa incontrare innumerevoli santuari, monasteri, eremi, abbazie, ciascuno con la sua storia e le sue ritualità che accompagnano culti antichi e profondamente radicati.
Tra i centri più interessanti, sicuramente Ourense, con i suoi ponti, le terme e la cattedrale, ottimo punto di partenza per visitare anche i dintorni, magari soggiornando al Barcelò Hotel.
E poi i vigneti: il viaggiatore curioso e goloso non può non prevedere una tappa in uno dei tanti vigneti. Rías Baixas, O Ribeiro, Ribeira Sacra, Valdeorras e Monterrei sono le cinque denominazioni di origine che tutelano prodotti di qualità, ma il vitigno simbolo della regione è forse l’Albariño. Una visita a una cantina o a un acquisto in enoteca è di rigore quando si è in zona: Adegas Gran Vinum propone vini di grandissima qualità.
Ma c’è un altro modo per conoscere il vino e il cibo di Galizia: scoprirli attraverso i furanchos, case private o ristoranti “non ufficiali”, aperti solo stagionalmente, dove il vino si gusta nelle cuncas, le scodelle, ed è quello “fatto in casa”, e il cibo è semplice, autentico, adatto per accompagnare il vino.
Terra da mangiare
E di cibo in Galizia ce n’è davvero tanto, e di ogni genere. Il mare dona tutto il meglio, pesci, crostacei e molluschi, ma ci sono delle particolarità davvero uniche: un esempio su tutti, la lampreda, pesce preistorico protagonista di piatti dal sapore arcaico, ripiena, al vino, in empanadas, che si trovano nei mesi invernali in ristoranti specializzati nella cucina locale, come Os Pirus.
Tra le specialità locali, oltre al celeberrimo pulpo á feira, i piatti a base di baccalà, che qui si serve soprattutto con aglio, peperoncino e patate, le xoubas con cachelos, sardine piccole con le tipiche patate locali, e la caldeirada, zuppa di pesce con salsa all’aglio e con le stesse patate cachelos.
Il pesce viene usato anche come ripieno per le empanadas, sorta di torte salate farcite, di origine antichissima, cibo per i pescatori e i marinai, ma anche per i pellegrini in viaggio verso Santiago: e nella pietra della Cattedrale è rappresentato un pellegrino nell’atto di addentare una squisita empanada. Si possono farcire con vongole, sardine, anguille, lamprede, oppure con carne, con chorizo, con verdura o funghi. Ce ne sono per tutti i gusti: La empanada viajera a la Coruña ne propone di innumerevoli, da quella con cappesante e jamon iberico a quella formaggio Arzua e chicharrones, sorta di cotenna fritta, senza dimenticare le più tradizionali. Una varietà che riflette la ricchezza di ingredienti e di sapori di questa regione.
La cucina di terra qui può fare conto sui prodotti degli orti: peperoni a marchio Do, come quelli di Padrón, patate di Bergantiños Igp, cime di rapa, bietole, verze. Verdure che confluiscono nel caldo gallego, una ricca zuppa cui si può unire carne di maiale. Carne di maiale e verdure sono la base anche del cocido gallego, ricchissimo bollito con lingua, testa, spalla, lardo, coda, orecchie, ossi, chorizo, oltre a gallina, stinco di manzo, ceci, fagioli, verza e le immancabili patate: terra d’elezione del cocido è Lalin, e l’indirizzo più rinomato per assaggiarlo in città è quello del restaurante La Molinera.
Del resto l’offerta di carni della regione è davvero notevole, e comprende maiali e bovini: la Ternera Gallega, tutelata dall’Igp, ha una tenerezza e una succosità straordinarie. E poi salumi e insaccati, dal lacón, spalla di maiale salata, al botelo, salume affumicato da consumare cotto, i salami e le salsicce, da accompagnare con il pane, che qui in Galizia raggiunge livelli di altissima qualità.
Dall’allevamento derivano anche un ottimo latte e squisiti formaggi: il tetilla “tettina” dalla particolare forma e dal gusto fondente; il San Simon, saporito e dolcemente affumicato; il Cebreiro, fresco e acidulo; il queso de Arzuà-Ulloa, dal sapore intenso. Perfetta per conoscere e comprare queste specialità la Queixeria Prasa de Vigo, con diverse sedi sul territorio e un negozio online.
Non mancano ovviamente i dolci: la tarta de Santiago, un dolce antico, a base di mandorle, reso inconfondibile dalla croce dei Cavalieri di san Giacomo impressa nello zucchero a velo; le filloas, simili a sottili crêpes, oggi preparate con latte, un tempo a base di sangue di maiale; la bica, sorta di pan di Spagna proposto anche nella versione a base di castagne.
E a fine pasto un bicchierino di Orujo, aguardiente, acquavite di vinaccia che ancora oggi alcuni distillatori, i poteiros, producono con un’antica tecnica artigianale, ma che viene realizzata anche in moderni stabilimenti. Oppure un licor de hierbas, di erbe, o di caffè. Un ultimo sorso di Galizia, souvenir perfetto da portare a casa per i turisti e per i pellegrini che percorrono il cammino fino a Santiago. Ma la loro è un’altra storia.
Indirizzi utili
Parador de Baiona
Avenida Arquitecto Jesús Valverde, 3 – Baiona (Pontevedra)
Barcelò Hotel Ourense
R. Curros Enríquez, 1 – Ourense
Parador Costa da Morte
Pr. Parrote, 2-4 – A Coruña
Restaurante La Molinera
Rúa Rosalía de Castro, 17 – Lalín (Pontevedra)
Restaurante Miramar
Rúa Arnela, 35 – O Porto de Corme, A Coruña
Pulperia Melide
Plaza de España, 16 – A Coruña