«Gli autocrati non si riuniscono in una stanza segreta, non funziona così il loro network, loro prestano attenzione alle tattiche che funzionano negli altri Paesi. Se Bidzina Ivanishvili vincerà in Georgia, nonostante abbia l’ottanta per cento della popolazione contro, posso garantire che anche gli altri autocratici proveranno a fare lo stesso». Sono parole del premio Pulitzer Anne Applebaum, che ha parlato della situazione georgiana durante un evento organizzato da Coda Story domenica pomeriggio.
Durante l’incontro è intervenuto un nutrito parterre di politici, analisti, osservatori e commentatori politici. Al fianco di Anne Applebaum c’erano Peter Pomerantsev (ricercatore del’Agora institute alla Johns Jopkins University), Tamara Arveladze (co-fondatrice di “Shame movement”) Tornike Gordadze (ex ministro georgiano per l’integrazione europea), Egor Kuroptev (esperto di politica russa e direttore della Free russian foundation in the South Caucasus), Hanna Liubakova (giornalista bielorussa esule), Gaioz Japaridze (ex diplomatico georgiano), Mariam Nikuradze (co-fondatrice e direttrice esecutiva di Oc media), Nino Japiashvili (direttore dell’editor del Georgian bureau of Radio free europe/Radio liberty), Slobodan Djinovic (co-fondatore Canvas, un movimento di protesta non violenta).
L’importanza della Georgia per il futuro della democrazia va ben oltre i confini nazioanli: è un laboratorio politico, utile per capire quanto sono forti le autocrazie. «È la teoria del domino – ha detto Tamara Arveladze durante l’incontro – se perdiamo non si fermerà qui il problema. La Russia cercherà di espandere ulteriormente la sua sfera d’influenza». E il popolo georgiano da oltre un mese sta cercando di bloccare questo domino, scontrandosi anche duramente con la polizia.
Il nocciolo delle proteste in Georgia è la legge sugli agenti stranieri, voluta dal partito populista Sogno Georgiano fondato dall’oligarca Ivanishvili. Una legge liberticida secondo cui media e Ong che ricevono almeno il venti per cento dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che perseguono gli interessi di una potenza straniera.
«A ottobre saranno le elezioni più importanti della storia georgiana – dice Arveladze –. Abbiamo ancora cinque mesi, anche se è molto difficile essere speranzosi perché sappiamo che Sogno Georgiano userà ogni mezzo per manipolare e influenzare il voto. Prima del voto, penso che la protesta pacifica e la resistenza continueranno. Stiamo pianificando di lavorare individualmente e collettivamente per delegittimare il potere di Sogno Georgiano e far capire a tutti i nostri cittadini, ai nostri coetanei, l’importanza essenziale di questa tornata elettorale».
Ancora cinque mesi prima del voto. Cinque mesi che vedranno aumentare le proteste e, di conseguenza, anche le repressioni da parte della polizia. La violenza è una costante ormai delle manifestazioni anti-governativa che si tengono a Tbilisi. I liberi cittadini, ma anche i giornalisti, sono picchiati dalle squadre antisommossa: «Stavo cercando di filmare un ragazzo picchiato da dieci persone e i poliziotti antisommossa mi hanno spinto, mi hanno costretto ad andarmene e hanno cercato di portarmi via la telecamera – racconta Nikuradze – e questo non è più un evento raro. È diventato molto normale attaccare i giornalisti. Ci sono stati diversi reporter feriti e non solo: siamo preoccupati per la sicurezza, per le leggi e per la massiccia campagna di odio contro di noi proveniente dal governo».
Spesso i poliziotti commetto veri e propri crimini, eccessi di violenza, ma restano impuniti in quanto sono a volto coperto e senza numero identificativo. A volte, se va bene, sulle mura delle case delle persone scomode a Sogno Georgiano vengono affissi cartelli di insulti. Se invece va male, vengono fatte delle spedizioni punitive “in nome della legge”, come quella subita da Japaridze: «Mi hanno picchiato davanti a casa mia. È stato un attacco a sorpresa. Ho parcheggiato la macchina davanti a casa mia. Ho attraversato il vialetto dirigendomi verso l’ingresso e ho sentito colpi da dietro. Persone sconosciute hanno iniziato a picchiarmi con bastoni. Sono caduto. E mentre continuavano a picchiarmi uno di loro ha detto “perché sei contro la legge”».
La Georgia è solo l’ultimo degli Stati che sta cercando di approvare una legge contro gli agenti stranieri. Il domino è iniziato nel 2012 con la promulgazione da parte della Russia di questo tipo di legge. Da quel momento Paesi come Etiopia, Cambogia, Cambogia, Cuba, Egitto, Nicaragua, Bielorussia e Ungheria hanno adottato provvedimenti simili atti a limitare le Ong e le fondazioni benefiche straniere. «Le autocrazie hanno capito che il potere delle organizzazioni civiche minaccia il loro tipo di potere – spiega Applebaum – ovviamente, non minaccia realmente la pace e la prosperità del paese. In realtà, l’organizzazione civica può aiutare ad aumentare la democrazia».
L’inizio del lento declino della democrazia georgiana è da datarsi 2020, ma nessuno poteva immaginarlo: Sogno Georgiano vince le elezioni, ma resta ambiguo sulla sua vicinanza alla Russia e all’Unione europea. Nel dicembre del 2023, a causa della guerra in Ucraina, viene concesso lo stato di “candidato” per l’ingresso in Europa a Tbilisi. Ad aprile il partito di Ivanishvili decide di approvare la legge sugli agenti stranieri che in pratica rende impossibile l’ingresso della Georgia nell’Ue: «Così stanno distruggendo questa opportunità. La stanno sabotando non adempiendo alle nove condizioni che l’Unione europea ha presentato e non avviando le trattative d’ingresso».
Tutta la situazione, secondo i partecipanti all’incontro, è solo a beneficio della Russia. Il Cremlino vede tutte le situazioni geopolitiche in atto (Gaza, Ucraina, Africa, ecc…) come parti di un piano unico: indebolire la democrazia mondiale. Anche per questo motivo la vittoria in Ucraina è fondamentale, come ha spiegato Kuroptev: «Il popolo georgiano deciderà cosa fare nella propria nazione. Ma l’Occidente dovrebbe decidere cosa fare in termini di democrazia. Se non vinciamo in Ucraina, significa che paesi come la Georgia, l’Armenia e altri continueranno a essere tenuti in ostaggio dal Cremlino. Solo con la vittoria di Kyjiv la democrazia vincerà».