Tra le mete d’oltralpe più ambite dagli amanti della moda non c’è solo Parigi, ma anche Mulhouse, nel sudest della Francia. Il motivo è semplice: la materia prima. La città francese, vicina ai confini con la Svizzera e la Germania, ospita infatti il Musée de l’Impression sur Étoffes, dedicato interamente alla storia del tessuto. Di recente, il museo ha dato le chiavi del suo archivio – con delle collezioni risalenti al 1830 – alla casa editrice tedesca Taschen, che ha colto l’opportunità per realizzare e pubblicare “The Book of Printed Fabrics. From the 16th century until today”.
Il progetto si articola in una raccolta di due volumi che ripercorrono la storia dei tessuti e delle loro lavorazioni, riportando alla luce stampe e motivi passati, tutt’oggi apprezzati dai designer di ogni angolo del globo. Si tratta di due libri da collezione, sia per l’attenzione ai contenuti sia per la cura della parte grafica: un must-have per gli esperti del settore. Attraverso 880 pagine divise nei sopracitati due volumi, questo manuale del tessile offre un giro del mondo (in Oriente, per la precisione) alla scoperta di novecento tessuti più o meno noti, esaltati da foto inedite e illustrazioni ipnotizzanti.
La trama narrativa è stata curata dalla storica d’arte Aziza Gril-Mariotte, che insegna all’Aix-Marseille Université. L’esperta, facendo tesoro delle conoscenze accumulate nel corso della sua carriera, è partita dalle origini della stampa tessile europea, soffermandosi sulle prime importazioni dall’India, dall’Iran e da altri paradisi d’oriente. In particolare, il primo volume risale alla storia delle stampe orientali e propone una meticolosa descrizione delle stoffe di cotone colorato, chiamate Indiennes, riconoscibili per i motivi floreali, i ricami con le piante esotiche e gli animali e le forme geometriche astratte – la più conosciuta è Toile de Jouy, che narra scene bucoliche di innamorati fino ai contadini che raccolgono il fieno.
Queste applicazioni decorative, come spiega chiaramente Gril-Mariotte, risalgono all’arte tessile indiana e – più in generale – orientale. Per questo motivo, dopo il loro sbarco europeo, si palesarono due problematiche principali. Il primo ostacolo fu di carattere politico, a causa del divieto d’importazione imposto da Re Luigi XIV, in Francia, nel 1686. Il secondo problema, invece, fu di carattere tecnico-economico, e si concretizzò nella necessità di introdurre metodi di lavorazione innovativi e più dispendiosi, come l’uso di mordenti – sostanza chimica che aiuta a fissare i colori alle fibre dei prodotti tessili – e di nuovi coloranti come il tino blu e il rosso robbia, fondamentali per riprodurre le sfumature dei tessuti indiani in Europa. Con il secondo volume si passa dal periodo pre e post industriale fino all’età contemporanea, con un excursus sui metodi d’avanguardia di lavorazione del tessuto e delle nuove tecniche di ricamo.
Questo itinerario tra le stoffe permette di tracciare la trasformazione del design tessile nel corso del diciannovesimo e del ventesimo secolo. Agli inizi, prima dell’avvento dell’industria manifatturiera, la produzione dei capi stampati richiedeva infatti l’intervento di professionisti come disegnatori, incisori e coloristi. Con l’aumento della produzione, poi, la formazione di esperti qualificati presso le accademie d’arte e le scuole di arti applicate divenne sempre più diffusa e specializzata. Fino ad arrivare a oggi, dove nelle fabbriche sono stati introdotti macchinari e tecnologie che velocizzano i processi di lavorazione, sostituendo – alle volte – il caro, vecchio lavoro manuale.
Le nozioni storiche non sono però le uniche a dare valore ai volumi, dove sono riportati significati culturali e informazioni etnografiche che permettono di comprendere l’odierna industria della moda. “The Book of Printed Fabrics”, insomma, alterna il racconto a una vera e propria enciclopedia storica e artistica dell’artigianato tessile, facendosi sfogliare, pagina dopo pagina, tra testi e immagini, per svelare l’inesauribile universo colorato e intricato delle fibre.