Negli ultimi tempi, sia per una maggiore sensibilità sul tema delle risorse alimentari che per il diffondersi di notizie di cronaca a volte poco confortanti, sta aumentando l’attenzione che la società rivolge agli allevamenti animali, sia in terra che in mare. Comportamenti non etici, spesso illegali, generano infatti danni ambientali e sofferenze negli animali che però possono diventare sempre più difficili da nascondere a un pubblico che vuole e deve informarsi.
Per realizzare una produzione che sia rispettosa sia del nostro pianeta che delle forme di vita che lo abitano, le aziende che operano in questi contesti possono ricorrere a diversi strumenti e strategie, continuando a perseguire le proprie finalità di profitto, come è normale che sia per realtà commerciali, senza compromettere l’ambiente e il benessere degli esseri viventi, ma anzi contribuendo alla ricerca delle soluzioni migliori, da condividere con tutti i soggetti coinvolti.
Una di queste strategie consiste nel conoscere gli aspetti critici di ogni fase della filiera, non limitandosi al proprio campo d’azione e, soprattutto, senza scaricare a monte o a valle le responsabilità per gli effetti che l’intero ciclo comporta. Al contrario, la collaborazione e lo scambio di informazioni tra i vari attori crea un processo virtuoso che dona maggior valore all’intera catena produttiva.
Per non parlare del caso in cui una stessa azienda riesce a internalizzare tutti i passaggi operativi, garantendo così in prima persona l’applicazione di principi etici e sostenibili in ogni singolo step.
Un esempio è quello che l’azienda di produzione di salmone Mowi chiama “Catena del valore integrata”, ovvero il monitoraggio completo di ogni fase operativa, una strategia chiave che la rende l’unica azienda del settore ad avere il pieno controllo dell’intera filiera. Con filiali in ventisei diverse nazioni, compresa l’Italia, questa società dimostra che le grandi dimensioni non sono certo sinonimo di disomogeneità delle procedure, al contrario: trasparenza e sostenibilità degli allevamenti sono principi applicati scrupolosamente in ogni momento e in ciascun Paese. Da sessant’anni, l’azienda pone massima attenzione a ogni dettaglio, prendendosi cura dei suoi salmoni per garantire un prodotto genuino, gustoso e di alta qualità per i canali retail e foodservice.
Il primo step di questo processo integrato di Mowi nasce davvero nel punto zero della filiera, ovvero dalla custodia del patrimonio genetico animale, grazie a strumenti e soluzioni all’avanguardia applicate da una divisione genetica interna.
Poi, per i primi dodici mesi di vita, i salmoni vengono lasciati in acqua dolce e, solo in seguito, vengono trasferiti in mare aperto, in siti selezionati nei fiordi norvegesi, dove trascorreranno dai due ai tre anni, crescendo e nuotando liberamente in tutto lo spazio necessario per muoversi e raggrupparsi in banchi, come avviene normalmente in natura.
Lo step successivo è la tracciabilità completa del prodotto. I salmoni sono allevati senza uso di antibiotici e anche i mangimi, prodotti internamente, provengono da fonti a loro volta sostenibili e prive di ogm.
Tanto i processi quanto i siti produttivi sono gestiti riducendo l’emissione di gas serra, utilizzando sempre più energia da fonti rinnovabili e perseguendo un obiettivo di piena efficienza. Questo avviene anche grazie a una strategia ribattezzata “Mowi 4.0”, volta alla digitalizzazione e all’automazione di operazioni e procedure, sfruttando tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, la robotica e le blockchain.
Smart farming e smart operations, ovvero allevamento e procedure “intelligenti” applicate in ogni momento della produzione, fanno sì che questa azienda sia una guida per il settore, promuovendo una “rivoluzione blu” che punta a produrre cibo dall’oceano che possa soddisfare i bisogni di una popolazione in continua crescita, ma rispettando il pianeta e aiutando le comunità locali a prosperare.
La dimensione comunitaria è infatti un altro tassello fondamentale di questa catena di valore integrata, e non si tratta solo di un obiettivo comune e condiviso, ma di un vero e proprio scambio aperto con tutte le realtà del settore, come avviene ad esempio con i Keystone Dialogues di Seafood Business for Ocean Stewardship (SeaBOS), un’iniziativa che promuove il dialogo costruttivo tra scienziati e aziende del settore ittico, o con l’adesione al Norwegian Seafood Federation (Sjømat Norge), la più importante federazione di aziende ittiche in Norvegia, così come con il sostegno dato alla Global Sustainable Seafood Initiative (Gssi), organizzazione non governativa che svolge un ruolo fondamentale nel fare chiarezza sulla certificazione dei prodotti ittici.
Il risultato di questa strategia fa sì che tutti i salmoni norvegesi a marchio MOWI siano certificati ASC (Aquaculture Stewardship Council), lo standard più severo nell’ambito dell’acquacoltura, basato sulla verifica di 150 criteri per l’allevamento, tra i quali ad esempio la conservazione dei fondali marini e il rispetto delle risorse acquatiche, ma non solo: per il quinto anno consecutivo l’azienda ha ottenuto il primo posto del Coller FAIRR Protein Index, la classifica del livello di sostenibilità dei maggiori produttori mondiali di proteine animali quotati in borsa.
Riconoscimenti non fini a se stessi, ma motore e incentivo a perseguire risultati di cui beneficiano tutti – azienda, consumatori, oceani e salmoni – creando un valore aggiunto concretamente integrato nell’intera filiera produttiva.