Da Borgo Egnazia parte la denuncia di intromissione russa nelle dinamiche democratiche della Moldavia. Sono tre i governi che hanno approfittato del G7 per lanciare l’allarme: Regno Unito, Stati Uniti e Canada. Sostengono di avere le prove che la Russia è impegnata in campagne di fake news relative alle prossime elezioni presidenziali di Chişinău e al referendum sull’ingresso moldavo nell’Unione europea, nei prossimi mesi.
In una dichiarazione congiunta rilasciata nel day one del vertice G7 in Puglia, i tre governi parlano di una frequente attività di propaganda russa «mirata a indebolire le istituzioni democratiche del Paese dell’ex blocco sovietico». Una strategia iniziata diversi anni fa ma che si sta intensificando con l’avvicinarsi delle consultazioni elettorali.
Nel mirino di Mosca, secondo i governi dei tre Paesi, al momento c’è soprattutto Maia Sandu, presidente moldava dalle idee democratiche e fortemente europeiste. L’obiettivo, come ha raccontato Linkiesta qualche settimana fa, è condizionare le prossime elezioni presidenziali del 20 ottobre, quando il popolo moldavo sarà chiamato anche a esprimersi sull’adesione alla famiglia europea.
Il punti deboli dell’ex paese sovietico, che confina con l’Ucraina, sono la repubblica separatista della Transnistria, alleata del Cremlino, e la regione autonoma della Gagauzia, a sud del Paese. A rendere ancora più invisa Sandu a Putin il fatto che il suo governo è stato un forte sostenitore dell’Ucraina nella guerra contro Mosca.
Secondo il documento rilasciato al G7, uomini dell’intelligence e agenti russi infiltrati «stanno fomentando una delegittimazione di Sandu e dei governi occidentali che la appoggiano. La Russia inoltre utilizza in maniera massiva la disinformazione online, agendo sui social network, ma anche manipolando l’informazione di radio e televisioni. Non lascia nulla al caso e, anzi, la propaganda si fa anche nelle strade cercando di fare proseliti che protestino in favore di un intervento russo».
Tra le fonti di propaganda la dichiarazione dei tre governi individua l’emittente statale russa RT, che sarebbe «coinvolta nel fornire sostegno diretto a Ilan Shor, uomo d’affari filo-russo attualmente fuggitivo poiché condannato in contumacia a 15 anni di prigione per la scomparsa di un miliardo di dollari dalle banche moldave nel 2014».
La conclusione del documento paventa un’altra Ucraina e vuole spingere a non sottovalutare le pericolose mosse di Mosca. Se infatti la Sandu fosse rieletta, «c’è motivo di credere che Mosca sia preparata a mobilitare un folto gruppo di persone che accendano le proteste».
Anche in questo caso, però dal G7 non arrivano ipotesi più coraggiose di un sostegno al governo e di ulteriori sanzioni che si aggiungono a quelle già in atto verso gli attori russi: «Continueremo a sostenere la Moldavia e il suo popolo nel contrastare l’interferenza del Cremlino e i timori per una guerra che sarebbe brutale quanto quella dichiarata della Russia all’Ucraina», si legge nella dichiarazione congiunta, «per questo sosteniamo fermamente le riforme democratiche, economiche, di sicurezza e anticorruzione della Moldova e il desiderio di essere parte attiva dell’Europa. Non tollereremo i tentativi di Putin di minare il processo democratico in atto in Moldavia. Esortiamo il Cremlino ad abbandonare questi sforzi e a rispettare la sovranità di questo Paese e i risultati derivanti da elezioni libere, giuste e indipendenti».