Dine and dash Da spendere poco a spendere niente il passo è breve

Mangia e scappa, salta la cassa… Forse le Olimpiadi in vista portano sempre più persone ad allenarsi in sport poco civili e che arrecano danno – non solo economico – al settore della ristorazione

Foto di Jack Atkinson su Unsplash

«Sarà stata la pioggia, ma giugno è stato un disastro». Sempre più ristoratori e gestori di locali si lamentano per la scarsità di clienti e per scontrini che tendono sempre più ad assottigliarsi. E se è stata la pioggia o no, lo scopriremo col mese che verrà, da sempre ricco e prospero per la voglia intrinseca alla stagione: stiamo più fuori, siamo più portati a festeggiare, a salutarci prima delle vacanze con un aperitivo o una pizza, siamo più indulgenti verso noi stessi, desiderosi di una pausa meritata dopo un anno di fatiche.

Ma che ci siano dei problemi economici è evidente, e il fenomeno è globale e generalizzato: sfogliando il Guardian scopriamo per esempio che gli australiani scelgono sempre più di cenare da KFC perché il costo della vita sta aumentando, e così anche gli usi alimentari devono adeguarsi. L’aumento del costo della vita sta cambiando radicalmente le abitudini alimentari degli australiani, sollevando preoccupazioni per la salute del Paese. I dati dell’Ufficio australiano di statistica mostrano che gli australiani acquistano meno frutta e verdura e consumano meno latte. Molti consumatori stanno rinunciando ai prodotti freschi per arricchire la propria dieta con dolciumi economici e altri snack, che hanno avuto un aumento di popolarità negli ultimi anni. Un tema che abbiamo trattato e che è sempre più attuale, in tutto il mondo “ricco”.

Ma sempre sul Guardian scopriamo anche che “dine and dash”, mangia e scappa, è diventato una tendenza, e non più un’eccezione. Sempre più spesso i clienti abbandonano il ristorante senza pagare il conto con grande preoccupazione dei gestori, che devono difendersi da questa nuova pratica.

Quest’estate, una coppia del Galles è stata incarcerata per aver commesso una serie di “dine and dash”. Ann McDonagh è stata condannata a dodici mesi di prigione, mentre suo marito, Bernard McDonagh, è stato condannato a otto mesi. Un giudice ha ritenuto che la coppia avesse frodato «cinicamente e sfacciatamente» i ristoranti pagando con una carta difettosa, uscendo apparentemente per ritirare contanti e poi non tornando. Ma quali sono le conseguenze per i ristoranti e, soprattutto, il “dine and dash” è in aumento?

«Ci è successo tre volte in circa tre mesi», racconta al Guardian Aldo Esposito, proprietario di La Bella Vista, un ristorante italiano a St. Leonards-on-Sea nell’East Sussex.

Ma non è l’unico caso, e non sempre i conti sono esorbitanti e le persone ordinano champagne e aragosta. In una fattoria di Wick un gruppo ha ordinato caffè e torte, scappando prima di pagare. «Non si trattava di una cifra enorme; era più una questione di principio», ha dichiarato il manager del locale al Guardian, ma «I tempi sono piuttosto duri e per qualcuno si tratta di poche ore di paga. Qui, siamo piuttosto fiduciosi. Tutti si conoscono e forse siamo un po’ deboli sulla sicurezza. Diamo per scontato che tutti siano onesti e abbiano un po’ di coscienza. Forse non è sempre così». Il manager ammette che in futuro «saranno sicuramente un po’ più sospettosi delle persone».

Anche a La Bella Vista, Esposito ha cambiato il suo approccio e ha aggiornato il sistema di sicurezza e le telecamere di sorveglianza: «Ho costruito la mia attività sui rapporti con i clienti e sull’assistenza ai clienti, ma episodi come questo mi stanno facendo cambiare: devo essere più cauto. È piuttosto demoralizzante».

Perché il vero tema è questo, al di là degli aspetti economici, che soprattutto nel caso di conti faraonici sono comunque da tenere in considerazione. Se la sfiducia aumenta, aumenta per tutti, rovinando irrimediabilmente l’esperienza di accoglienza. Continua il gestore: «Psicologicamente, per lo staff, sembra un tradimento. L’ospitalità riguarda le persone e l’esperienza – raramente accade in luoghi self-service – quindi quando le persone se ne vanno senza pagare, lo staff la prende sul personale».

Speriamo che la moda non prenda piede anche da noi, che con la sfiducia abbiamo già abbastanza problemi. E speriamo che la nostra attenzione verso ingredienti sani e ristoranti etici non si infranga sotto il peso del costo della vita.

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