«Art. 1 – I soci del club “La Bohème”, fedeli interpreti dello spirito onde il club è stato fondato, giurano di bere e mangiar meglio.
Art. 2 – Ammusoniti, pedanti, stomachi deboli, poveri di spirito, schizzinosi e altri disgraziati del genere non sono ammessi o vengono cacciati a furore di soci».
Così recita lo statuto del club “La Bohème”, gruppo di amici che si riuniva in un locale alla buona di Torre del Lago, “La capanna di Giovanni dalle bande nere”. Anima del gruppo: il grande compositore Giacomo Puccini, nato a Lucca nel 1858 e morto cento anni fa, nel 1924. Quest’anno si celebra quindi il centenario della sua scomparsa, e lo ricordiamo oltre che come musicista, anche come appassionato di buona cucina.
Dopo anni di fatiche, raggiunta una tranquillità economica, il Maestro si ritrovava con i suoi amici sulle rive del lago di Massaciuccoli a pasteggiare, bere e fare bisboccia fino a tardi.
Il suo rapporto con la cucina emerge dalle tantissime lettere scritte nella sua vita: amante della cucina rustica di casa, anche quando era ancora in povertà, studente al conservatorio nella lontana Milano, non si perdeva d’animo: «Mangio maletto, ma mi riempio di minestroni» scriveva in una delle sue lettere alla mamma, alla quale chiedeva anche gli ingredienti di cui si trova “a corto” in Lombardia, olio buono e fagioli: «Avrei bisogno di una cosa ma ho paura a dirgliela, perché capisco anch’io che Lei non può spendere. Ma stia a sentire, è roba da poco. Siccome ho una gran voglia di fagiuoli (anzi un giorno me li fecero ma non li potei mangiare a cagione dell’olio che qui è di sesamo o di lino!), dunque, dicevo… Avrei bisogno di un po’ d’olio, ma di quello nuovo. La pregherei di mandarmene un popoino».
La passione per i fagioli (quelli di Sorana i suoi preferiti, ancora oggi coltivati nel pistoiese) e l’olio ritorna in una lettera scritta anni dopo all’editore Ricordi, cui il Maestro regala una ricetta per usare al meglio i preziosi ingredienti: «Carissimo Signor Giulio, riceverà un poco di fagiuoli; sono di quelli straordinari e si cuociono così: si mettono al fuoco in acqua fredda (l’acqua deve essere una dose giusta, né troppa né poca) devono bollire due ore a fuoco lento e quando sono cotti non deve restarci che tre o quattro cucchiai di brodo. Ergo, attenzione alla dose dell’acqua.
N.b. Quando si mettono al fuoco bisogna aggiungere quattro o cinque foglie di salvia, due o tre teste d’aglio intere, sale e pepe e quando sono (i fagiuoli) a mezza cottura metterci un poco d’olio a bollire insieme».
Altra passione del grande compositore erano le battute di caccia: con gli amici di Torre del Lago si procurava fagiani, folaghe, beccaccini e pernici che poi diventavano, arrostite, in umido o in salmì, protagoniste di allegri banchetti. Non mancavano la carne di cinghiale e di lepre, e naturalmente il pesce di lago, ed erano molto apprezzati anche gli sformati di verdura e la toscanissima zuppa di cavolo nero.
Il dolce preferito del Maestro era il latte alla portoghese, sorta di crème caramel arricchito dall’aroma delle mandorle. E come vino, un frizzante delle Colline Lucchesi.
Del resto, «la buona tavola rappresenta per Giacomo Puccini il legame con le radici, la terra e gli affetti, più che l’oggetto del desiderio di un raffinato gourmet. Per il Maestro la cucina è convivialità e condivisione, è tenere viva, attraverso piatti e prodotti, la profonda connessione con il territorio d’origine». Così si legge nel saggio di Daniela Mugnai contenuto nel libro “Giacomo Puccini. Innamorato di tutto”, scritto da Niclo Vitelli (Cinquesensi Editore).
E chi vuole conoscere questo territorio, esplorare i luoghi in cui ha vissuto il Maestro non deve fare altro che regalarsi un soggiorno in Toscana: in generale per cercare ristoranti, botteghe e produttori che offrano un’esperienza autentica del territorio potete visitare il sito Vetrina Toscana che promuove il turismo enogastronomico della regione, mentre per itinerari pucciniani potete consultare questo sito; per un percorso diverso, tra natura e cultura, si può scegliere di abbandonare l’auto e seguire la Ciclopedonale Puccini.
In ogni caso si può partire da Lucca, dove il Maestro è nato, e dove è possibile visitare il Puccini Museum allestito nella casa natale. Ci si sposta a Torre del Lago dove è obbligatoria una visita alla Villa Museo, e al Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini: qui ogni anno si celebra il festival lirico dedicato al compositore.
E poi Viareggio, con il Gran Caffè Margherita, sulla Passeggiata, il celebre lungomare della cittadina: in questo locale, emblema dello stile liberty, luogo di ritrovo non solo di musicisti, ma anche di artisti e intellettuali, è tuttora possibile sostare e leggere, sulla targa affissa nel 1949, queste parole: «Durante il primo quarto del secolo uomini illustri tra cui Marconi, Giordano, Toscanini e amici cari del maestro, italiani e stranieri, convenivano a questo tavolo scelto da Giacomo Puccini a luogo di ritrovo per ricrearsi in semplicità di civili conversari dopo la diuturna fatica intorno all’arte sua immortale».
Ancora a Viareggio si può vedere la grande villa dove Puccini trascorse gli ultimi anni della sua vita. Proprio Viareggio è la “base” ideale per qualsiasi itinerario pucciniano: indirizzo perfetto per il soggiorno è il Grand Hotel Royal, mentre per una cena a base di pesce il ristorante ideale è il Pesciolino Briaco.
Per una sosta golosa a Lucca, Gli Orti di via Elisa è una scelta sicura. Infine, per chi vuole immergersi interamente nelle memorie del Maestro, è di rigore una pausa al Ristorante Chalet del Lago, proprio il posto in cui Puccini amava recarsi quando si trovava con i suoi amici a Torre del Lago.
Indirizzi utili
Grand Hotel Royal
Viale Giosuè Carducci, 44 – Viareggio (Lucca)
Gran Caffè Margherita
Viale regina Margherita, 30 – Viareggio (Lucca)
Chalet del Lago
P.zza Belvedere Puccini, Torre del Lago Puccini (Lucca)
Casa natale Puccini Museum
Corte San Lorenzo, 9 – Lucca
Biglietteria in Piazza Cittadella, 5 – Lucca