Aspettando i PatriotQuando la richiesta di missili supera l’offerta, la priorità va a Kyjiv

I sistemi di difesa aerea americani sono i più richiesti al mondo, ma la Casa Bianca ha annunciato che i prossimi pezzi in uscita dalle fabbriche saranno destinati all’Ucraina. E ora anche la Corea del Sud potrebbe inviare armi a Zelensky

Per avere una fornitura di missili Patriot bisognerà prendere il ticket e attendere. La Casa Bianca ha fatto sapere ieri che gli Stati Uniti invieranno gli ultimi missili Patriot usciti dalla catena di montaggio in Ucraina invece che in altri paesi che pure li hanno ordinati. «Ristabiliremo le priorità nelle consegne di queste armi», ha detto John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale.

La stessa decisione vale anche per i missili da difesa aerea Nasam: «le consegne di questi missili ad altri paesi in coda dovranno essere ritardate». Ma Kirby ha anche precisato che le consegne a Taiwan e Israele non sono incluse in questa decisione. A chi in conferenza stampa ha chiesto motivazione e tempi della scelta, il Pentagono ha risposto citando gli attacchi russi alle infrastrutture ucraine. «Da come si sta muovendo Mosca, appare evidente che la Russia sta tentando ancora una volta di distruggere il sistema energetico e infrastrutturale dell’Ucraina prima del prossimo inverno, e questo rende urgente il rafforzamento della difesa missilistica», ha aggiunto il portavoce del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, Patrick Ryder. 

È sempre di ieri la notizia che il Segretario della NATO, Jens Stoltenberg, ha accolto con favore la decisione della Romania di condividere con l’Ucraina uno dei suoi due sistemi Patriot. 

Ad oggi, ha ribadito il Pentagono, l’Ucraina può usare le armi fornite dagli Stati Uniti per colpire le forze russe che stanno sparando contro le truppe ucraine ovunque oltre il confine con la Russia e non solo nel territorio al confine con la regione ucraina di Kharkiv: «È legittima difesa e quindi è giusto che siano in grado di farlo», ha sottolineato Ryder. Un’idea in linea con la decisione del presidente Joe Biden di autorizzare l’Ucraina a lanciare ordigni statunitensi contro la Russia anche se se fino a poco tempo fa  questa possibilità era applicabile soltanto contro l’offensiva russa nella regione di Kharkiv.

Rinvigorire i sistemi di difesa ucraini, secondo il presidente Volodymyr Zelensky fa parte delle misure di protezione del sistema energetico ucraino le cui centrali sono massicciamente sotto attacco. Dallo scorso marzo le offensive con droni e missili hanno distrutto metà della capacità di produzione. E i recenti lanci notturni hanno colpito quattro regioni e tagliato l’elettricità a più di 218.000 civili. 

A margine dell’alleanza militare annunciata ieri tra Putin e Kim Jong Un, il governo della Corea del Sud ha comunicato che sta considerando l’ipotesi si sostenere l’Ucraina con l’invio di armi: «È assurdo che due nazioni con una storia da invasori come accaduto nella guerra di Corea e quella in Ucraina, stiano ora promettendosi una cooperazione militare sulla base di un attacco preventivo da parte della comunità internazionale che non avverrà mai», ha affermato il portavoce di Yoon Suk Yeol, presidente della Corea del Sud. Cho Tae-yul, ministro degli Esteri sudcoreano, dai banchi dell’ONU ha definito deplorevole il fatto che la Russia stia violando le sanzioni ONU contro la Corea del Nord già approvate anche da Mosca.

Putin ha bollato anche questa mossa con la sua classica formula minatoria: «È un grosso errore». Di fatto, ultimamente è lui stesso la causa di tante “prime volte”: la Corea del Sud esporta armi e ha un esercito ben equipaggiato sostenuto dagli Stati Uniti, ma sarebbe la prima volta che fornisce armi a un paese impegnato direttamente in un conflitto.

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