La Russia vulnerabileCosa sappiamo degli attacchi armati in Daghestan

Due gruppi di attentatori muniti di fucili e bombe molotov hanno colpito chiese ortodosse e sinagoghe a Derbent e Makhachkala, capoluogo della regione più multietnica del Paese. Almeno quindici agenti di polizia e diversi civili sono stati uccisi

AP/Lapresse

Ieri alcuni uomini armati di fucili e bombe molotov hanno attaccato sinagoghe e chiese ortodosse in due città del Daghestan, nel sud della Russia, uccidendo diversi agenti di polizia e un prete in un attacco apparentemente coordinato. Sono stati uccisi almeno almeno quindici agenti di polizia e diversi civili (non si conosce il numero preciso). Sono morti anche sei attentatori.

A Derbent, sede di un’antica comunità ebraica, gli aggressori hanno fatto fuoco nella Chiesa dell’Intercessione della Beata Vergine Maria e nella sinagoga accanto: hanno sgozzato il prete ortodosso sessantaseienne, padre Nikolaj Kotelnikov, ucciso una guardia giurata e dato alle fiamme i due edifici. Negli sconti con le forze dell’ordine sono morti due attentatori. In seguito all’attacco sia nella chiesa che nella sinagoga (classificata come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, come tutto il centro fortificato della città), si è sviluppato un incendio.

A Makhachkala, capoluogo del Daghestan, invece sono stati segnalati due diversi scontri a fuoco: uno in una chiesa e l’altro in una postazione della polizia stradale. Negli attacchi sono rimasti uccisi il prete e la guardia giurata civile nei pressi della chiesa, e otto poliziotti e quattro attentatori vicino la postazione di polizia. Altre venticinque persone sono rimaste ferite.

Purtroppo al momento le informazioni diffuse dalle varie testate e agenzie sono ancora poco chiare, alcune fonti sono anche discordanti. I video pubblicati dal ministero degli Interni del Daghestan mostrano uomini armati che aprono il fuoco e costringono le persone a scendere dalle auto. A un certo punto, la polizia ha detto che le strade che portano fuori città erano bloccate. Non è chiaro se qualche uomo armato sia ancora in libertà.

«Stasera a Derbent e Makhachkala, degli sconosciuti hanno cercato di destabilizzare la società», ha commentato il governatore del Daghestan Sergej Melikov. Lo scorso ottobre, all’aeroporto di Makhachkala, scoppiarono rivolte antisemite aizzate da fake news diffuse su Telegram.

L’attacco è solo l’ultimo grave episodio di violenza estremista in Russia. Lo scorso marzo alcuni uomini armati hanno ucciso centoquarantacinque persone in una sala da concerto vicino Mosca, in un attacco di cui lo Stato islamico ha rivendicato la responsabilità. E in Daghestan, la regione più multietnica e musulmana della Federazione Russa, lo scorso ottobre una folla antisemita ha preso d’assalto un aereo in arrivo da Tel Aviv.

«Il caos ha evidenziato le tensioni etniche e religiose di lunga data in Russia, in particolare nella regione meridionale del Caucaso, che comprende il Daghestan. Il patriarca Kirill I, capo della Chiesa ortodossa russa, ha affermato che “non è una coincidenza” che l’attacco sia avvenuto nel giorno in cui i cristiani ortodossi osservano la Pentecoste», scrive il New York Times nell’articolo firmato da Anton Troianovski e Ivan Nechepurenko.

Alcuni politici russi hanno puntato il dito contro l’Occidente, senza prove. Leonid Slutsky, deputato della Duma, ha detto che gli attacchi hanno«lo scopo di seminare il panico e dividere il popolo russo» e che «il sangue delle vittime»è anche sulle mani degli Stati Uniti.

X