L’altro fronteLe sanzioni contro i filo russi, e il futuro europeo della Georgia

Il partito di maggioranza Sogno georgiano procede con una politica violenta di repressione a carico dei manifestanti che continuano a sognare l’Europa. L’Amministrazione Biden ha risposto con misure restrittive per decine di esponenti dell’esecutivo

AP/Lapresse

Lo scorso 6 giugno il Dipartimento di Stato americano ha imposto limitazioni sui visti a diverse decine di personaggi che hanno attivamente partecipato all’attacco della democrazia georgiana, minacciando sia la libertà di riunione sia quella di associazione. Un attacco che colpisce con violenza i manifestanti pacifici, oltre a intimidire alcuni volti rappresentativi della società civile, e diffondere disinformazione nel Paese. Questo primo blocco di sanzioni colpisce diversi membri del partito Sogno georgiano, alcuni parlamentari, ufficiali delle forze dell’ordine, privati e le loro famiglie. I nomi della lista non sono stati ancora diffusi, ma Sogno georgiano ha già risposto in modo sprezzante, criticando apertamente la decisione degli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato americano sta eseguendo un esame approfondito di tutti i rapporti stretti con la Georgia, e che nel prossimo futuro darà un aggiornamento sull’indagine in corso a cui seguiranno anche sanzioni di tipo finanziario.

«La nostra speranza è che i leader georgiani rivedano le proprie posizioni e scelgano invece di portare avanti le ispirazioni democratiche ed euro-atlantiche di lunga data finora dimostrate. Ma se sceglieranno di non farlo, gli Stati Uniti saranno pronti a imporre ulteriori provvedimenti. E ci tengo a precisare che le azioni che siamo pronti a imporre non sono strettamente legate a queste recenti sanzioni», ha precisato Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato americano.

Dopo l’annuncio, alcuni membri del Congresso americano hanno espresso il proprio sostegno alla decisione del Dipartimento di Stato, precisando l’impegno ad aggiungere ulteriori misure restrittive. «Il mio provvedimento bipartisan renderebbe queste restrizioni del tutto permanenti, mettendo in chiaro che non si tratta di una decisione dalle conseguenze di breve termine», ha scritto la senatrice democratica Jeanne Shaheen. Anche la commissione Helsinki della Camera dei rappresentanti, che sta lavorando al disegno di legge Megobari (amici per la Georgia), ha comunicato di star ricevendo un ampio sostegno, grazie alla crescita di un fronte bipartisan a supporto del provvedimento.

Sogno georgiano non ha esitato a commentare la notizia rilasciando dichiarazioni piuttosto ciniche. Il segretario generale di Sogno georgiano, nonché sindaco di Tbilisi, Kakha Kaladze ha reagito alle sanzioni americane con indifferenza, riferendo di aver reagito alla notizia con un sorriso, e chiarendo che si tratta di misure di cui non ha alcuna paura. Kaladze ha anche precisato che Sogno georgiano non ha alcuna intenzione di cambiare la propria prospettiva sugli interessi del Paese. «Quando parliamo della nostra patria, queste per me non sono misure significative. Spero che Dio non abbia in serbo per me altro di cui preoccuparmi», ha aggiunto.

A fare eco alle teorie cospirazioniste filorusse è stato Dimitri Khundadze, un parlamentare del partito People’s Power, che insieme a Sogno georgiano detiene la maggioranza parlamentare: «Preferisco essere sanzionato anziché consentire ai nostri cittadini e ai nostri giovani di ricevere un invito a entrare in guerra». Khundadze ha accusato gli Stati Uniti di interferire negli affari interni della Georgia e di «puntare a una “maidanizzazione” di Tbilisi». Alcuni funzionari di Sogno georgiano comunque continuano a sostenere che nessuno dei membri avrebbe ricevuto alcuna informazione rispetto alle restrizioni sui visti.

Prima che arrivasse la notizia dal Dipartimento di Stato americano, il primo ministro Irakli Kobakhidze aveva già accusato gli Stati Uniti di utilizzare un «linguaggio ricattatorio» contro la Georgia, auspicando un ripristino delle relazioni tra i due Paesi. Kakha Kaladze ha calcato la mano, affermando che la partnership strategica tra la Georgia e gli Stati Uniti sarebbe «semplicemente impraticabile» allo stato dei fatti.

Mentre Sogno georgiano continua a minimizzare l’impatto delle sanzioni americane al punto di accusare Washington, il presidente della Repubblica lettone, Edgars Rinkēvičs, ha espresso la sua preoccupazione sull’incremento delle influenze russe in Georgia. Durante un discorso alla conferenza StratCom, tenutasi a Riga, Rinkēvičs ha sottolineato che la situazione georgiana richiede una risposta ferma e repentina da parte dell’Unione europea, tra cui una valutazione rispetto all’ipotesi di sospendere la candidatura del Paese all’ingresso nell’Unione europea.

«Dobbiamo verificare se, con la legge sugli agenti stranieri, le condizioni (sulla liberalizzazione di visti) si applichino ancora alla Georgia», ha dichiarato l’ambasciatore dell’Unione europea in Georgia, Pawel Herczynski. Sospendere il regime “visa-free”, a cui il Paese si è adeguato una decina di anni fa, richiede una maggioranza qualificata degli Stati membri dell’Unione europea.

Nonostante questa strategia miri a emarginare gli alleati di Sogno georgiano in Ungheria e Slovacchia dal bloccare la misura europea, la possibilità che passi è ridotta, poiché un intervento simile andrebbe a produrre conseguenze dirette sulla vita di decine di migliaia di cittadini georgiani, piuttosto che colpire direttamente funzionari di Sogno georgiano.

In via del tutto parallela agli sviluppi politici, il terrore promosso da Sogno georgiano procede. Diversi gruppi di criminali continuano a dare la caccia, a minacciare e ad aggredire i manifestanti e i rappresentanti politici, mentre le corti locali non smettono di imporre multe a chi partecipa alle manifestazioni, e a detenerne alcuni in stato di arresto.

Nonostante le resistenze e i gravi pericoli, lo spirito dei manifestanti georgiani rimane intrepido. Persone di tutte le professioni e affinità si stanno unendo nel loro comune desiderio di cacciare Sogno georgiano dal governo alle prossime elezioni.

Nessun governo georgiano è mai stato sottoposto a misure restrittive così dure e repentine da parte degli Stati Uniti come quelle che sta affrontando il governo di Sogno georgiano. Come ha notato il deputato americano Joe Wilson, la legge sugli agenti stranieri è solo la punta dell’iceberg dell’agenda antidemocratica del governo. Si teme che l’applicazione della legge russa e la chiusura delle organizzazioni della società civile che monitorano le elezioni possano creare le condizioni per una manipolazione su larga scala del prossimo voto. Tutti i segnali fanno penare che l’obiettivo finale di Sogno georgiano sia staccarsi dall’Occidente. E data l’attuale retorica, e le nuove iniziative antidemocratiche di Sogno georgiano, è chiaro che il partito non abbia alcuna intenzione di fare marcia indietro.

Dagli Stati Uniti si attende un ulteriore pacchetto di sanzioni finanziarie, e si vocifera che il Regno Unito potrebbe seguirne l’esempio. A questo punto, una risposta europea congiunta potrebbe essere decisiva. Solo un’azione forte e comune da parte dell’Ue, degli Stati Uniti e di altri Paesi partner, insieme con una forte mobilitazione degli elettori georgiani pro-europei, potrebbe finalmente sconfiggere il dominio degli oligarchi a Tbilisi. Se questo non succederà avremo un’altra vittoria geopolitica del Cremlino in Europa.

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