Nuovi alleatiL’Ue rinforza le proprie posizioni in Asia Centrale a discapito della Russia

Astana che ha un buon rapporto economico con Bruxelles potrebbe guardare al cuore dell’Europa come a una valida alternativa politica alle pressioni di Putin

AP/ LaPresse

Il Kazakistan è un fornitore affidabile di materie prime all’Unione europea e può contribuire significativamente al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal voluto da Bruxelles. Le parole di Kanat Sharlapaev, ministro dell’Industria e delle Costruzioni del Kazakistan, indicano una chiara convergenza di interessi tra il gigante asiatico e l’Unione europea, spesso in difficoltà nell’aumentare la propria penetrazione strategica in Asia Centrale. Il ministro, intervistato dal periodico tedesco Markt Ut Mittlestand e le cui parole sono riportate dall’Astana Times, ha chiarito come il Kazakistan possieda oltre ottomila giacimenti di cento minerali diversi e con gli opportuni investimenti possono essere scoperti altri cinquemila giacimenti dal valore stimato di quarantesimo triliardi di dollari.

La nazione asiatica possiede il sessantatré per cento delle riserve mondiali di tungsteno, il quarantotto per cento di quelle di cromio e il quattordici per cento di quelle d’uranio. È la principale fornitrice dell’industria nucleare comunitaria e l’Unione, in questo modo, soddisfa il ventuno per cento del proprio fabbisogno di uranio. Il Paese asiatico può contare anche su quantitativi di oro, zinco, manganese e le famigerate terre rare, minerali essenziali per la produzione dei moderni strumenti tecnologici come le batterie delle auto elettriche.

Sharplaev ha spiegato che «il Kazakistan estrae diciotto delle trentaquattro materie prime classificate come critiche dall’Unione Europea» e ha aggiunto che «senza il Kazakhstan non può esserci transizione ecologica». Il trasporto può rivelarsi complesso nell’attuale contesto geopolitico ma le due parti possono contare sullo sviluppo della Trans-Caspian International Transport Route che, come chiarito da Sharplaev, «rende possibile il transito dei minerali e di altri beni tra Asia Centrale ed Europa in meno di quindici giorni bypassando Iran e Russia». La nazione asiatica è inoltre stata inclusa nel Mineral Security Partnership Forum, una piattaforma per la cooperazione sulle materie prime di importanza critica creata dall’Unione Europea lo scorso aprile.

Il portale della delegazione dell’Unione europea in Kazakistan ricorda come i rapporti economici bilaterali siano molto solidi. Bruxelles, con cui avvengono il quaranta per cento degli scambi, è il principale partner commerciale della nazione asiatica e l’Unione è anche il principale investitore estero in Kazakistan. L’Accordo di Cooperazione e Partnership rafforzata, siglato da Bruxelles ed Astana nel 2015, ha permesso all’Unione europea e agli Stati Membri di potenziare i rapporti con il Paese asiatico in ambiti come la cultura, l’educazione, gli affari interni, il commercio e l’economia. Tra gli aspetti più significativi dei rapporti bilaterali c’è quello energetico. Il settanta per cento delle esportazioni petrolifere del Kazakistan sono dirette verso l’Unione europea, che in questo modo soddisfa il sei per cento del proprio fabbisogno energetico .

Le relazioni tra Bruxelles e Kazakistan sono molto soddisfacenti dal punto di vista economico ma ci sono altri aspetti dove si registrano divergenze ed incomprensioni. Il Paese aderisce tanto all’Unione economica euroasiatica quanto all’Organizzazione per il Trattato della Sicurezza Collettiva, due organizzazioni internazionali create dalla Russia per continuare ad esercitare la propria influenza sullo spazio post-sovietico. La prima organizzazione, a cui prendono parte anche Bielorussia, Armenia, Kyrgyzstan, favorisce il libero scambio di beni e servizi tra gli Stati membri e punta all’adozione di una valuta unica e a una maggiore integrazione tra le parti. La seconda entità, a cui aderiscono stati come la Bielorussia e il Tagikistan, è una sorta di Nato in miniatura che prevede la mutua difesa tra i Paesi membri e la cooperazione militare rafforzata.

Il Kazakistan è, dunque, pienamente integrato nello spazio post-sovietico dominato da Mosca, di cui ospita una consistente minoranza pari a circa il quindici per cento della propria popolazione e con cui condivide migliaia di chilometri di confine terrestre. Il Presidente kazako Kassym-Zhomart Tokayev è in debito con l’orologio russo Vladimir Putin perché sono state le forze congiunte dell’Organizzazione per il Trattato della Sicurezza Collettiva ad aiutarlo a reprimere, nel sangue, il tentato colpo di Stato del gennaio 2022 che tentava di defenestrarlo. I rapporti economici bilaterali si sono rafforzati nel 2022 e nel 2023 toccando, rispettivamente, la cifra record di ventisei e ventisette miliardi di dollari mentre la metà delle compagnie estere attive in Kazakistan sono russe.

Il dialogo tra Mosca e Astana è facilitato dalle similitudini delle strutture politiche statali fortemente accentrate, prive di spazio per media e partiti politici d’opposizione e incentrate sulla figura di un uomo solo al comando. In questo ambito il dialogo con l’Unione europea, spesso promotrice degli standard democratici e del rispetto dei diritti umani, non è mai decollato. Anche qui, però, ci sono alcune spirali che Bruxelles potrebbe sfruttare a proprio vantaggio. Il Kazakistan ha assunto una posizione neutrale nell’ambito della guerra in Ucraina temendo, in futuro, un eccessivo espansionismo di Mosca a suo discapito e ha criticato i tentativi di integrazione economica regionale portati avanti dal Cremlino. La nazione asiatica è molto attenta a evitare un avvicinamento eccessivo alla Russia, di cui non può ignorare la vicinanza e da cui dipende per l’importazione di elettricità.

Il timore del ripetersi di uno scenario ucraino in Asia Centrale è concreto e la leadership kazaka ne è consapevole. Proprio per questo motivo Bruxelles può proporsi come una valida alternativa alle pressioni russe e sfruttare la cooperazione economica per migliorare le relazioni bilaterali e provare a strappare Astana alla sfera d’influenza di Mosca. L’impresa è difficile, su tutte pesa la lontananza geografica, ma non impossibile perché l’attuale congiuntura geopolitica internazionale apre ampi spazi in questo ambito.

X