Grande resetMeloni minaccia elezioni anticipate solo per spaventare Salvini

L’ipotesi di chiedere a Mattarella lo scioglimento delle Camere è ancora lontana, ma la premier vuole mandare un segnale all’alleato di governo: lei non intende farsi rosolare, quindi il leader leghista deve rigare dritto

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Il “grande reset” è una strategia o una minaccia? Secondo alcuni ben informati, una Giorgia Meloni sempre molto nervosa (e che sottovaluta il rischio che questo suo nervosismo si comunichi a un Paese già perennemente scocciato di suo) starebbe addirittura pensando a elezioni anticipate per ricevere un mandato ancora più netto. A parte il fatto che la presidente del Consiglio dispone in Parlamento di una maggioranza molto forte, e quindi non si capisce in base a cosa potrebbe chiedere al Capo dello Stato di sciogliere le Camere, è evidente che si tratta di una minaccia ai suoi alleati. In particolare a uno: Matteo Salvini.

In questo periodo tra la Lega e Fratelli d’Italia i motivi di polemica sono molti. Sullo sfondo si staglia una complicatissima partita delle nomine, come al solito fonte di mille tensioni, per esempio sulla Rai, dove Salvini vorrebbe partecipare al grande banchetto finora appannaggio dei soli meloniani. In Parlamento la Lega era stata appena accontentata sulla autonomia differenziata, ma si è messa a fare le bizze sui balneari e sulla maternità surrogata.

Non parliamo poi dell’ultimo sgambetto di Salvini che vuole stringere un patto di legislatura con Viktor Orbán e con i nuovi “patrioti” della destra continentale mettendo Meloni in difficoltà in Europa. Il punto vero è che la premier si attendeva alle Europee un crollo leghista che non c’è stato, trattandosi di un risultato modesto ma sufficiente a Salvini per rialzare la testa e costruire una strategia di logoramento di “Giorgia”. La quale, attraverso i suoi uomini, ha fatto trapelare l’arma estrema, le elezioni anticipate, facendo in sostanza capire al capo leghista che è meglio che si dia una regolata altrimenti, visto che lei non intende farsi rosolare, alle urne è lui che ha tutto da perdere.

Poi, nei suoi calcoli egolatrici, Meloni pensa che essendo ancora più forte dopo nuove elezioni non avrebbe problemi a fare passare il premierato al referendum. Ma queste ultime sono ipotesi, o meglio: desideri. Siamo piuttosto alle schermaglie e agli avvertimenti in pieno stile Prima Repubblica, nella quale cosa alla fine non ci sarebbe niente di male, ma la questione vera che viene fuori è questa insoddisfazione della premier per come vanno le cose. In Europa è stata isolata, il discorso di Sergio Mattarella sui limiti che ogni maggioranza deve osservare certo le è andato di traverso e forse anticipa una stagione di tensione esplicita tra Palazzo Chigi e Quirinale, persino un certo fastidio per l’imprevista ripresa della sinistra (con nuove elezioni taglierebbe la strada a Elly Schlein e al processo unitario in corso), tutto questo segna anche per lei l’inizio di una nuova fase sotto un segno non positivo. Se in questo quadro dovesse anche iniziare un certo lavorìo di Salvini, un Papeete a rilascio lento, la situazione potrebbe scappare di mano. Di qui la minaccia: state buoni o alle elezioni vi distruggo. Ma forse chi si deve calmare è soprattutto lei.

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