Per le Olimpiadi che inizieranno tra dieci giorni a Parigi sono previste misure di sicurezza con pochi precedenti nella storia dei Giochi. Ogni giorno ci saranno quarantacinquemila poliziotti, ventimila addetti alla sicurezza privata e circa quindicimila militari a garantire l’ordine pubblico. La sola cerimonia d’apertura – al momento prevista sulla Senna, ma non è così scontato – richiederà la supervisione di trentacinquemila tra agenti e membri dell’esercito per sventare ogni minaccia, comprese alcune unità d’élite, dieci imbarcazioni e quattro elicotteri, due dei quali saranno equipaggiati con cecchini, per coprire la sfilata di circa cento barche lungo un percorso di sei chilometri. A Parigi stanno considerando tutti gli scenari possibili in materia di sicurezza.
«Per il ministero dell’Interno questa è la più grande sfida mai affrontata», aveva detto lo scorso marzo il ministro Gérald Darmanin al Senato, quando ha svelato il suo piano di sicurezza per i Giochi. Il livello di attenzione è massimo. Le Monde ha scritto che un’organizzazione così mastodontica costringe tutti i vertici dell’amministrazione locale e nazionale a «diventare un po’ paranoici», per usare le parole di una fonte del ministero.
In Francia, negli ultimi anni, i grandi eventi sportivi hanno mostrato enormi carenze organizzative. Nel 2022, in occasione della finale di Champions League allo Stade de France di Saint-Denis, Parigi ha avuto troppe difficoltà nel garantire l’ordine pubblico, con spettatori inglesi muniti biglietto rimasti all’esterno dello stadio e allontanati da nubi di gas lacrimogeno, mentre altri senza biglietto avevano scavalcato i cancelli e superato la sicurezza. L’antisommossa aveva risposto con una repressione violenta sfruttando dei provvedimenti introdotti dopo gli attentati del 2015. Se la finale di Champions poteva essere considerata come le prove generali per un evento ancora più grande, non è andata benissimo.
Ogni quattro anni una grande città scopre tutte le difficoltà nell’organizzazione di un evento complesso, stratificato, articolato e dispersivo come le Olimpiadi. Le potenziali criticità sono talmente tante che l’amministrazione cittadina e il governo nazionale del Paese organizzatore sono sempre in ritardo sui tempi, con spese più alte del previsto, carenze di personale e decine di altri problemi nonostante anni di preparazione. Parigi non sembra fare eccezione.
Per i Giochi che si svolgeranno dal 26 luglio all’11 agosto si è parlato moltissimo del pericolo terrorismo. Dopotutto, ci sono stati diversi attacchi alle Olimpiadi nel corso della storia – tra cui i più noti sono Monaco 1972, Atlanta 1996 e Pechino 2008. Alcuni segnali di avvertimento sono arrivati per la capitale francese: circa un mese dopo la sparatoria alla Crocus City Hall, una sala concerti alla periferia occidentale di Mosca, lo Stato islamico aveva avvertito che ci sarebbe stata ulteriore violenza in Russia e in Europa.
Secondo Céline Berthon, direttrice generale della sicurezza interna presso la Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi), il rischio di un attacco terroristico è legato a «persone piuttosto giovani, spesso molto attive online e consumatrici estremamente accaniti di contenuti violenti, capaci di agire rapidamente con mezzi rudimentali». Berthon ha quindi annunciato la creazione di una «struttura specifica che esisterà prima e durante» i Giochi, incaricata di gestire ed elaborare tutte le segnalazioni relative a individui sospetti con il personale dei servizi segreti del ministero dell’Interno.
La cerimonia inaugurale sulla Senna sembra un rebus irrisolvibile, tra qualità dell’acqua, sicurezza, logistica e il grande afflusso di spettatori. Inizialmente erano previste seicentomila persone ad assistere, oggi la capienza è già ridotta alla metà. Per avere la misura delle difficoltà organizzative per un appuntamento di questo tipo si può recuperare un’intervista del presidente del comitato organizzativo di Parigi 2024, Tony Estanguet, dello scorso dicembre. Già allora, a oltre sette mesi dall’evento, diceva con certezze al Financial Times che alcuni dettagli del piano sarebbero stati modificati ancora e ancora per aiutare la polizia a garantire lo svolgimento dell’evento, sapeva che il numero massimo di persone a cui aprire i cancelli sarebbe stato difficile da stabilire con anticipo: «Prenderemo la decisione definitiva il più tardi possibile, ma comunque ci sarà accesso gratuito per centinaia di migliaia di persone».
A proposito di Estanguet, a febbraio è stata avviata un’indagine giudiziaria sulla sua retribuzione. L’inchiesta riguarda soprattutto le formule di pagamento con cui ha percepito uno stipendio da duecentosettantamila euro fino al 2020. Secondo il quotidiano investigativo Le Canard Enchainé, Estanguet aveva creato una società che fatturava “servizi non commerciali” al comitato che presiede. In questo modo avrebbe aggirato il limite salariale imposto per legge.
C’è poi il capitolo relativo alla cybersicurezza e i pericoli derivanti dalla fuga di notizie dovuta alle interferenze di altri Paesi. A novembre, un rapporto dell’organismo francese per la lotta alle interferenze digitali esterne ha scoperto che diversi siti azeri e falsi profili social hanno orchestrato una campagna di disinformazione per sminuire la capacità della Francia di organizzare i Giochi e minacciare un boicottaggio. Una campagna diffamatoria forse legata al sostegno militare francese all’Armenia dal 2020 in seguito al riacutizzarsi del conflitto nel Nagorno-Karabakh.
Quando si parla di ingerenze esterne c’è sempre di mezzo la Russia. Il mese scorso il Threat Analysis Center di Microsoft ha riferito che Mosca ha condotto una campagna di disinformazione mirata alle Olimpiadi di Parigi come rappresaglia per il supporto militare francese all’Ucraina. Con una serie di video artefatti, fake news e imitazioni generate dall’intelligenza artificiale alcune reti di disinformazione, come Doppelgänger, hanno provato a danneggiare la reputazione del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) e a incitare violenze durante l’evento.
Quello della sicurezza è sicuramente uno temi dei più delicati. Ma i problemi che circondano Parigi 2024 hanno diramazioni in ogni ambito. Intanto i costi dell’organizzazione sono cresciuti ben oltre le previsioni. Non è una novità per le Olimpiadi, un po’ perché è difficile stimare in anticipo la spesa effettiva necessaria per l’intera organizzazione, un po’ perché in una prima fase fa buon gioco al comitato organizzatore e alla politica locale annunciare una capacità di contenimento della spesa: tutte le Olimpiadi dal 1960 al 2016 hanno sforato il budget preventivato all’inizio, mediamente del centosettantadue per cento. Per questa edizione la spesa totale supererà i dieci miliardi di euro, a fronte di un budget iniziale di 6,6 miliardi.
Ci sono state anche diverse accuse di violazioni dei diritti umani da parte della Francia durante la preparazione delle Olimpiadi. Il quotidiano francese Libération ha riferito che i lavoratori impegnati nella realizzazione di impianti e infrastrutture – provenienti dall’Africa o dall’Europa dell’Est – venivano pagati circa ottanta euro al giorno in nero e senza giorno di riposo. Alcuni di loro hanno espresso rabbia e insoddisfazione perché non ricevono mai lo stipendio pattuito, mentre altri hanno detto che ogni giorno lavorano in violazione delle nome di sicurezza e sena le necessarie protezioni.
Lo scorso aprile la polizia francese ha sfrattato alcuni migranti da un campo alla periferia della capitale. Erano circa cento persone, per lo più provenienti dall’Africa occidentale, gli è stato detto di rimuovere le tende e tutti i loro oggetti. La polizia ha giustificato l’intervento parlando di motivi di sicurezza, in particolare perché l’accampamento si trovava vicino a delle scuole. I funzionari della regione parigina hanno detto agli uomini, molti dei quali erano minorenni e in procinto di ottenere i documenti di residenza, che avrebbero potuto essere ospitati temporaneamente per tre settimane nella città di Angers, nella regione della Loira, se lo avessero desiderato.
Negli ultimi anni gli sfratti di migranti e persone senza fissa dimora sono diventati quasi una consuetudine. In città, nell’ultimo anno, scrive il New York Times, sono state sfrattate circa cinquemila persone, perlopiù uomini single, incoraggiandoli a salire sugli autobus diretti verso altre città. L’arrivo di milioni di persone in un periodo di tempo ristretto, per Parigi vuol dire trovare loro una sistemazione in una città che vive una perenne emergenza abitativa ed è già tra le più costose al mondo per i suoi residenti.
L’anno scorso alcuni proprietari di alberghi e altre strutture dell’Île-de-France adibite all’ospitalità di senzatetto e migranti avevano chiesto al ministero delle Città e dell’Edilizia abitativa di liberare i posti letto per poter accogliere i turisti – perché garantiscono entrate maggiori. Secondo il collettivo “Le Revers de la médaille” – composto da più di novanta associazioni – tra aprile 2023 e maggio 2024 sono state deportate nell’Île-de-France 12.545 persone in situazione precaria: «È una pulizia sociale contro le persone più fragili».
Far salire le persone su un autobus solo per non prendersi più cura di loro, e non per distribuire il peso dell’accoglienza in tutto il Paese, non è un’eccezione nella storia delle Olimpiadi. «Il trasferimento sistemico degli “indesiderabili” è diventato parte dei Giochi tanto quanto le ridicole mascotte e il mucchio di enormi stadi che rimangono relativamente vuoti una volta che le loro settimane di fama sono terminate», ha scritto Julie DiCaro su Deadspin. Nel 2008 Pechino ha deportato 1,5 milioni di persone, nei cinque anni precedenti alle Olimpiadi di Rio del 2016 il Brasile ha sgomberato circa settantasettemila residenti a basso reddito, e ha costretto i senzatetto a lasciare le zone turistiche.
La ricollocazione non è mai agevole. I sindaci delle città di provincia francesi hanno criticato il trasferimento dei migranti dalla capitale. Serge Grouard, sindaco di destra di Orléans, si è lamentato per l’arrivo di cinquecento migranti senza fissa dimora in una città di centomila abitanti, peraltro senza preavviso. «È stato dimostrato che ogni tre settimane arriva a Orléans un autobus da Parigi, con a bordo tra le trentacinque e le cinquanta persone», ha detto ai giornalisti, aggiungendo che a ogni nuovo arrivato vengono offerte tre settimane in un hotel a spese dello Stato, ma poi queste persone vengono abbandonate. Il vicesindaco di Strasburgo, Floriane Varieras, ha detto all’Afp: «Non siamo stati consultati, né sulla creazione di una nuova struttura di accoglienza qui vicino né sulle persone che ci andranno». Mentre a gennaio il sindaco di Lavaur, una cittadina nel sud-ovest della Francia, ha pubblicato una lettera in cui ha denunciato il trasferimento dei migranti in tutto il Paese, definendolo «irresponsabile», «pericoloso» e «inaccettabile».
Ovviamente il tema degli alloggi non riguarda solo migranti e senza tetto. L’anno scorso Le Monde aveva scoperto che molti proprietari di stanze messe in affitto su Airbnb avevano già triplicato la tariffa per le settimane olimpiche, «perché tanto francesi, svizzeri e americani vengono qui incuranti della spesa».
Anche molti residenti parigini hanno mostrato preoccupazione per le settimane dei Giochi, consapevoli che avrebbero sconvolto la loro vita quotidiana. È inevitabile che un evento di questa portata comporti delle trasformazioni temporanee nella città. Anche per quanto riguarda i trasporti e la viabilità. Ma l’impatto sulla quotidianità dei residenti si può prevedere, calcolare e aggirare o alleggerire in qualche modo con una pianificazione oculata. Già un anno fa invece la sindaca di Parigi Anne Hidalgo aveva ammesso di aver pensato che il sistema della metropolitana e degli autobus non sarebbe stato pronto per una trasformazione di questo tipo. E il ministro dei trasporti Clément Beaune aveva lasciato intendere che i residenti dovrebbero prendere in considerazione l’idea di lasciare la città o di lavorare da casa per evitare una situazione «particolarmente dura» durante le Olimpiadi.