Imboscata ribelleL’attacco dei Tuareg ai mercenari della Wagner è anche una vittoria dell’intelligence ucraina

Quella che doveva essere una spedizione punitiva nel Sahara da parte della milizia controllata dalla Russia è diventata una sconfitta colossale, con decine di russi morti e catturati. Merito anche del Gur, che si è fatto carico di una missione che dovrebbe spettare ad altri

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La notizia di un’imboscata ai mercenari della Wagner nel deserto del Mali è filtrata a fine luglio attraverso immagini e video su Telegram e X. Le implicazioni di questo incidente sono molte, e importanti: russi sono presenti da tempo nel Paese saheliano, come in altri limitrofi, su richiesta delle giunte militari golpiste che hanno cacciato i francesi preferendo metodi più brutali per gestire gruppi separatisti e terroristi. La creatura che fu di Yevgheny Progozhin è stata assorbita dal ministero della Difesa russa nel cosiddetto Afrika Korps, con l’obiettivo di controllare territorio e risorse minerarie in numerosi Paesi africani. I miliziani russi reclutano anche personale locale e poi si affiancano alle forze armate del posto per le operazioni di controguerriglia.

Quella che doveva essere una spedizione punitiva della Wagner e militari maliani nel Sahara, quasi al confine con l’Algeria, si è trasformata in una sconfitta colossale, con decine di russi uccisi in un’imboscata nel deserto e altri catturati vivi. Per Wagner si tratta di una disfatta enorme, inferiore solo a quella inflitta dagli americani in Siria nella battaglia di Khasham nel 2018. A compiere l’imboscata in Mali sono stati i ribelli Tuareg che lottano per l’indipendenza dell’Azawad, la vasta regione settentrionale del Paese, insieme a jihadisti del Jnim, affiliati ad Al-Qaida. L’attacco è avvenuto a pochi chilometri dal villaggio di frontiera di Tin Zaouatine, a nord-est di Kidal. Una delle colonne di russi e maliani ha subito un attacco da due lati ed è stata annichilita con perdite quasi totali, come dimostrano le immagini. Almeno sei veicoli blindati e un elicottero sono stati distrutti.

Inizialmente era circolata la voce secondo cui lo stesso capo di Wagner, Anton Elizarov “Lotus”, sarebbe rimasto ucciso nell’imboscata. Ma la notizia non ha trovato conferma e appare difficile che l’ex braccio destro di Prigozhin si sia spinto nei deserti maliani. Sembra invece confermata la morte di Nikita Fedyanin, il russo che gestiva il canale Telegram di Wagner “Grey Zone”, con oltre mezzo milione di iscritti, che non ha più postato nulla. Nell’attacco è rimasto ucciso anche Sergej Shevchenko, comandante del distaccamento dei mercenari. Altri russi sono stati catturati, in alcuni video vengono interrogati dai ribelli, che chiedono loro perché commettano stragi di civili. La più tristemente nota è quella compiuta a Moura, dove secondo un rapporto dell’Onu sono stati massacrati almeno in cinquecento nel 2022, da un attacco congiunto di truppe regolari e russi. Quello stesso anno, l’esercito francese diffuse immagini satellitari di mercenari di Wagner mentre allestivano una fossa comune a Gossi, nel tentativo di incolpare la Francia di crimini in realtà commessi dai russi.

Il quotidiano Kyiv Post – noto per i suoi contatti nell’intelligence ucraina – ha poi rilasciato una fotografia che ritrae un folto gruppo di ribelli Tuareg che reggono due bandiere: una dell’Azawad e una gialloblu. Tra i miliziani in turbante spuntano almeno due o tre individui con il volto oscurato e la pelle molto chiara, vestiti all’occidentale. Secondo il portavoce del Gur, l’intelligence militare ucraina, infatti, i Tuareg hanno «ricevuto le necessarie informazioni – e non solo informazioni – che hanno permesso un’operazione militare di successo contro i criminali di guerra russi».

Il braccio destro del generale Kyrylo Budanov lascia quindi intendere che le forze speciali del Gur abbiano agito in Mali come consiglieri militari dei ribelli separatisti, fornendo intelligence e mezzi contro i mercenari di Wagner. Secondo alcune fonti online, la foto con la bandiera sembra risalire a giugno, in occasione della visita da Londra di un attivista per l’indipendenza dell’Azawad. C’è anche chi sostiene che la foto sia ritoccata, ma quel che conta è che il Gur abbia rivendicato un ruolo attivo nell’attacco sferrato contro Wagner.

È probabile che la propaganda russa userà questo episodio per alimentare la narrazione secondo cui l’Ucraina è alleata con gruppi jihadisti come Jnim, di cui spunta una bandiera nei video dell’imboscata ai Wagner, o persino con l’Isis. Accusa che risale ai tentativi di associare al terrorismo i volontari della diaspora cecena in Ucraina, tra cui alcuni che avevano combattuto in Siria contro Assad, ma anche di attribuire la responsabilità dell’attacco terrorista all’auditorium Crocus di Mosca agli ucraini anziché ai tagiki dell’Isis Khorasan. Si tratta dunque di un terreno scivoloso, ma il Gur ha visto e colto un’opportunità unica per infliggere un colpo ai russi in Africa, benché non si tratti del primo.

Infatti, negli ultimi due anni si sono intensificate le operazioni cinetiche condotte dalle forze speciali ucraine in quel continente e in Medio Oriente. Sempre il Kyiv Post aveva pubblicato un video risalente a marzo 2024 che mostra ribelli siriani attaccare mercenari russi con l’appoggio della squadra special “Khimik” del Gur. In precedenza, erano circolati video di forze speciali ucraine impegnate nella caccia ai membri di Wagner in Sudan, incluso l’interrogatorio di un russo catturato.

L’Ucraina si è fatta carico di una missione che dovrebbe spettare ad altri, cioè quella di contrastare la violenta espansione della Russia in Africa, e allo stesso tempo persegue i suoi interessi strategici indebolendo il Cremlino laddove si procura preziose risorse minerarie.

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