La dura veritàIl governo Meloni deve fare al più presto un bagno di realtà

Nella intervista a Chi, la presidente del Consiglio accusa l’opposizione di essere «feroce» e afferma di aver reso l’Italia «più stabile, centrale e rispettata nel mondo». Ma da quando lei è entrata nella stanza dei bottoni il nostro Paese non è cambiato affatto. Anzi 

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Ma dov’è questa «opposizione feroce» di cui parla Giorgia Meloni? Solo adesso, dopo venti mesi dal voto, le opposizioni si stanno piano piano interrogando se non sia il caso di provare a unirsi dopo anni di guerre civili: e non è che sia tutto rose e fiori (litigano persino nel partito più leninista del mondo, il Movimento 5 stelle): ce n’è di strada da fare prima di avere un’opposizione competitiva. 

«Opposizione feroce»? Ma in Parlamento c’è ben poco da fare. Meloni ha una maggioranza schiacciante, si legifera per decreto e si mette ogni volta la fiducia (una prassi non inventata dalla destra, va detto) così che la dialettica parlamentare praticamente non esiste. Né risultano accordi particolari, mediazioni sui testi legislativi, anche semplici incontri tra maggioranza e minoranza. Anche volendo, che «opposizione feroce» si può fare? Le piazze si sono sporadicamente riempite ma hanno fatto il solletico a un governo tetragono e d’altronde non è con le semplici proteste che si costruisce un’alternativa. Ci sono le polemiche sui giornali, certo, ma quello è il minimo sindacale in una democrazia. 

Nell’intervista alla prestigiosa rivista di cultura politica “Chi”, autorevole scuola di commentatori e reporter di prim’ordine, la presidente del Consiglio ha veramente dato segno di scarsa aderenza alla realtà. Ovviamente nessuno gliel’ha fatto notare. Se la prende con un’opposizione finora sbrindellata e senza grandi idee che rimprovererebbe a Meloni tutto, dalla strage di Bologna a quella di Cutro – dice lei. Ebbene, su Bologna hanno fatto tutto da soli delegittimando, lei per prima, le sentenze della magistratura sulle responsabilità dei neofascisti, il che ha avvalorato la questione dei nessi tra Fratelli d’Italia e la memoria di quella stagione nera.

Su Cutro, ci sono delle risultanze in base alle quali lo Stato – attraverso il governo – quella maledetta sera non fece tutto quello che avrebbe dovuto fare. Di che si lamenta, dunque? Poi ha elencato i grandi risultati del suo governo. Chissà allora perché sul Paese continua a volteggiare una nube pessimistica, un male oscuro, e a serpeggiare un umore perennemente infastidito, un’ansia di vedere che cose funzionino tranne constatare che no, non funzionano. 

L’inflazione è scesa, dice la presidente del Consiglio. Ma gli italiani non vivono col bollettino dell’Istat in mano ma col portafoglio quando vanno a fare la spesa, e vedono che i prezzi non scendono. Le grandi riforme o sono sub iudice (il referendum sull’autonomia differenziata) o sono di là da venire (il premierato). «L’Italia oggi è più stabile, più centrale, più rispettata nel mondo»: ma dove, a parte le cene al G7 di Borgo Egnazia? Dove sia l’Italia in Europa lo abbiamo visto con l’incredibile voto contrario a Ursula von der Leyen di cui già paghiamo le conseguenze in termini di isolamento. 

La politica estera la fa più Matteo Salvini che Antonio Tajani, altro che «opposizione feroce». Meloni ha detto di avere diritto a qualche giorno di riposo in più. Magari per un reset un po’ più serio di questa propaganda, come aveva consigliato su Linkiesta Amedeo La Mattina diversi giorni fa. Più modestia, più realismo, più verità, presidente: da quando lei è entrata nella stanza dei bottoni l’Italia non è cambiata affatto. Anzi. 

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