Di chi ha paura Giorgia Meloni? Verrebbe da dire: di tutti tranne di chi, in teoria, avrebbe da temere, cioè dell’opposizione politica (quella sindacale non la calcola proprio). Per la buona ragione che il fronte a lei avverso continua a essere diviso anche più di quanto appaia, sia sulla strategia sia sui famosi temi, e questo è sufficiente a non renderla pericolosa, meno che mai in Parlamento dove il governo non va sotto manco per sbaglio. E questo, unito al fatto che la maggioranza affonda talvolta anche solo con un emendamento soppressivo tutte le proposte dell’opposizione, fa sì che la mitica “battaglia parlamentare” non esista, al punto che è legittimo parlare di una sorta di “dittatura della maggioranza”.
Anche questo fiacca il morale del centrosinistra, un morale che già non è alto di suo. Di qui il sospetto, ancora una volta, che la sinistra affidi all’Europa, ai giornalisti e ai magistrati il compito che spetterebbe a lei, quello di far inciampare e magari cadere il governo. E questo ci riporta agli anni ruggenti di Silvio Berlusconi, quando la sinistra appaltò a Ilda Boccassini il compito di inguaiare il Cavaliere o anche a quelli di Mani Pulite, quando la sinistra di fatto incaricò Antonio Di Pietro di seppellire la Prima Repubblica.
Eppure in questa fase le opposizioni potrebbero inserirsi con la forza delle proposte e senza quegli atteggiamenti inutilmente guasconi che spesso mostrano e che infastidiscono la gente che non siede nelle curve sud della politica: e invece pare non riescanobad andare oltre la propaganda, sfruttando le azioni di soggetti esterni alla lotta politica.
I sondaggi nazionali non segnalano grandi problemi per Fratelli d’Italia e se la tornata regionale dovesse finire due (Liguria e Umbria) a uno (Emilia-Romagna) per la destra, la sinistra potrebbe davvero andare in depressione facendo riaccendere il nervosismo interno al Partito democratico. Per tutto questo non sono Elly Schlein o il “Conte rosso”, ultima incarnazione dell’avvocato del popolo, a turbare i sonni della premier. Le opposizioni le fanno il solletico. La gente lo percepisce. Anche perché vede che il centrosinistra non riesce ad andare oltre la protesta quotidiana senza produrre fatti politici importanti.
No, i nemici di Giorgia Meloni sono altrove. Grosso modo sono tre. Il primo lei ripensa sia l’Europa, le sue istituzioni, i gangli infidi pieni di socialisti e portatori di interessi anti-italiani: e annovera tra questi l’intervento del Consiglio d’Europa che – come ha chiarito Piero Fassino – «obietta giustamente sull’utilizzo, in particolare nei confronti di Rom e migranti provenienti dall’Africa, della categoria della profilazione razziale, formula che peraltro contrasta esplicitamente con l’art. 3 della Costituzione che vieta qualsiasi discriminazione di razza».
Secondo nemico – è polemica caldissima – la magistratura. In ambienti di governo si attendono ogni giorno movimenti e/o decisioni che possano mettere la destra e la stessa presidente del Consiglio in difficoltà.
Terzo, i giornalisti, ovviamente in combutta con gli inquirenti. Lo scandalo Sangiuliano forse è stato solo il primo episodio di un tam tam giornalistico, come lasciano pensare le parole di Sigfrido Ranucci che ha promesso rivelazioni destinate a colpire «i vertici di Fratelli d’Italia». Vedremo se in pentola bolle qualcosa di serio o se sarà solo una bufala: con trasmissioni tipo Report non si può mai dire. Ma è proprio il giornalismo di tutti i giorni a essere poco amato da Meloni. Si racconta di una sua “paura” che l’avrebbe indotta a far saltare la conferenza stampa di ieri. Forse è solo stanchezza, sta di fatto che l’ultimo incontro con la stampa a Palazzo Chigi per illustrare un provvedimento del governo è stata quasi un anno fa, il 3 novembre 2023, dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri della riforma del premierato.
I tre “nemici” incidono molto, almeno questa è l’impressione, sul morale e sui nervi della presidente del Consiglio, ormai persuasa che essi concorrano a creare il “complottone” contro di lei. E le opposizioni, come le stelle di Cronin, stanno a guardare.