È l’istruzione, stupidIl caso Raimo, la realtà di Chappelle e il tariffario della libertà d’espressione

Puoi dire quel che ti pare soltanto se puoi fottertene e pagare ogni multa che chi in quel momento controlla i confini del dicibile voglia comminarti. Che tu sia un professore, un ministro o un comico

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«Nessuno dice: James, ti sbagli. Dicono: James, questo non si può dire». Lo dice qualcuno in “Winning is everything, stupid” (il documentario che per i prossimi seicento anni userò per spiegare qualunque dinamica), a proposito di James Carville, che ha superato i bastioni dell’indicibilità forse perché ha dimostrato di saperla lunga troppo a lungo per attenersi alle regole, o forse perché ha ottant’anni e che mai possono fargli.

Chissà come la prenderebbe, Valditara, se un Carville (ne abbiamo uno, da queste parti?) gli dicesse una delle cose che non si possono dire. Giuseppe Valditara è il ministro dell’istruzione del governo Meloni, ha sospeso per tre mesi dall’insegnamento Christian Raimo, e io sono piuttosto di malumore.

Nel 2016 Trump vinse per la prima volta le elezioni, Dave Chappelle quella settimana andò a condurre la puntata post-elettorale del “Saturday Night Live”, e decise che non poteva essere una veglia funebre. Per uno sketch ambientato in un appartamento newyorkese la sera delle elezioni, si portò Chris Rock.

Rock e Chappelle sono, oltre che i due più capaci comici di lingua inglese tra quelli che lavorano in questi anni, anche due afroamericani. Tutti gli altri attori nello sketch erano bianchi, e tutto il gioco consisteva nella maggior preoccupazione dei bianchi rispetto alle minoranze: il siparietto si concludeva con un bianco che diceva, dell’elezione di Trump, «questa è la cosa più grave che l’America abbia mai fatto», e Dave e Chris si guardavano e ridevano fortissimo.

(Rock e Chappelle sono afroamericani nel senso vero del termine: sono discendenti di schiavi, quel che Obama non era e non è; sono gente che sa che beh, no, gli Stati Uniti d’America hanno fatto cose assai più gravi che eleggere Trump).

A un certo punto una bianca si domandava cosa ne sarebbe stato dei poveri immigrati senza permesso di soggiorno, e Chappelle rispondeva con una battuta che è la mia linea politica da otto anni: «Resteranno dove sono: te lo vedi Trump che si raccoglie le fragole da solo?».

Il mio bisticcio preferito con Francesco Cundari è strutturato così. Io dico qualcosa tipo: non sono fascisti, sono scemi. Lui dice qualcosa tipo: stai a vedere che i fascisti di solito erano intelligenti. Io dico qualcosa tipo: ma questi sono troppo scemi pure per fare il fascismo. Lui pensa che sono troppo scema per discutere e finge di essere entrato in una galleria e che il telefono non prenda.

Ecco, ministro Valditara, io per colpa sua ora non posso più fare il mio bisticcio preferito. Ora che lei ha sospeso dall’incarico un professore di liceo non perché ha insegnato delle cose sbagliate in classe (magari: magari quella pomposa dicitura ministeriale, «dell’istruzione e del merito», significasse che se uno è una pippa nel suo lavoro va a casa, e se uno è una pippa a studiare lo bocciamo, magari, e invece continuiamo tutti a fare male il nostro dovere senza conseguenze, e a essere giudicati per altro).

Raimo era sul palco di una manifestazione di partito. Ha detto che lei, ministro, va «colpito perché è un bersaglio debole», che lei è «il fronte del palco di quel mondo che ci è avverso», e che quel che dice lei, ministro, è «palese, evidente, arrogante, cialtrone, lurido». Ci ha messo pure una citazione di “Guerre stellari”, perché abbiamo questo problema dei cinquantenni che fanno citazioni da tredicenni, ma lo affrontiamo un’altra volta.

Quel che importa, ministro, è che in seguito all’aver detto queste cose Raimo è stato sospeso dal suo ruolo di professore di liceo, e quindi io ora, quando mi dicono «e se licenziano gli insegnanti?», non posso più dire ma cosa vuoi che licenzino, mica vanno a raccogliersi le fragole da soli. Io rischio di dover dire che siete fascisti, questo facile pavlovismo, questa sciatteria lessicale, questo venir meno all’igiene delle parole, igiene delle parole che mi è più cara di quanto a Raimo sia lo stipendio. Ministro, capirà ch’io lo trovi imperdonabile, e non è neanche tutto.

Perché, gentile ministro (almeno spero sia gentile, comunque io non sono stipendiata dal ministero per cui anche se è sgarbato pazienza), questo suo gesto ha acceso riflettori sul problema con la libertà d’espressione che ha questo tempo sbandato. Un tempo in cui, come ho già detto milioni di volte, «libertà d’espressione» significa perlopiù «chi la pensa come me deve potersi esprimere».

E quindi ci tocca assistere a uno spettacolo d’arte varia che copre tutto l’arco parlamentare: da destra si rallegrano della sospensione puntesclamativando «Non un solo centesimo delle mie tasse deve finire nelle tasche di questo signore!»; e da sinistra a indignarsi è Alessandro Zan, che un attimo fa voleva il 41 bis se un ragazzino dava del busone a un compagno di classe, e ora ci spiega che «la scuola dovrebbe essere il luogo dove il pensiero critico si sviluppa, non dove viene punito».

Alla fine è – come tutto, come sempre – questione di soldi (the economy, stupid): non esiste l’indicibile, ma il tariffario della libertà d’espressione. Puoi dire quel che ti pare non se ti collochi dalla parte giusta (la parte giusta cambia), non se sei uno dei nostri (i nostri cambiano), ma se puoi fottertene di quel mezzo stipendio e pagare ogni multa che chi in quel momento controlla i confini del dicibile voglia comminarti.

Ogni tanto discuto con amici del tema «docenti che pensano cose assurde», e la posizione dei miei amici in genere varia a seconda delle convinzioni loro e di quanto combacino con quelle del professore: è inaccettabile che dicano che Israele non deve esistere? Più o meno di quanto lo sia che pensino che le donne non possono avere il cazzo? Da uno a dieci quant’è inaccettabile pensare che i vaccini siano una truffa? E credere nell’oroscopo? Che livello d’inaccettabilità è preferire “Il gattopardo” a “I viceré”? E la nutella alla crema di nocciole bio? Eccetera.

La mia linea, invece, è che un professore deve saper fare il suo lavoro, e infatti l’unico punto che trovo inaccettabile, nell’intervento di Raimo, è quello in cui dice «ci sono, dentro la sua ideologia, tutto il peggio»: «tutto il peggio» regge il verbo al singolare, professore. Mentre i più si preoccupano che Raimo e i suoi colleghi indottrinino i loro allievi con le ideologie sbagliate (cioè: quelle non corrispondenti a quelle dei loro genitori, dei loro ministri, dei loro quartieri), io difendo la convinzione che a scuola si vada per imparare delle nozioni, non a stare al mondo (a insegnarti quello provvederà la vita).

Non temo che il liceale impari che il ministro è la Morte Nera di “Guerre Stellari”: temo che il liceale impari le concordanze sbagliate. Non temo che il liceale ascolti il professore dire che le parole d’un ministro sono luride: temo la licenza media del titolista dell’agenzia che pubblica il video, e che a quel professore virgoletta «Valditara un lurido», giacché a scuola nessuno gli ha insegnato che le virgolette si utilizzano solo in caso di precise parole. Non temo che il liceale esca da scuola ideologizzato: temo che ne esca senza aver imparato le addizioni, i confini dell’Umbria, la storia.

Non ho paura che il liceale non sia politicamente illuminato dall’uno o dall’altro lato: temo che sia di quelli che attraversano gli anni di scuola assorbendo così scarse nozioni da far dire al professore di quel vecchio film, durante lo scrutinio, che sarebbero più adatti a vangare che a studiare. Temo che il liceale che tutti ci siamo preoccupati di tutelare ideologicamente e che nessuno s’è preoccupato uscisse da scuola alfabetizzato finisca fesso, fesso come la bianca attonita che in una sera del novembre 2016 sospira che l’America è un paese razzista, costringendo Dave Chappelle a rispondere «Mio nonno mi aveva detto qualcosa del genere: ma era uno schiavo, che poteva saperne».

«I repubblicani sono bravissimi con le distrazioni, e i democratici si fanno sempre distrarre», dice qualcuno in “Winning is everything, stupid”, e probabilmente anche questo scandalo passeggero è una distrazione. La sinistra distratta a fare le raccolte fondi per Raimo con lo stipendio decurtato, e voialtri che intanto chissà cosa combinate: chissà se ne approfittate per instaurare il fascismo, o se vi limitate a dare troppa confidenza a qualche bionda che poi vi sputtana a unghiate i ministeri.

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