«Per vivere, come per nuotare, va meglio chi è più privo di pesi, perché anche nella tempesta della vita umana le cose leggere servono a sostenere, quelle pesanti a far affondare». Scomodare Apuleio per raccontare l’evoluzione nel mondo del vino potrebbe sembrare esagerato, ma in un momento difficile per questo mercato è proprio la leggerezza la cifra di uno dei progetti nati in connessione con le azioni lungimiranti della Fondazione SOStain Sicilia.
Il programma di sostenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia – promosso, attraverso la Fondazione dal Consorzio Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia – è stato infatti il volano per l’avvio di una produzione di bottiglie cento per cento made in Sicilia da parte di O-I Glass, tra i leader mondiali nella produzione di packaging in vetro.
La leggerezza del made in Sicilia
Il progetto “100% Sicilia” di fatto apre una finestra interessante sulla grande flessibilità del vetro e dunque sulla possibilità di tagliare in maniera significativa emissioni e impatto della produzione vinicola sull’ambiente.
Le bottiglie progettate da O-I Glass hanno infatti un elevato contenuto di vetro riciclato, proveniente unicamente dalla raccolta differenziata effettuata nell’isola, dove vengono prodotte nello stabilimento O-I di Marsala, l’unica vetreria presente in Sicilia. E sono proprio i produttori della regione ad aver scelto di percorrere questa strada nuova, scegliendo le bottiglie a chilometro zero per dare valore al proprio vino.
Il primo valore è legato allo storytelling. «La bottiglia “100% Sicilia” attira l’attenzione e suscita una certa ammirazione – osserva Ernesto Ghigna di O-I – perché è una storia italiana, di valorizzazione dell’impegno e di sostenibilità fattuale. C’è un certo tono romantico e autarchico, ma è anche un concetto che ha bisogno di essere comunicato, sfruttato per essere valorizzato e compreso appieno». E poiché una componente del successo commerciale per i produttori è legata alla capacità di integrare nella propria filiera scelte di responsabilità sociale e ambientale, questa idea nata in partnership con SOStain Sicilia risulta vincente.
In cosa consiste l’innovazione? Non solo la bottiglia è frutto di un ciclo chiuso che rimane all’interno dell’isola, evitando costi e impatti dei trasporti di bottiglie (qualcosa come quindicimila tonnellate di CO2 in meno in atmosfera), ma c’è una riduzione di peso da 410 fino a 360 grammi senza che questo vada a impattare sulla qualità del contenitore. La riduzione di CO2 emessa in atmosfera è dunque del dodici per cento rispetto alla produzione normale a 410 grammi (già leggera).
Certificazione per ventuno milioni di bottiglie
Quello legato alla produzione della bottiglia sicula leggera è solo uno dei progetti su cui ha scelto di investire la Fondazione SOStain Sicilia. Attualmente sono 44 le aziende associate, di cui 32 già certificate per un totale di circa seimila ettari e oltre 21 milioni di bottiglie, che nel loro processo produttivo applicano buone pratiche finalizzate alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e delle comunità in cui operano. A cominciare dalla scelta di una gestione sostenibile e di materiali ecocompatibili nel vigneto e di efficienza energetica in cantina.
Tutte le aziende, per le quali è previsto dal disciplinare SOStain di rispettare anche il protocollo VIVA del ministero dell’Ambiente, misurano e monitorano la propria impronta carbonica e idrica, oltre ai residui di fitofarmaci nei propri vini, sottoponendosi poi al controllo da parte di enti di verifica accreditati per ottenere la certificazione.
Tutto questo è ben evidente nei numeri del consumo energetico: se nella vinificazione sono considerati efficienti processi con un consumo inferiore a 0,7 kwh/litro, le aziende certificate SOStain si fermano a 0,4 kwh/litro.