Affare di StatoLe dimissioni di Belloni sono una brutta notizia per l’intelligence, e anche per Meloni

L’ormai ex numero uno del Dis ha visto il suo margine di manovra restringersi nel corso del tempo e ha deciso di lasciare l’incarico. Adesso la premier deve rimpiazzarla, ma è costretta a trovare un nome di rilievo in poco tempo

Lapresse

Elisabetta Belloni ha detto basta. Dopo un lungo tira e molla, litigi dentro e fuori dai palazzi, dopo essere stata esposta sui giornali per ogni incarico possibile nel corso di questi mesi dalla Presidenza dell’Eni fino alla Commissione europea, passando per un ministero senza portafogli nel governo Meloni, la diplomatica italiana ha sbattuto la porta. Un gesto che non avrà ripercussioni solo nella sfera degli equilibri interni tra i poteri dello Stato, ma segna la fine di una stagione politica in cui Giorgia Meloni aveva in Mario Draghi la sua guida nelle stanze dei bottoni italiane e internazionali.

Ora Giorgia Meloni è tornata a casa, con una congiuntura internazionale quasi irreale dove la destra tecnosovranista non ha più bisogno di accreditarsi perché è divenuta Stato sia con Donald Trump sia con Elon Musk.

Non serve più rassicurare i moderati perché i moderati sono quasi tutti chiusi in cantina ad aspettare che passi la tempesta perfetta. Questo lo ha capito anche Elisabetta Belloni che ha visto crescere nel corso dei mesi l’insofferenza di membri del governo e dei gran commis di Stato nei suoi confronti, vedendo restringersi via via il suo campo d’azione infatti è passata in pochi mesi da sherpa del G7 a elefante nella stanza sul caso di Cecilia Sala.

Proprio la sorte della giornalista italiana nelle mani del regime di Teheran è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso che però non è un piccolo incavo di scarsa importanza, ma è il vaso di Pandora della nostra Repubblica.

Nel corso di queste ore è salita anche la preoccupazione del Quirinale che avrebbe chiesto alla Presidenza del Consiglio celerità e autorevolezza per la sostituzione della numero uno del Dis. La mossa di Belloni infatti crea più di un grattacapo a Meloni che sa bene che trovare personale di livello è merce rara nell’amministrazione dello Stato e, dopo le dimissioni sacrificali di Francesco Maria Talò per la telefonata dei comici russi di circa un anno fa, ora vede smarcarsi anche la prima donna che ha saputo rompere il soffitto di cristallo dell’intelligence italiana.

Il futuro per l’Italia in questo settore è pieno di incognite, dagli appalti per Elon Musk fino alla gestione di una fase diplomatica nuova su Ucraina e Medio Oriente, e Giorgia Meloni potrebbe cogliere questa occasione per spingere il nostro Paese in una fase complessiva differente, sfruttando il vento a favore e avendo una diplomazia più politica che in passato.

«Il futuro di Belloni? Non mi sembra un affare di Stato», dichiarò Antonio Tajani qualche settimana fa, quando il nome dell’ambasciatrice era stato accostato al dicastero lasciato libero da Raffaele Fitto, una previsione disattesa perché il futuro di Elisabetta Belloni a oggi è un affare di Stato e racconta il Paese che stiamo diventando.

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