ProspettiveIn tempi instabili, lo Champagne investe in formazione

In attesa dei dati a consuntivo del 2024, il Comité Champagne punta sul coinvolgimento dei sommelier con un portale e programmi dedicati alla didattica

Una degustazione di Champagne (credits Comité Champagne)
Una degustazione di Champagne (credits Comité Champagne)

È presto per tirare le somme sul 2024 dello Champagne in Italia. I dati complessivi sulle vendite della più celebre bollicina francese nel nostro Paese non sono ancora arrivati e il periodo prefestivo potrebbe anche addolcire il calo registrato nel primo semestre (sempre che l’ultima mazzata dell’anno alle vendite di vino non l’abbia data proprio Salvini). Non si tratta certo di un caso isolato, anzi, la situazione riguarda da vicino anche gran parte del vino italiano, anche se poche altre denominazioni hanno potuto contare sul boom di vendite registrato dallo Champagne nel 2022 (l’Italia ha importato 10,6 milioni di bottiglie per un valore di 248 milioni di euro), poi calate nel 2023 (9,9 milioni di bottiglie per 266 milioni di euro).

Il fatto è che agli anni della pandemia si sono aggiunte crisi energetica e guerre, e i mercati sono ancora in altalena. In tempi così instabili, la Champagne però rilancia, prima con un piano in investimenti approvato all’inizio del 2023 e poi con un progetto dedicato alla formazione, che quest’anno incrocerà il decimo anniversario dall’ingresso, nel 2015, del territorio nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco.

Veduta di Epernay (credits Comité Champagne)
Veduta di Epernay (credits Comité Champagne)

Congiunture difficili non devono frenare gli investimenti
«Nel primo semestre le spedizioni di Champagne hanno raggiunto i 106,7 milioni di bottiglie, con un calo del 15,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023, che era stato un semestre record (eccetto il 2022)». A prendere in mano i dati complessivi della denominazione è Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne Italia, l’ufficio che rappresenta nel nostro Paese il Comité Champagne, ente semipubblico francese che riunisce tutti i vigneron e le maison della denominazione. «Per quanto riguarda l’Italia, gli ultimi dati a disposizione sono quelli del 2023, quando il nostro paese, con 9,9 milioni di bottiglie è stato il quinto mercato all’export per lo Champagne sia a volume sia a valore», aggiunge. È presto quindi per tirare le somme sul 2024, ma l’instabilità dei mercati che caratterizza questo periodo storico non è una buona ragione per tirarsi indietro.

Due anni fa il Comité Champagne ha presentato a Wine Paris & Vinexpo Paris un nuovo piano strategico globale fino al 2033, annunciando un incremento di dieci milioni di euro del budget nei primi cinque anni con investimenti in R&D, sviluppo sostenibile della filiera e rafforzamento di tutte i propri ambiti d’azione. «L’obiettivo della filiera è di garantire che lo Champagne sia sempre disponibile, desiderabile e un esempio per i consumatori» dice Avolio. «Per questo, negli ultimi anni, vigneron e maison della Champagne hanno assunto decisioni collettive e hanno avviato numerosi progetti per garantire l’equilibrio della filiera e il successo della denominazione in tutto il mondo, adattandosi a nuove sfide e contesti inediti». Tra gli ambiti d’azione c’è quello dello sviluppo sostenibile della produzione. «Qualche mese fa è stata annunciata la realizzazione di una serra di nuova generazione “insect-proof”, costruita nell’ambito del progetto Qanopé. È inoltre previsto l’ampliamento del centro di ricerca, sviluppo e innovazione a Epernay, che contribuirà alla realizzazione di azioni a favore della qualità e dello sviluppo sostenibile della filiera, grazie ad attrezzature all’avanguardia».

Per il 2025 sono invece attese delle celebrazioni importanti. «Dieci anni fa “Coteaux, Maisons e Caves de Champagne” facevano il loro ingresso nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Era il 4 luglio 2015 – ricorda Avolio – quando, durante la 39ª sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale a Bonn, i rappresentanti degli Stati firmatari attribuirono all’unanimità l’Eccezionale Valore Universale a questi “paesaggi culturali”. Un momento storico per tutta la filiera che celebrerà il decennale di questo riconoscimento con numerose celebrazioni nell’arco dei prossimi dodici mesi».

Laboratorio del Gusto, degustazione didattica sugli abbinamenti con lo Champagne presso il ristorante Pipero, Roma (credits Comité Champagne)
Laboratorio del Gusto, degustazione didattica sugli abbinamenti con lo Champagne presso il ristorante Pipero, Roma (credits Comité Champagne)

Anche le icone devono promuovere sé stesse
Vero è che lo Champagne è a tutti gli effetti un brand, tanto che dagli operatori (e anche dai competitor italiani) viene considerato quasi una categoria di prodotto a sé stante nel mondo vino (ne avevamo parlato in questo articolo). Allo stesso modo resta un punto di riferimento per i consumatori. «Una ricerca realizzata da Ipsos per il Comité Champagne condotta nel 2023 in Francia, Regno Unito e Stati Uniti ha confermato che questo vino mantiene un’immagine senza eguali e un potere emozionale unico, continuando a rappresentare la scelta ideale per celebrare i momenti più importanti della nostra vita» afferma il direttore del Bureau. «Il nostro obiettivo è di continuare a spiegare come lo Champagne sia sempre di più il vino capace di rendere eccezionale anche la quotidianità».

Così, tra le azioni promozionali dell’organizzazione in Italia, quelle dedicate alla formazione assumono un ruolo di fondamentale importanza e il Comité ne porta avanti molte, dalle giornate di masterclass ai laboratori su aromi e abbinamenti, anche in collaborazione con chef stellati. Una delle più recenti si è tenuta presso il ristorante Pipero a Roma. «La formazione dei professionisti del vino è una delle nostre missioni fondamentali. Sono loro che, attraverso i loro consigli, guidano le scelte di consumatori che si rivelano sempre più esigenti», dice Avolio. Così, per permettere loro di ampliare le conoscenze in fatto di Champagne, alcuni mesi fa è stato lanciato Champagne Education. «È un portale che consente di seguire un percorso di formazione completo a partire dal proprio livello di conoscenza – spiega Avolio – e che offre anche la possibilità di certificare le competenze acquisite. La nostra ambizione è quella di rendere Champagne Education un programma riconosciuto a livello internazionale nel mondo del vino». Oltre a quiz, giochi e materiali didattici, vengono proposti corsi online, formazione su misura e corsi in preenza, al momento già attivi su Milano col supporto dell’Associazione italiana sommelier (Ais).

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