Diritti digitaliLa battaglia dei tecnoligarchi contro l’Ue è appena iniziata

L’incontro nella gabbia che doveva tenersi tra il titolare di X e quello di Facebook alla fine lo ha vinto Elon Musk. Per sottomissione, scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

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Sottoposti come siamo a un bombardamento costante di insensatezze sempre più grottesche, è probabile, è umano, è persino auspicabile che abbiate già dimenticato la disfida dei tecnomiliardari. Mi prendo dunque volentieri – perché dovrei soffrire solo io? – il compito di ricordarvelo. Estate 2023. Attraverso un breve scambio di tweet, post, icsate sui rispettivi social network, Elon Musk sfida Mark Zuckerberg a un combattimento «nella gabbia», come usa negli incontri di arti marziali miste tanto cari alla nuova destra trumpiana.

Trattandosi chiaramente di una smargiassata da b-movie americano, i vertici del governo italiano non tardano a scendere in campo, offrendo il nostro paese come teatro dello storico evento. Gennaro Sangiuliano, allora ministro della Cultura (lo so, lo avevate rimosso, è umano anche questo), assicura via X di avere avuto una «lunga e amichevole conversazione con @elonmusk su un grande evento di evocazione storica» e poco dopo è lo stesso Musk, sempre su X, a dichiarare: «Ho parlato con la presidente del Consiglio italiana e con il ministro della Cultura». Evidentemente è anche così, dando spago alle fanfaronate di un miliardario annoiato, che si costruisce una relazione speciale.

Fino a ieri questa era solo una delle tante storie ridicole e al tempo stesso inquietanti che si potevano raccontare attorno agli emiri del web, una delle tante spacconate da maschio tossico del proprietario di X destinate a finire nel nulla. Ma dopo aver visto il modo in cui Zuckerberg si è pubblicamente umiliato, smantellando ogni sistema di moderazione dei contenuti sulle sue piattaforme e ogni politica a tutela di inclusione e diversità nella sua azienda, e soprattutto aggregandosi buon ultimo alla crociata dei tecnoligarchi contro ogni tentativo di regolare la rete, dunque contro l’Europa, potremmo dire che il famigerato incontro, in un certo senso, si è già tenuto, e a vincerlo è stato Musk. Per sottomissione, come direbbero i suoi amici della Ultimate Fighting Championship (non per niente il presidente dell’organizzazione, Dana White, è stato appena cooptato nel cda di Meta).

E così oggi, come scrive le Monde, «l’Unione europea sembra incapace di contrastare l’attacco su vasta scala condotto dal presidente eletto e dalle Big Tech contro la legislazione volta a regolamentare il suo spazio digitale». Il bersaglio numero uno sulla lista nera dei tecnoligarchi, infatti, è proprio l’Unione europea, con il suo Digital service act (e le altre norme a tutela della concorrenza, della privacy e dei dati di ogni cittadino), come si capiva del resto anche dall’articolo di Peter Thiel pubblicato sabato dal Financial Times (ne ho parlato qui ieri). «I nostri strumenti sono deboli – ammette oggi una fonte europea al Monde – il Dsa è stato pensato per intervenire contro delle imprese, non contro delle imprese che sono diventate gli agenti ideologici di Trump, non contro un miliardario pazzo». La battaglia, insomma, è appena cominciata. Auguriamoci che, al contrario della famosa festa, non sia anche già finita.

 

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