Musica maestroIl memorabile ritorno ai concerti dal vivo di Mauro Pagani

Il musicista e compositore che ha lavorato a lungo con De André si è esibito all’Auditorium di Roma accompagnato da una band di fuoriclasse riprendendo alcuni dei capolavori più significativi del suo repertorio

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Ne sentivamo la mancanza. Troppi anni lontano dal palcoscenico, pur con il conforto – per noi appassionati della sua produzione musicale – della lettura della sua bella autobiografia “Nove Vite e Dieci Blues”, uscita per Bompiani nel 2022. Parliamo di Mauro Pagani, figura chiave della musica italiana dagli anni Settanta ad oggi, prima con la Pfm, poi da solista, quindi lo storico sodalizio con Fabrizio De André, per proseguire con innumerevoli produzioni e colonne sonore (per Gabriele Salvatores, tra gli altri).

Difficile pensare a un musicista che più di lui abbia contribuito a promuovere la riscoperta della tradizione musicale italiana e il superamento di una condizione di virtuale subalternità rispetto al modello musicale anglo-americano che caratterizzava gran parte dei musicisti italiani in quel periodo. Un’operazione che, in quegli anni di contrapposizioni ideologiche, rappresentava anche uno statement politico. Non era il solo, negli anni Settanta e Ottanta, a cercare strade nuove (suggeriamo al riguardo la lettura del libro di Valerio Mattioli “Superonda. Storia segreta della musica italiana”, per un racconto appassionato e coinvolgente della eccezionale creatività di tanti musicisti italiani, noti e dimenticati, tra il 1964 e il 1976). Ma Pagani, più di altri, ha saputo sintetizzare e innovare in modo originale le influenze musicali più disparate, dal progressive alla taranta, dalla canzone d’autore alle musiche del Mediterraneo e dei Balcani occidentali. Con esiti artistici ineccepibili e duraturi.

Il ritorno di Mauro Pagani alle esibizioni dal vivo lo scorso anno è stato quindi per noi una bellissima notizia, e abbiamo colto l’occasione del suo passaggio il 4 gennaio all’Auditorium di Roma per saggiarne lo stato di salute (artistica). Accompagnato da una band di fuoriclasse (Mario Arcari, fiati; Eros Cristiani, tastiere, pianoforte; Joe Damiani, batteria e percussioni; Walter Porro, tastiere, fisarmonica; Max Gelsi, basso; Claudio Dadone, chitarra e bouzouki, più le voci di Badara Seck ed Elena Nulchis), Pagani ha ripercorso alcuni dei passaggi più significativi della sua vicenda musicale, soffermandosi in particolare su “Crêuza de Mä” – con una straordinaria versione di Jamin-a trasformata in una sarabanda esattissima di suoni e luci e un’interpretazione magistrale di un pezzo immortale come “Sidun”, purtroppo attuale come non mai alla luce delle sofferenze e delle devastazioni in corso sull’altra sponda del Mediterraneo.

Memorabile la ripresa di gemme dal secondo lp in studio con De André, “Le Nuvole”, come “Ottocento”, “Don Raffaè” e soprattutto “La Domenica delle Salme”. Bellissima la riproposizione di “Davvero Davvero”, in origine un duetto con De André incluso nel secondo album solo di Pagani, “Passa la Bellezza”. Emozionante la sentitissima cover di “Forever Young”, omaggio a Bob Dylan ma anche a tutti noi che nella musica cerchiamo l’elisir dell’eterna giovinezza. Immancabile, e accolta da entusiastica approvazione, l’interpretazione di “Impressioni di Settembre” della vecchia Pfm. Unico appunto: l’assenza nella set list di pezzi del primo album solista di Mauro, che con il direttore di questo giornale consideriamo un capolavoro. Sarà per la prossima volta.

Grande successo. Bello ritrovare Mauro Pagani in gran forma artistica e vocale. Tangibile la partecipazione emotiva dei suoi musicisti e l’affetto e la stima nei confronti del Maestro. Una serata da ricordare.

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