La fanfara freneticaBerlino: ecco quanto investe in cultura una città che crede alla cultura

31,6 % Opera/Balletto (121.802.000 €) 10,1% Musica (39.066.500 €) 8,2% Monumenti, Archivi e Librerie (29.595.400 €) 4,8% Progetti di natura Letteraria (10.804.270 €) 24,4% Teatro (93.918.000 €) 13%...

31,6 % Opera/Balletto (121.802.000 €)
10,1% Musica (39.066.500 €)
8,2% Monumenti, Archivi e Librerie (29.595.400 €)
4,8% Progetti di natura Letteraria (10.804.270 €)
24,4% Teatro (93.918.000 €)
13% Musei (52.613.764 €)
2,2% progetti indipendenti (121.828.000 €)
3,1% Danza (12.127.062€)
2,6% soldi per progetti speciali legati alla Hauptstadtkulturfunds 10.000.000€)

Questo è l’investimento annuale destinato alle Arti a Berlino.
L’1,8 per cento del budget della Città và tutto lì…
Danza, Teatro, Opera, Balletto, Musei, Progetti indipendenti e Letteratura.

Il Berlinese medio è uno dei cittadini più viziati,artisticamente parlando, dell’intero pianeta.Può accedere facilmente e senza cospicui esborsi economici, a quanto di meglio ci sia oggi sulla scena artistica mondiale. Ieri, ad esempio, ho assistito alla Quinta di Mahler alla Konzerthaus in prima fila,pagando 40 euro.

Non male.

Berlino investe nelle Arti, più di una città come New York e permette a tutti,anche ai meno abbienti , di riservarsi un posto per godere del meglio disponibile.La Capitale, ultimamente nell’occhio del ciclone in seguito alle note vicissitudini economiche,ha uno dei maggiori finanziamenti del Mondo e sostiene, con i soldi pubblici, ben tre teatri d’Opera di proporzioni ragguardevoli che, tuttavia, succhiano un terzo dei finanziamenti e una enorme quantità di attività,che toccano tutti i campi dell’espressione artistica umana.

A questo va aggiunto un primato assoluto nel campo della Danza ( che in Italia si sta letteralmente estinguendo), nelle musiche “Contemporanee”e in tutte quelle rischiose sintesi di sperimentazione messe in atto,per tentare una qualche forma di evoluzione del linguaggio artistico.Non tutto l’oro però sembra luccicare.. ultimamente ci sono state forti reazioni alla politica di distribuzione dei finanziamenti, e infatti, un gruppo di Artistiriuniti sotto la sigla “Independent Scene Coalition” e il Piratenpartei,sta premendo per una ridistribuzione dei finanziamenti verso quelle strutture che si occupano di Sperimentazione e di Avanguardia, tradizionalmente più povere. In realtà alcuni degli artisti di punta del movimento, lamentano la distrazione di alcuni finanziamenti a loro destinati,verso importanti teatri a cui sono garantiti fondi cospicui.

La diatriba è aperta… il confronto è fra quelli che si muovono nel “mainstream “artistico e le punte estreme di uno sperimentalismo che, secondo i “poco finanziati” ,rappresenta il vero motivo dell’attrattiva artistico/turistica della Città e il volano economico che struttura la diversità di Berlino, rispetto alle altre Capitali del Mondo.

Molti membri del Piratenpartei, affermano che godere solo del 5% dei finanziamenti pubblici è ingiusto,
visto che sono le loro attività e non i concerti alla Staatsoper a rendere “unica” la Città. Il “Glamour di Berlino risiede invero nella enorme quantità di proposte “alternative” laddove anche il jazz, sembra essere ormai una musica per “ vecchietti “se comparata alle sperimentazioni,
spesso estreme e talvolta truculente, della scena berlinese.

Tuttavia c’è del vero.
Una delle proposte, invero geniali, del PIRATENPARTEI,è di usufruire degli spazi teatrali in pausa estiva,che sarebbero disponibili per sei settimane all’anno.Questo permetterebbe ai “nuovi”, di accedere a mezzi tecnico espressivi e a denari che potrebbero sotenere le loro “nuove” opere.

In realtà, dicono alcuni membri, non c’è niente di nuovo sotto al Sole,visto che le Arti , così come noi le conosciamo, non esisterebbero senza i Medici, il Vaticano e quei Mecenati che hanno dato modo ai grandi del passato, di realizzare le loro Opere.

Resta il fatto che, a parte le tensioni interne, che sono sempre esistite laddove si riuniscono più di due artisti insieme,La situazione di Berlino, rappresenta una straordinaria possibilità economica e umana e un approccio sicuramente da imitare anche in Italia, per rilanciare la Cultura come bene produttivo e come ricchezza economica.

Vi lascio immaginare cosa potremmo fare noi …

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