Banchiere di provinciaEcco come perdere la fiducia dei risparmiatori

La Turchia, purtroppo, ha fatto molto parlare di sé in questi giorni; le conseguenze del tentato golpe continuano a tenere il centro dell’attenzione internazionale, data l’importanza strategica del...

La Turchia, purtroppo, ha fatto molto parlare di sé in questi giorni; le conseguenze del tentato golpe continuano a tenere il centro dell’attenzione internazionale, data l’importanza strategica del Paese che è sempre stato riconosciuto come il ponte fra Europa e Asia. E di Turchia voglio parlare anch’io nel mio contributo di oggi, con un’angolatura finanziaria che, più nolente che volente, fa i conti con i fatti del 15 luglio e i suoi strascichi. Lo spunto mi è stato offerto da un articolo di Simone Filippetti su Il Sole 24 Ore (17 luglio) dal titolo “E adesso cosa succederà al bond italiano in lira turca?”. Il giornalista si riferisce all’emissione, in data 7 luglio, di un’obbligazione bancaria dal rendimento “stellare”, 9,15%, di due soli anni di durata ma, soprattutto, in lira turca; valuta che dal tentato golpe ha ricevuto un sonoro ceffone.

Lo spunto mi è stato offerto da un articolo di Simone Filippetti su Il Sole 24 Ore (17 luglio) dal titolo “E adesso cosa succederà al bond italiano in lira turca?”. Il giornalista si riferisce all’emissione, in data 7 luglio, di un’obbligazione bancaria dal rendimento “stellare”, 9,15%, di due soli anni di durata ma, soprattutto, in lira turca; valuta che dal tentato golpe ha ricevuto un sonoro ceffone.

Curioso che la sua testata abbia pubblicato nell’edizione cartacea del 14 luglio un articolo in prima pagina dal titolo “Bund a 10 anni, tassi in asta per la prima volta sottozero” e all’interno il messaggio pubblicitario dell’emissione di cui sopra con quel 9,15% di rendimento, come si conviene, in bella evidenza. Delle due una: o la Turchia è il Paese del Bengodi, e purtroppo non lo è, o qualcosa continua ad andare storto. Dico continua, perché circa un anno e mezzo fa ho già speso una riflessione al riguardo. http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2015/01/31/bot-people-alla-ricerca-della-fiducia-perduta/22409/

E la ratio è la medesima. La scrittura di Filipetti è brillante: “Gli Dei amano prendersi gioco degli uomini, pensavano gli antichi filosofi greci, e, aggiungono i commentatori moderni, soprattutto gli Dei della finanza. Che amano accanirsi, con una certa sadica pervicacia sui risparmiatori”. Io mi permetto di insinuare un dubbio: non sarà che alcune banche ci mettono del loro nel dare una mano agli Dei della finanza? Io direi di sì, perché il messaggio pubblicitario sparava il rendimento “da leccarsi i baffi” del titolo emesso da “soggetto super affidabile italiano” e relegava in caratteri decisamente più piccoli la frase sul rischio tasso ed emittente. Consideriamo che il messaggio non era rivolto ai soli investitori professionali; altrimenti perché la pagina pubblicitaria?

Io mi permetto di insinuare un dubbio: non sarà che alcune banche ci mettono del loro nel dare una mano agli Dei della finanza? Io direi di sì, perché il messaggio pubblicitario sparava il rendimento “da leccarsi i baffi” del titolo emesso da “soggetto super affidabile italiano” e relegava in caratteri decisamente più piccoli la frase sul rischio tasso ed emittente.

Domanda ingenua: in una congiuntura in cui circolano migliaia di miliardi di bond a tassi negativi, come è possibile proporre tassi al 9,15% con tanta superficialità? Cosa penseranno i sottoscrittori –io spero siano stati pochi– di quei bond? E dove va a finire la credibilità del sistema bancario italiano? E di riflesso la fiducia dei risparmiatori? Ce la giochiamo per sempre. E poi hai voglia a spiegare di non fare di tutte le banche un fascio.

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