Ragazzi, il posto in cui il presidente degli Stati Uniti può dire nel suo primo intervento all’Assemblea Generale dell’Onu all’Uomo razzo (Rocket man) – il dittatore nordcoreano Kim Jong Un – «Se saremo costretti a difendere noi stessi o i nostri alleati non avremo altra scelta che distruggere totalmente la Nord Corea» – non è più il mondo che noi conosciamo è l’Universo Marvel.
A parte il nome da fumetto, Rocket Man, è proprio il concetto di distruzione totale di un Paese che fa capire che si è perduto il senso della realtà. Spero vivamente solo a parole.
Ora, è piuttosto evidente che scopo del dittatore nordcoreano non è colpire gli Stati Uniti ma sputtanarli, perdonate il termine ma “screditare” non rendeva altrettanto,
Con l’evidente supporto di Russia e Cina, cui non par vero di far capire al mondo che la superpotenza americana è ormai poco più temibile di uno spaventapasseri.
Se un piccolo folle uomo – ma solo all’apparenza folle – può irridere la più grande potenza militare del pianeta, significa che navi, aerei, missili, carri armati, sommergibili e forze speciali e millanta e uno fanti non valgono che da deterrente.
Se ci provi davvero, a sfidare il poliziotto del mondo, sbanchi. Più o meno come il bullo del quartiere con Charlot poliziotto.
Perché la guerra come distruzione totale di un Paese non esiste più. La guerra si è frammentata, come tutto. È per questo che si dicono i paroloni, si fa la voce grossa. Perché tanto non seguiranno i fatti. Lo fa Kim Jong e lo fa Donald Trump. Lo fanno tutti. Lo fa in sedicesimo Beppe Grillo che vuole mangiare per poi vomitare i giornalisti.
Tanto è tutto un grande puzzle che non è che sia incomponibile, è che se lo fai – se ci provi e ci riesci, a comporlo – ne risulta un’immagine incomprensibile.
A furia di prendere a calci l’ordine il disordine è arrivato. Non credo per servirci, è arrivato e basta.
E se qui è un gran casino il problema è di quelli insormontabili, perché «Marte non è un buon posto per crescerci i bambini», come canta Elton John in Rocket Man, per l’appunto.
A presto.