Serialità ignorata“Extravergine”, alla scoperta del sesso

Debuttata lo scorso ottobre, “Extravergine” è stata la novità Foxlife dell’anno. Ne parliamo col suo autore, Giancarlo Germino Trentenne che scrive per una rivista online occupandosi di sessualità...

Debuttata lo scorso ottobre, “Extravergine” è stata la novità Foxlife dell’anno. Ne parliamo col suo autore, Giancarlo Germino

Trentenne che scrive per una rivista online occupandosi di sessualità, ma con un piccolo, grande segreto: essere ancora vergine. È il ritratto di Dafne Amoroso (Lodovica Comello), la giovane protagonista di “Extravergine”, la comedy FoxLife che racconta il sesso dal punto di vista di una ragazza che deve ancora sperimentarlo. Leggera e divertente, all’inizio può non convincere: la recitazione può sembrare quella esagerata delle solite fiction italiane, ma proseguendo la visione si intuisce come questo modo di recitare, coniugato al tono favolistico che permea quasi ogni scena delle dieci puntate, ne faccia in realtà un unicum, sicuramente un caso raro sulla tv italiana, accostandosi a prodotti come “Ugly Betty” e “Jane The Virgin”. Ne parliamo con uno degli sceneggiatori, Giancarlo Germino, noto per aver lavorato in produzioni come “Terra ribelle”, “L’ombra del destino” e “L’amore strappato”.

Com’è nata l’idea di “Extravergine”?

Sicuramente Fox era alla ricerca di un progetto per FoxLife dal taglio femminile, ma l’idea nasce da un soggetto originale davvero molto bello di Alba Calicchio e Daniele Malavolta. “Extravergine” è un progetto su cui si è lavorato molto proprio per farne un progetto con uno sguardo tutto nuovo, capace di essere un’anomalia nel panorama nostrano.

Il sesso è ancora un tabù nelle serie italiane. Quando venne censurato il bacio gay de “Le Regole del Delitto Perfetto”, alcuni sceneggiatori Rai e Mediaset condivisero sui social le loro personali esperienze di censura, a testimoniare quanto un argomento così importante, che è parte delle nostre vite, fosse ancora così difficile da affrontare sulla tv italiana. Chiaramente “Extravergine” è un prodotto cable, ma mi chiedevo se aveste incontrato delle resistenze scrivendolo, se la rete vi avesse lasciato davvero piena libertà.

Una delle cose più belle del lavoro su “Extravergine” è stato proprio il grado di libertà su certi temi, concesso e voluto dalla Rete. L’arrivo poi di Roberta (Torre, ndr), che è stata un referente sempre interessante e stimolante, ha fatto il resto.

Un’altra nota di merito: il punto di vista femminile, qualcosa che di solito viene relegato nei programmi televisivi di seconda serata (si veda la Mala Educaxxxion). La povera e ingenua Dafne Amoroso scopre il sesso e noi lo riscopriamo con lei. Avevate in mente fin da subito una protagonista femminile o avevate preso in considerazione anche l’idea di un protagonista maschile, e quindi di creare una serie molto diversa?

Extravergine è nata fin da subito intorno a una protagonista femminile. Il suo punto di vista è sempre stato centrale nel racconto.

Domanda tecnica. Il formato da venti minuti, di solito associato alle sit-com classiche, oggi quasi non viene frequentato più dalla tv italiana. Quali sono i suoi vantaggi e svantaggi?

Lo svantaggio maggiore è la compressione del racconto che però diventa sfidante e ti chiede di cercare soluzioni narrative veloci e sintetiche pur restando comprensibili.

Lei recentemente ha scritto una serie Mediaset che ha avuto un grande successo di pubblico, “L’amore strappato”. Ci parli di quella esperienza e ci racconti anche le differenze fra la scrittura del prodotto cable e di quello generalista.

Sì, “L’amore strappato” è stato il successo di Canale 5 della scorsa stagione. Una storia che è stata molto amata dal pubblico e a cui sono molto legato. La storia è tratta da una vicenda realmente accaduta e ha avuto una gestazione lunga. “L’amore strappato” ha al centro un’accusa di abusi su minori, che non si direbbe un tema facile per la generalista. Mediaset e la produzione hanno scommesso su questa storia spingendoci a cercare la strada giusta per dare voce all’ingiustizia subita dalla famiglia Lucanto a cui era stata strappata la figlia di sei anni per un’accusa poi rivelatasi infondata. In qualche modo la serie veicolava temi che si sono rivelati da lì a poco molto caldi. Chiaramente le mie esperienze su questi due prodotti, “Extravergine” e “L’amore strappato”, sono state molto diverse. Con la seconda si andava a raccontare, seppur liberamente, una storia vera e di denuncia, che affronta il tema degli abusi sui minori. Abbiamo quindi raccolto testimonianze e ci siamo documentati prima di trovare una chiave di racconto.

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