E(li's)booksFemonazionalismo, il razzismo nel nome delle donne di Sara Farris

Ho letto con molto interesse questo saggio di Sara R Farris, Femonazionalismo, il razzismo nel nome delle donne. Sara R. Farris è professoressa associata presso la Goldsmiths University of London....

Ho letto con molto interesse questo saggio di Sara R Farris, Femonazionalismo, il razzismo nel nome delle donne.

Sara R. Farris è professoressa associata presso la Goldsmiths University of London. È autrice di Max Weber’s Theory of Personality. Individuation, Politics and Orientalism in the Sociology of Religion (Brill, 2013) e di numerose altre pubblicazioni internazionali.

Il libro

Il concetto di femonazionalismo, coniato da Sara R. Farris in questo libro, è già diventato una categoria analitica di riferimento per molte pubblicazioni e dibattiti femministi. Una cornice teorica per leggere un fenomeno inaspettato dell’epoca contemporanea: l’uso da parte dei partiti di estrema destra della rivendicazione dell’uguaglianza di genere per portare avanti politiche islamofobe e razziste. Oggetto di indagine sono le strategie comunicative della Lega di Matteo Salvini, del Front National francese di Marine Le Pen e del Pvv di Geert Wilders nei Paesi Bassi. Le loro retoriche insistono sull’idea che gli uomini migranti siano un pericolo per le società occidentali dato il loro atteggiamento oppressivo verso le donne. Una narrazione di cui troviamo ricorrenze storiche nelle politiche coloniali impegnate a rappresentare gli uomini Altri come minacce sessuali e le donne Altre come proprietà dei “salvatori” bianchi. Ma il femonazionalismo è una ideologia che scaturisce da un’inedita intersezione tra nazionalisti, politici neoliberisti e alcune associazioni femministe e donne delle istituzioni. Una convergenza che nasce dalla volontà di mantenere la catena materiale della produzione e della riproduzione sociale. Nascondendo le disuguaglianze strutturali dietro conflitti culturali il femonazionalismo contribuisce alla riorganizzazione neoliberista del welfare. Se gli uomini migranti sono accusati di “rubare il lavoro” o essere dei “parassiti del welfare”, le donne migranti invece permettono agli europei e alle europee di lavorare nella sfera pubblica garantendo quel lavoro di cura che le ristrutturazioni neoliberiste hanno mercificato: lavori domestici, baby sitting e assistenza per anziani e disabili. Ne viene fuori una contraddizione di fondo: si sostiene di voler emancipare le donne non occidentali relegandole in quella sfera lavorativa da cui i movimenti femministi hanno storicamente cercato di liberare le donne. E riducendo il tema dei diritti di genere a uno scontro di civiltà si legittimano le molteplici forme di oppressione che ancora colpiscono le donne.

La mia lettura

Faccio una doverosa premessa, il saggio di Sara Farris è una indagine accurata e imparziale di un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti, cioè la strumentalizzazione della parità di genere per rafforzare sentimenti islamofobi da parte di certe forze politiche.

Protagonisti di questa indagine sono: i nazionalisti, i neoliberisti e alcune intellettuali/femministe delle organizzazioni delle pari opportunità. Tutti tendono a stigmatizzare gli uomini, in particolare i musulmani, con l’obiettivo di pubblicizzare i loro obiettivi di natura politica.

La professoressa Farris ha concentrato la sua ricerca su tre paesi: Francia, Olanda e Italia, l’interrogativo è stato: perché invocano la stessa retorica? Come mai i nazionalisti che non sono storicamente pro-femminismo “tradiscono” le loro convinzioni? E come mai alcune femministe assumono posizioni che fanno pensare ad un rinnegato principio di emancipazione?

Partendo dal presupposto che la professoressa Farris riconosce perfettamente la posizione di “svantaggio” sociale delle donne, soprattutto delle donne musulmane, la sua critica è rivolta all’ormai diffusa idea che le donne musulmane siano le vittime per eccellenza, così vengono rappresentate nel nostro immaginario di europei.

Leggendo Femonazionalismo ho avuto modo di ripensare alcuni cambiamenti che altrimenti si fatica ad analizzare con cognizione di causa tendendo a rimanere in superficie.

Penso al partito di Marine Le Pen, Front National, al modo in cui sta operando per accrescere la sua popolarità puntando a rendere il partito “più accessibile”, provando a mitigarne gli estremismi e il tema dell’emancipazione femminile è uno di quelli più adoperato per far breccia su un elettorato reticente.

Per l’Italia il partito analizzato è la Lega, ho letto con attenzione tutta la parte che ripercorre l’approvazione della legge Bossi/Fini e i successivi cambiamenti, nei primi anni Duemila per la Lega Nord di Bossi l’Altro non era solo l’immigrato ma anche l’italiano delle regioni del Sud, il partito è nato e si è sviluppato su ideologie etnoregionaliste. Come per Le Pen, anche per la Lega la strumentalizzazione di genere è partita intorno al 2005, ricorda Farris la campagna di affissioni in occasione dell’opposizione del partito all’entrata della Turchia in UE, confesso che non ho memoria dei manifesti che ritraevano una donna velata su sfondo scuro da una parte e due donne con capelli corti e abbigliamento occidentale occupate in un lavoro d’ufficio dall’altra. La domanda retorica era: “ Volete correre il rischio? No alla Turchia in Europa”.

Più esplicito di così …

La domanda che emerge forte è: questi paesi, Italia, Francia e Olanda, si sono limitati a evocare narrazioni salvifiche o hanno anche proposto politiche concrete verso l’integrazione? E il termine populismo, oramai abusato, cosa vuol dire davvero? Non sarà che oramai ci si appella al popolo in modo più demagogico che democratico?

Chiaro è che le donne vengono considerata dei vettori di inclusione, sono loro malgrado mediatrici, oggi è fondamentale anche che siano parte attiva dei processi di produzione perché si è passati da un sistema che prevedeva politiche di welfare ad un sistema che prevede politiche di workfare.

Segue una analisi storica del fordismo come responsabile della divisione sessuale del lavoro, marginalizzazione sociale, segregazione domestica.

Con un linguaggio chiaro e diretto, una analisi obiettiva supportata da dati, note e citazione puntuale delle fonti Sara R. Farris fornisce un valido strumento per una lettura consapevole di alcune importanti dinamiche sociali di oggi.

Sara R Farris, Femonazionalismo, il razzismo nel nome delle donne – Alegre edizioni Pg 304 € 15,30

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