La notizia è che la banca d’affari Goldman Sachs non sarà perseguita per la vicenda dei mutui subprime. Lo ha stabilito il Dipartimento della Giustizia Usa, secondo cui non esistono elementi adeguati per un procedimento penale nei suoi confronti, come chiedeva un rapporto del Congresso. All’origine della vicenda giudiziaria della Goldman Sachs si hanno i mutui subprime, i mutui ipotecari di bassa qualità, quelli inferiori (sub) a quelli di alta qualità (prime). Questi mutui erano messi insieme in forma di obbligazione. Che cosa è accaduto?
Partiamo, riducendolo a poche parole, dal meccanismo della crisi statunitense: 1) non cresce abbastanza il reddito dei meno abbienti, 2) i quali però possono – con un mercato finanziario molto sviluppato e accendendo dei mutui ipotecari a condizioni favorevoli – comprare casa; 3) con il prezzo degli immobili che sale, essi possono indebitarsi e consumare; 4) a un certo livello dei prezzi degli immobili e a un certo livello del debito il meccanismo si blocca; 5) cade allora insieme al prezzo degli immobili il prezzo delle obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari; le imprese finanziarie che le avevano in portafoglio si trovano ad avere delle attività che valgono molto meno; 6) cade il valore del loro attivo, e quindi anche quello del loro passivo; debbono varare degli aumenti del capitale di rischio, che però potrebbe non trovare sottoscrittori; 7) in alternativa, se sono delle banche, possono ridurre il credito all’economia; 8) per evitare l’avvitamento, interviene il Tesoro che ricapitalizza il sistema, oppure la Banca centrale che compra i titoli che non hanno più un mercato funzionante (il primo Quantitative Easing).
Il passaggio cruciale sono i punti 4) e 5). Il “povero” (ossia chi ha un reddito basso e nessuna garanzia patrimoniale) singolarmente preso non riesce a comprar casa, perché il tasso sul suo mutuo sarebbe – essendo lui “rischioso” – troppo alto. Ma i poveri messi insieme non sono molto rischiosi, perché, se qualcuno perde il lavoro, la maggioranza resta occupata. I mutui sono messi insieme in un’obbligazione che viene venduta. Il rendimento dell’obbligazione che finanzia i mutui è inferiore al costo del mutuo per il povero preso singolarmente.
I poveri, soprattutto gli ispanici e gli afro americani, hanno potuto per la prima volta comprar casa senza dover prima risparmiare per anni. Le obbligazioni erano poi vendute molto facilmente. La facilità con cui venivano vendute queste obbligazioni con in pancia i mutui sub prime solleva l’imbarazzante problema che non è l’offerta di attività finanziarie ad essere la sola colpevole, perché anche la domanda ha sempre un ruolo.
Ad un certo punto i prezzi degli immobili possono improvvisamente smettere di salire, come avviene nel 2006, e bloccare il funzionamento del meccanismo. C’era chi pensava che – dopo una pausa – sarebbero saliti ancora, e dunque ha continuato a comprare le obbligazioni con in pancia i mutui ipotecari (in gergo una posizione “lunga”). C’era chi pensava che i prezzi degli immobili sarebbero caduti senza riprendersi per molto tempo e dunque ha scommesso sulla discesa del prezzo dell’obbligazione (in gergo una posizione “corta”). Se il prezzo degli immobili continua a salire chi è lungo guadagna, mentre chi è corto perde, e viceversa. Nel 2007 e 2008 – con la caduta dei prezzi degli immobili – ha guadagnato chi era corto. Nessuno poteva sapere, dai segnali contrastanti e incompleti provenienti dal mercato immobiliare, chi avrebbe avuto ragione. L’origine delle perdite di chi era “lungo” non è la malafede, ma l’errore di previsione.
Tornando ai mutuatari, il prezzo degli immobili è caduto e quelli che avevano comprato per ultimi si trovano ad avere ad oggi una casa che vale meno del mutuo. Quelli che costruivano case si trovano oggi in maggioranza disoccupati. Le case costruite sono, infatti, ancora troppe, e le case costruite e non occupate vanno vendute prima di rimettersi a costruirne di nuove.
Questa è, succintamente, la vicenda dei mutui subprime che inizialmente ha permesso ai poveri di comprare casa, e poi ha contribuito ad alimentare la bolla immobiliare. Con i dovuti cambiamenti – regole patrimoniali più rigide per i sottoscrittori bancari, contratti trasparenti – il sistema di rendere poco costoso il mutuo ipotecario per i meno abbienti dovrebbe tornare a funzionare. In Italia, i precari, che chiedono un mutuo alla banca e sono respinti perché individualmente troppo rischiosi, potrebbero trovare nei mutui subprime di seconda generazione lo strumento adatto per vivere sotto un tetto tutto loro. In conclusione, la “finanza per le masse” e non solo quella elitaria è possibile, ed è utile. Se no, smettiamo di lamentarci che le banche non fanno più credito, o meglio, che ti prestano l’ombrello solo quando non piove.