«Prima di tutto, io non faccio parte del Movimento Cinque Stelle», spiega Maurizio Pallante. E già qui, le cose diventano più chiare. «Simpatizzo, sono consulente a titolo gratuito per Pizzarotti a Parma, ma non sono un grillino».
Lui, di movimento, ne ha anzi fondato un altro, il «Movimento per la Decrescita Felice, che nel suo statuto precisa di non volersi mai presentare alle elezioni». Eppure è stato chiamato in causa come punto di congiunzione tra Beppe Grillo e la Fiom. Abbagli d’estate? «Io non mi permetto di dire nulla, in questo senso», spiega a Linkiesta. «Ma ci sono punti di contatto». Ogni tanto, qualche sguardo d’intesa tra i leader c’è stato. Almeno da parte della Fiom: qualche mese fa lo stesso segretario Maurizio Landini aveva difeso i grillini dall’accusa di antipolitca. Anche se, a guardare la realtà, un avvicinamento tra le due parti sembra pura fantapolitica.
«Sono due cose diverse». Pallante, però, è amico di entrambi. «Noi abbiamo un rapporto privilegiato con il movimento di Beppe Grillo, perché ascoltano le nostre proposte e sono interessati a metterle in pratica». Si tratta di questioni che riguardano, appunto, la decrescita. «Che, si sa bene, non consiste in uno stile di vita più sobrio, o in una rinuncia alle cose», bensì «è la teoria di un utilizzo della tecnologia che riduca gli sprechi, che non dipenda dal Pil e che, anzi, distingua bene tra bene e merce. Facendo sì che il bene non sia sempre merce». Nella sostanza, una lotta allo spreco, che è definito come la situazione in cui il consumo di un bene viene mal gestito. «E i grillini sono in prima fila, con noi, in questa nostra battaglia». Naturale che siano amici.
E la Fiom, invece? «Anche la Fiom è interessata. Proprio a questo settore: nuove idee per le tecnologie dell’energia», che permettono di affrontare la questione dal punto di vista del lavoro. «Ad esempio, a noi sembra inutile insistere nella produzione di automobili, quando ormai il mercato è saturo. Che fare? Si potrebbe convertire il tutto per la produzione di micro co-generatori», si tratta di apparecchi per la produzione di energia che risultano, nella sostanza, composti da un motore di automobili. La differenza è che il calore verrebbe incanalato e usato come riscaldamento. «La Volkswagen sta progettando di costruirne 5000, che avranno insieme il totale di due centrali nucleari da 1000 Megawatt». Addirittura.
Un impulso all’economia che creerebbe nuovi posti di lavoro. «Una cosa che sta a cuore a Landini e alla Fiom in generale. È da tempo che il settore dell’efficienza energetica si presenta come uno dei più promettenti. Secondo noi è il caso di investire». E l’idea piace sia al sindacato che al Movimento.
Ma in generale, il problema è un altro. Sono due movimenti distanti e distinti. I due si possono parlare? C’è una base comune? «Non possono: i due si devono parlare», sostiene Pallante. «Noi vogliamo funzionare come collegamento, come link tra le due realtà». E se i punti di contatto «sono questi, che riguardano l’energia, il loro dialogo potrà salvare il Paese, portandolo fuori dalla crisi economica, riducendo gli sprechi e aumentando l’occupazione». Superando tutte le ideologie.