«Senza nemmeno discuterne tra noi, ci è sembrato evidente che la tortura fosse qualunque violenza o coercizione, fisica o psichica, esercitata su una persona per estorcerle una confessione o informazioni, o per umiliarla, punirla o intimidirla». Così scriveva il giurista Antonio Cassese, ricordando il suo impegno da presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti. «Nella tortura la disumanità è deliberata: una persona compie volontariamente contro un’altra atti che non solo feriscono quest’ultima nel corpo o nell’anima, ma ne offendono la dignità umana». Senza bisogno di citare Cesare Beccaria e Pietro Verri, la storia della proibizione legale della tortura ha radici salde anche nel secolo passato. La Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 la considera un crimine contro l’umanità. E così la Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Nel 1984, ne ha fornito una precisa definizione la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Un trattato ratificato dal nostro Paese nel 1988.
Nel corso delle ultime due legislature il Parlamento ha tentato invano di modificare il codice penale. Adesso, tra tante difficoltà, ci riprova. A un anno esatto dall’approvazione in commissione Giustizia, inizia nell’aula di Palazzo Madama l’esame del ddl tortura
Eppure, quasi trent’anni dopo, in Italia non esiste ancora uno specifico reato. Nel corso delle ultime due legislature il Parlamento ha tentato invano di modificare il codice penale. Adesso, tra tante difficoltà, ci riprova. A un anno esatto dall’approvazione in commissione Giustizia, inizia nell’aula di Palazzo Madama l’esame del disegno di legge che introduce il reato di tortura nel nostro ordinamento. È una proposta di «rilevanza eccezionale – racconta il presidente dell’associazione Antigone Patrizio Gonnella – E andrebbe a colmare una lacuna gravissima». Ma il percorso è complicato. Dopo il primo ok, il provvedimento è stato modificato alla Camera. Tornato al Senato, ieri è stato avviato l’esame in aula.
Anche all’interno della maggioranza non tutti condividono l’impianto. Tra i punti di disaccordo ci sono alcune modifiche apportate al provvedimento, destinate ad “alleggerire” il reato. Dove si parlava di “acute sofferenze fisiche o psichiche”, si è preferito trovare una nuova formulazione: “acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico”. Al posto di “violenza e minaccia”, adesso si legge “reiterate violenze o minacce gravi”. «Personalmente la ritengo un’inserzione scellerata che ha portato ulteriori peggioramenti a un testo che era già mediocre» racconta il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione per i diritti umani e primo firmatario di uno dei disegni di legge in materia. Qualcuno imputa le modifiche a pressioni esterne al Palazzo. «Credo che siano una scelta politica del ministro dell’Interno – continua Manconi – sollecitato da alcune rappresentanze sindacali delle forze di polizia». Il tema è proprio questo. Intervenendo al Senato, ieri pomeriggio il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri lo ha spiegato chiaramente: «Non vorrei che questo ddl sul reato di tortura portasse alla paralisi dell’attività delle forze dell’ordine».
Entro la prossima settimana il testo sarà approvato e tornerà alla Camera. Ma fanno discutere alcune modifiche. «Sono stati apportati ulteriori peggioramenti a un testo che era già mediocre» racconta il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione per i dritti umani
Inutile negare che le fibrillazioni politiche interne alla maggioranza – in particolare al Senato, dove i numeri sono più traballanti – hanno creato qualche tensione. Al netto di sorprese, però, entro la prossima settimana il provvedimento sarà approvato. A quel punto, dovrà tornare ancora una volta alla Camera. A sentire il senatore Pd Sergio Lo Giudice, la speranza è che si arrivi all’approvazione definitiva entro la fine della legislatura. «A 30 anni dalla firma della Convenzione di New York contro la tortura – racconta a Palazzo Madama – nonostante questo non sia certamente il migliore dei testi possibili, è comunque giunto il momento di inserire il reato nel nostro ordinamento».