Gli enti che si occupano delle adozioni di bambini stranieri e le famiglie arcobaleno restano fuori. Alla Conferenza nazionale sulla famiglia, organizzata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per i prossimi 28 e 29 settembre a Roma, non sono stati invitati. E chi ha provato a chiedere di partecipare, si è visto respingere l’invito. Al massimo, potranno seguire l’evento in streaming.
La due giorni dedicata alle famiglie sarà aperta al Campidoglio dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, seguita dalla presidente della Camera Laura Boldrini e dall’intervento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Un evento istituzionale per fare il punto sulle politiche per la famiglia in Italia. Ma per le associazioni che riuniscono le famiglie gay e lesbiche non è previsto alcun intervento. E lo stesso vale per gli enti che si occupano di portare a termine le adozioni dall’estero, nonostante la ripresa dei lavori della Commissione per le adozioni internazionali (dopo tre anni di silenzio) sembrasse aver inaugurato l’avvio di un nuovo corso per le famiglie adottive.
Il programma della conferenza prevede cinque gruppi di lavoro paralleli su temi diversi: il ruolo delle “famiglie come risorse sociali ed educative”, la “crisi demografica”, “l’evoluzione della famiglia fra diritto e società”, la “conciliazione lavoro-famiglia” e anche il “fisco a sostegno delle famiglie”. Tutti temi di grande rilevanza, che interessano tutte le famiglie. Ma nell’abstract dei gruppi di lavoro, i nuclei familiari con due mamme e due papà (che pure in Italia esistono) non vengono neanche citati. E si parla di adozione e affidamento solo nel capitolo delle “famiglie fragili e vulnerabili”.
Un evento istituzionale per fare il punto sulle politiche per la famiglia in Italia. Ma per le associazioni che riuniscono le famiglie gay e lesbiche non è previsto alcun intervento. E lo stesso vale per gli enti che si occupano di portare a termine le adozioni dall’estero
«Per il governo italiano gay e lesbiche vanno tenuti fuori dalla porta quando si discute di politiche per la famiglia», denunciano le associazioni Famiglie Arcobaleno, Rete Genitori Rainbow e Agedo. Quest‘ultima è l’unica invitata a partecipare nell’uditorio, ma non a intervenire, mentre le altre due non hanno ricevuto alcun invito. Rete Genitori Rainbow, l’associazione che riunisce i genitori omosessuali e transessuali che hanno avuto figli da precedenti relazioni, ha chiesto di aderire all’iniziativa, ma la richiesta è stata rifiutata.
Situazione simile nel mondo delle famiglie adottive. Cifa Onlus, l’ente autorizzato che dagli anni Ottanta in Italia porta a termine il maggior numero di adozioni internazionali («abbiamo contribuito a formare più di cinquemila famiglie», dicono), ha chiesto di partecipare alla conferenza. Ma anche in questo caso la richiesta è stata rispedita al mittente. «Con una motivazione discutibile», spiegano dal consiglio direttivo Cifa: «La manifestazione sarebbe infatti riservata ai soggetti istituzionali e ai rappresentanti delle organizzazioni nazionali della società civile presenti negli organismi collegiali a supporto delle politiche in materia di famiglia». Anche il Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia), un altro dei principali enti, è rimasto fuori. Davanti alla «chiusura manifestata dagli organizzatori», dicono, non hanno neanche chiesto di partecipare alla conferenza. «Anche se siamo stati i primi 50 anni fa a introdurre in Italia il concetto che un bambino nato da altri in un Paese lontano può essere accolto come figlio», spiega la presidente di Ciai Paola Crestani, «non siamo stati ammessi a condividere i lavori della prossima conferenza sulla famiglia».
Sarà presente agli incontri, invece, Aibi – Amici dei bambini, l‘ente che nei mesi scorsi è stato al centro delle cronache per le presunte irregolarità nelle adozioni dal Congo. Ma in questo caso in veste di associazione di famiglie e non di ente autorizzato alla gestione delle adozioni internazionali. Il motivo degli inviti ridotti, dicono dalla Presidenza del Consiglio, sono i posti limitati. Ma la conferenza nazionale delle famiglie, forse, meritava qualche sedia in più.