Il patto di CampobassoProve di desistenza tra Pd e Cinque Stelle: ecco il piano di Mattarella per mettere paura a Salvini

Domenica si voterà per i ballottaggi: a Campobasso, dove il centrosinistra ha incassato il 25,9 per cento, c’è fibrillazione. Perché sarebbe lo specchio delle prossime elezioni politiche, se il governo cadesse. Con il Mattarellum, infatti, un asse Pd-Cinque Stelle supererebbe la Lega

Miguel MEDINA / AFP

Domenica si voterà per i ballottaggi. E c’è una città che dovrà scegliere il primo cittadino, ormai diventata un modello per il centrosinistra italiano. Si tratta di Campobasso, capoluogo di regione del Molise, dove il M5S si giocherà il ballottaggio e sfiderà, destino della sorte, un centrodestra a trazione a leghista. Insomma, una sfida tutta interna all’esecutivo gialloblù che configura plasticamente i match dei collegi uninominali qualora si tornasse al voto.

Ecco, il dettaglio sta tutto qui, nell’atteggiamento del Pd che ha invitato gli elettori a votare “ma non Lega” perché, è stato il ragionamento dei vertici locali dei democratici, “noi siamo democratici, europeisti e antifascisti”. È una desistenza vera propria, come succedeva negli anni del Mattarellum, fra i gialli e i rossi che potrebbe sì spostare gli equilibri della partita di Campobasso anche perché lì il centrosinistra a guida Pd al primo turno ha incassato il 25,9 per cento. Da qui l’eccitazione del gotha di Zingaretti che giovedì in transatlantico si divertiva a tratteggiare scenari e non parlava d’altro ergendo addirittura Campobasso a modello per le prossime elezioni politiche.

E non è certo un caso se la sinistra democristiana all’interno del Pd, quella rappresentata da Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, lavora in questa direzione e sia tentata dal ritorno di nuove elezioni politiche. Ripetendo a ogni circostanza “al voto, al voto” ma non per allontanarlo ma lasciando immaginare di avere fra le mani una carta vincente. Quale? Ufficialmente non è dato sapere. Zingaretti e i suoi ipotizzano un centrosinistra a vocazione maggioritaria capace di sbancare e di intercettare l’elettorato grillino. Eppure giovedì, poche ore dopo la pax siglata fra Salvini e Di Maio, in Transatlantico Franceschini e Guerini hanno chiacchierato a lungo, si sono confrontati su quale atteggiamento avere in una situazione politica così delicata, disegnando poi la strategia delle prossime settimane qualora i gialli e i verdi dovessero separarsi definitivamente e si dovesse riaprire i seggi.

Se ci sarà una nuova crisi di governo – su cui oggi nessuno scommette – la legislatura terminerà, il presidente della repubblica non perderà un attimo e scioglierà le camere accompagnando il Paese ai seggi

E questo di cui sopra è il piano di Mattarella che ha già sguinzagliato i suoi sherpa per sondare il gruppo dei cinquestelle, ancora scossi dalla batosta elettorale dello scorso 26 maggio. Se ci sarà una nuova crisi di governo – su cui oggi nessuno scommette – la legislatura terminerà, il presidente della repubblica non perderà un attimo e scioglierà le camere accompagnando il Paese ai seggi. Ai piani alti del Colle si sostiene infatti che il Capitano potrebbe avere difficoltà in caso di elezioni anticipate. Il ragionamento che si fa suona così: il sistema di voto delle politiche, il Rosatellum, è differente assai dal proporzionale puro delle europee. Nel Rosatellum è determinante – e funge da premio di maggioranza – la quota di collegi uninominali pari a un terzo dei seggi.

Ed è lì che la sinistra Dc del Pd eterodiretta dal Colle vuole rovinare i piani del vicepremier leghista. Come? Con dei Patti di desistenza fra Pd e i cinquestelle nelle regioni del Sud. Uno schema che porterebbe all’ingovernabilità e all’ipotesi post voto di un asse cinquestelle-Pd. Utile ai democratici per tornare al governo. Utile ai cinquestelle per ritornare ad essere quella forza movimentista di sinistra che in pochi anni ha conquistato parte dell’elettorato progressista.

Se non fosse così la sinistra Diccì che domina all’interno del Nazareno proverà la carta del ribaltone nel segno della stabilità per rassenerare i mercati e soprattutto per istituzionalizzare i cinquestelle. E in accordo con il presidente della Camera Roberto Fico che potrebbe essere il frontman dei pentastellati. Ma prima di ogni cosa occorrerà vedere come andrà a finire a Campobasso, dove la desistenza ebbe inizio e dove forse nacque un nuovo schema di gioco giallorosso. Senza che nessuno litigò. O almeno sembra così. Sarebbe la prima volta.

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