Le storie di EttoreAddio Isaac Promise, il web non ti meritava

Il calciatore nigeriano è morto nella palestra del suo appartamento ad Austin, Texas. E qualcuno ha avuto il cattivo gusto di darne notizia facendo una pessima battuta

ROBERT VOS / ANP / AFP

L’anima non pesa 21 grammi, la morte forse sì o forse nemmeno.

La morte in rete pesa pochi kilobyte, un rigo in cronaca, il tempo di una battuta.

Isaac Promise era un calciatore nigeriano, nel 2008 giocò splendidamente nella selezione olimpica, vinse un argento e si conquistò una vita da girovago del pallone.

Turchia, Olanda e ora Austin, in Texas con la famiglia per guadagnare gli ultimi denari di una carriera dignitosa, magari non quella che avrebbe sperato ma le variabili e le complessità dei nostri giorni nel mondo dei vivi sono troppe.

Promise è morto nella palestra del suo appartamento, forse un collasso ma le cause sono da stabilire e la certezza è che resta una vedova, restano dei figli.

Questa notizia si può dare in mille modi, a distanza il più indicato è riportarla come arriva dagli Stati Uniti.

Poi però ci sono i kilobyte e la decenza, il protagonismo e la disintermediazione.

Tutti scrivono tutto su tutti, nessuno legge quello che tutti scrivono su tutto e tutti.

Un quotidiano online ha commentato così la morte di Isaac Promise: «Addio Promise, anche se non avevi mantenuto tutte le promesse…»

Il gusto della battuta, anche se la battuta non ha gusto, pur di farla.

Qualche ora dopo l’articolo è cambiato, modificato, di quel commento resta lo screenshot e la pena.

Uno screenhot, la correzione, pochi kilobyte, la morte.

Purché se ne scriva, purché nessuno o quasi lo legga.

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