C’è un’istituzione in Europa di cui si parla poco, ma che da settimane aiuta senza i riflettori puntati le città e regioni nella lotta contro il Covid-19. Parliamo del Comitato europeo delle regioni, il luogo dove in tempi normali, le amministrazioni locali e i governi regionali possono far sentire la loro voce nell’Unione europea.
Già a metà marzo il neoeletto presidente del CdR, il greco Apostolos Tzitzikostas, aveva chiesto alla Commissione almeno 10 miliardi di euro per assumere personale medico e sanificare ospedali e scuole, sbloccando quel che resta di non speso del bilancio Ue. Oltre ovviamente ai 37 miliardi di fondi strutturali già dirottati per le spese sanitarie.
Non tutti lo sanno, ma la sanità pubblica è uno degli ambiti per cui Parlamento, Consiglio e Commissione sono tenuti a consultare il CdR. Infatti la Conferenza dei presidenti, che oltre a Tzitzikostas e al suo vice riunisce i presidenti dei 6 gruppi politici del Comitato, aveva lanciato un piano d’azione in cinque punti.
Primo fra tutti un meccanismo Ue per le emergenze che desse un sostegno più diretto ed efficace alle migliaia di leader locali e regionali che cercano di assicurare i servizi sanitari a livello locale. Una misura inclusa dal Parlamento europeo nella risoluzione comune approvata all’ultima plenaria.
Il piano del CdR prevede anche l’aggiornamento costante per gli enti locali e regionali su cosa fa l’Europa per affrontare la crisi e metodi per agevolare verifiche sul campo. I membri del Comitato (sindaci, governatori e consiglieri di tutta Europa) sono chiamati a fornire dati dai territori per migliorare l’azione dell’Unione europea.
Ma un elemento chiave della risposta del Comitato alla crisi è la piattaforma di scambio e cooperazione ospitata sul sito internet, in costante aggiornamento. Uno sforzo comunicativo non indifferente per costruire una rete che nasca dai territori, forte delle esperienze peculiari che ciascuno affronta, e creare sinergie per azioni comuni dopo la pandemia.
Filo rosso è la condivisione di soluzioni e risposte di governi locali e regionali, ma anche notizie e storie di solidarietà. Ad esempio, veniamo a sapere che a Estepona, in Spagna, stanno convertendo maschere subacquee in maschere per uso medico, o che il municipio di Prešov (Slovacchia) investe in veicoli elettrici per distribuire cibo e medicine agli anziani. I lavoratori fiamminghi disoccupati per la quarantena avranno le bollette della luce pagate. Il sindaco di Atene incontra 45 omologhi di tutto il mondo per uno scambio di idee, mentre cechi e polacchi si scrivono a vicenda “ci mancate” da una parte all’altra del confine.
Ancora: le 6 commissioni tematiche del Comitato stanno pubblicando bollettini periodici per monitorare il dibattito sull’impatto della crisi e le diverse misure da attuare a livello locale, nazionale ed europeo.
Insomma, nella lotta alla pandemia città e regioni d’Europa non vengono lasciate sole. Il loro futuro dipende molto dai fondi di coesione, di cui il Comitato chiede da tempo lo snellimento e la facilità di accesso, anche tramite la Cohesion Alliance lanciata nel 2017. La politica di coesione ha nel tempo contribuito alla crescita, alla creazione di posti di lavoro e alla diminuzione della disparità tra regioni europee.
Certo, nell’ambito del programma SURE parte delle risorse non impegnate (fondo europeo per lo sviluppo regionale, fondo sociale europeo e fondo di coesione) saranno spostate sulla crisi sanitaria, ma ciò avviene nello spirito di flessibilità e solidarietà che caratterizza l’Ue.
Il Comitato delle regioni si è fatto sentire anche prima del Consiglio europeo del 23 aprile, per ribadire la necessità di un recovery fund, di un programma specifico per l’assistenza ospedaliera e l’aumento del bilancio Ue a oltre 1,2 per cento del Reddito nazionale lordo.
Ma anche di piani per le PMI e per migliorare la connettività e i servizi pubblici digitali, specie nelle zone rurali, e non dimenticando il Green Deal (da poco i gruppi politici del Comitato comprendono anche i Verdi). Tutto sarebbe più facile, poi, se l’accesso ai fondi per la ricostruzione fosse diretto, in modo da compensare anche il gettito fiscale perso.
Una risposta efficace nel contrastare il coronavirus può venire solo da un’interazione efficace tra livello locale, regionale, nazionale ed europeo, punti cardine di una buona governance europea. Lo dice anche un recente comunicato del CdR, che auspica pure un “riequilibrio” delle competenze in materia di sanità tra i vari livelli, in linea con il principio di sussidiarietà (poter prendere decisioni al livello più vicino ai cittadini).
Non a caso in tempi ordinari il Comitato delle regioni fa un lavoro sottovalutato che però rende più efficace l’azione dell’Unione: l’analisi del potenziale impatto territoriale delle proposte legislative dell’Ue formulando pareri, inviati poi alle altre istituzioni e pubblicari nella Gazzetta ufficiale per definire meglio le politiche europee.