Nella stessa settimana in cui la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di non aiutare le società che hanno legami con i paradisi fiscali, la Corte generale di Giustizia europea ha annullato la multa di 13 miliardi di euro comminata da Bruxelles ad Apple. La multinazionale di Cupertino era accusata di aver goduto di un regime fiscale agevolato in Irlanda.
Perché la Corte ha dato ragione ad Apple
Secondo i giudici lussemburghesi la decisione su Apple era sbagliata «perché la Commissione non è riuscita a dimostrare in modo giuridicamente adeguato l’esistenza di un vantaggio anti concorrenziale». Quindi la tassazione allo 0,005% che ha fruttato 13 miliardi di euro di benefici fiscali alle due società irlandesi di Apple tra il 1991 e il 2007 non basta da sola per esser definita un aiuto di Stato.
Per la Corte, la Commissione ha sbagliato a ritenere un vantaggio governativo il non aver considerato i profitti ottenuti dalle due società di Apple fuori dall’America come derivanti dalle filiali irlandesi, da cui poi ne discendono alcuni vantaggi fiscali non sufficientemente chiariti dalle autorità europee. Per i giudici bastava semplicemente dimostrare che quei ricavi erano frutto delle attività delle filiali.
La Commissione potrà impugnare la sentenza davanti al tribunale di appello interno alla Corte di giustizia europea, ma prima potrebbero volerci anche tre anni. Nel frattempo, il deposito che Apple aveva versato di 14,3 miliardi di euro (13 miliardi più 1,2 di interessi) sarà congelato fino a sentenza definitiva.
La reazione di Vestager
Un brutto colpo per la commissaria europea alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager che da quando è iniziato il suo mandato nel 2014 ha sempre cercato di punire gli aiuti di stato indiretti inquisendo le multinazionali per il mancato rispetto delle regole sulla concorrenza. Quel metodo non sarà più efficace, se la sentenza sarà confermata.
Senza contare che questa nuova sconfitta si aggiunge a quelle dello scorso anno, quando il tribunale le aveva dato torto sia sul caso Starbucks, reo di non aver pagato 30 milioni di euro di tasse nei Paesi Bassi, che su quello delle 39 multinazionali accusate di aver goduto di un regime fiscale favorevole in Belgio. «La Commissione valuterà i prossimi passi ma non si può transigere sul principio: le imprese devono pagare la loro giusta quota di tasse. Gli Stati europei devono rispettare l’articolo 107 sugli aiuti di Stato come stabilito dal caso Fiat in Lussemburgo e Starbucks nei Paesi Bassi», ha dichiarato Vestager.
La vittoria di Pirro di Dublino
Il governo irlandese esulta, ma la sentenza non sembra una grande notizia per le sue casse, visto che Dublino deve ripianare un debito di 30 miliardi di euro a causa del Covid-19. La vittoria sembra di Pirro, basata più sul principio che sulla sostanza e potrebbe ritorcersi contro anche perché a causa del negoziato sui 750 miliardi del Next Generation Eu nell’opinione pubblica europea è diventato sempre più rilevante il tema dei paradisi fiscali all’interno dell’Unione.
La proposta di Gentiloni
La Commissione europea ha subito risposto alla sentenza della Corte con un messaggio politico: poche ore dopo il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni ha annunciato un pacchetto di misure per una tassazione equa e semplice.«Questa sentenza non scoraggerà l’impegno della Commissione a favore della lotta all’evasione fiscale. Dobbiamo rendere la vita più facile a cittadini e imprese onesti quando si tratta di pagare le tasse e più difficile per truffatori e imbroglioni fiscali».
Il commissario europeo all’Economia, ha annunciato anche una riforma dell’Iva in senso europeo, una riduzione degli ostacoli burocratici per le imprese, un aiuto per gli Stati membri nel condividere in modo più efficiente i dati per combattere l’evasione fiscale.
Sono inoltre allo studio un allargamento della direttiva sulla cooperazione amministrativa anche al mondo digitale e una proposta di riforma per il codice di condotta di tassazione per le imprese. «È un’iniziativa che andrà avanti sul lungo periodo, presto annunceremo nuove misure per la tassazione in ambito finanziario, previste per l’autunno, a cui si aggiungerà una revisione del sistema di imposte in materia di energia, cruciale nell’ambito del Green New Deal, per l’inizio del 2021», ha annunciato Gentiloni. E la sentenza sul caso Apple potrebbe essere stata la miccia per innescare il processo.