Vecchie abitudiniLe cartoline d’artista scritte nel tempo surreale della pandemia

Tratti soffusi e frasi veloci per descrivere un periodo incerto, quando il mondo si è ristretto e gli altri erano rimasti fuori. Sono piccole opere d’arte fatte per illustrare e condividere momenti e sensazioni con chi non c’era. Un progetto nato a Milano che avrà una mostra

Cartoline in tempo surreale

Sono un’abitudine abbandonata, quasi un gioco riservato ad appassionati e collezionisti – e vecchi sentimentali. Le cartoline, messe all’angolo dalla comunicazione istantanea, sono tornate (insieme ad altre vecchie abitudini) durante le settimane del lockdown.

Quando le persone erano separate davvero e fuori c’era il silenzio, l’artista veronese Lavinia Fagiuoli e Maddalena Giusto hanno deciso di riportarle in vita con il progetto “Cartoline in Tempo Surreale (messaggi dallo spazio allontanato)”, frasi e immagini per fissare la cronaca di momenti sospesi e incerti, messaggi destinati al mondo, all’amato, a quel se stesso che si ritrova in tutte le persone che si conoscono.

Forme brevi, anzi brevissime, che raccontano (anzi, riassumono) storie e microstorie. Sono le sensazioni surreali, appunto, incontrate nella quarantena, quando il mondo si è ristretto all’improvviso e gli altri sono diventati un ricordo, o un’immagine su uno schermo.

«Un passo per volta, un giorno dopo l’altro. Siamo equilibristi delle piccole cose», dice la cartolina numero 6, della Pasqua.

«Dicono sia normale sentirsi svuotati in questi giorni», ricorda la numero 9, in cui sceglie di chiudere le radio e le televisioni, che sommergono di consigli su come impiegare il tempo morto, per fare altro. «Io mi riempio di musica», quasi a trovare una direzione: «Le spalle si sciolgono, tutto ricomincia a muoversi e mi ricordo chi sono».

Già, perché si scrive sempre (anche) per sé, è una vecchia regola. In questo caso, i messaggi ce li si indirizza anche, nella speranza che ci raggiungano. Parlano al mondo fuori, ma anche a quello di dentro, sorpreso dallo straordinario, dal sovvertimento delle abitudini, dalla paura.

Era il momento della debolezza, della paura, dell’immobilità temporanea. Ma anche del desiderio di evasione: la cartolina numero 5 è un tappeto volante che sorvola una Milano dal cielo tinto di fiaba, una torre Velasca alle spalle, e una domanda: «Se stiamo vivendo un film, perché non pensare che anche una favola sia possibile?». Sì, ma quale?

Forse quella raffigurata nell’11esima? Il mare, le pinne, la libertà: «Sai che bello quando il cielo smetterà di essere solo un ritaglio tra le case e ce ne staremo a mollo senza gravità»?

Poi è arrivata la riapertura. Forse, anche la ripartenza. Ma il progetto, assicurano le due creatrici, continuerà. Le cartoline usciranno ancora perché il tempo surreale non è finito, la normalità è lontana e chissà come la ritroveremo. «Il tempo si era fermato per tutti, ma ora ci ritroviamo in momenti diversi». E serve ricominciare a sincronizzarsi

Al momento è possibile riceverle via mail, ogni settimana, in attesa di una mostra che si farà a Milano.