La mafia secondo il FTEcco come la ‘ndrangheta si è infiltrata negli ospedali italiani, riciclando i profitti

Obbligazioni emesse da società legate alle famiglie calabresi e garantite da fatture non ancora saldate per servizi alla sanità pubblica sono state vendute sui mercati finanziari di tutto il mondo. Un sistema che ha demolito la sanità regionale e fatto guadagnare ai clan circa un miliardo di euro

Negli ultimi due decenni le principali famiglie della ’ndrangheta hanno ampliato le proprie operazioni criminali molto al di fuori del loro raggio di azione classico. Secondo l’inchiesta del Financial Times, perfino fondi e banche avrebbero acquistato titoli obbligazionari collegati ad attività delle ’ndrine calabresi per un valore complessivo di un miliardo di euro.

«Centinaia di milioni di euro di queste obbligazioni, molte contenenti fatture dubbie firmate da parti del sistema sanitario successivamente scoperte come infiltrate dalla criminalità organizzata, sono state vendute a investitori internazionali» spiega Miles Johnson, il giornalista autore dell’articolo. Pratiche usate generalmente in finanza dagli hedge fund e dalle banche di investimento.

In questo caso, come ricostruisce il Financial Times, una banca dati svizzera ha dato vita alcuni anni fa a una cosiddetta società veicolo che tra il 2015 e il 2019 ha emesso e collocato titoli obbligazionari con rendimenti particolarmente appetibili. I dividendi di questi titoli erano finanziati grazie ai proventi di diverse società, alcune delle quali si sono poi rivelate legate alla criminalità organizzata calabrese. In particolare società che fornivano servizi alle sanità pubblica.

Poiché il frequente ritardo nel pagamento fa scattare, in base alle normative europee, interessi garantiti e vantaggiosi, le fatture emesse diventano fonti di profitto particolarmente allettanti. Sono state quindi impacchettate insieme ad altri prodotti perfettamente legali, per costruire titoli obbligazionari. Un po’ lo stesso schema utilizzato nelle cartolarizzazioni dei mutui subprime.

La stessa banca dati svizzera ha tuttavia affermato a Linkiesta che «i crediti oggetto di attenzione da parte dell’articolo rappresentano una porzione minima e non significativa del complessivo portafoglio ceduto a Chiron SPV e, più in generale, del totale dei crediti associati al Sistema Sanitario Nazionale, oggetto di cartolarizzazioni rispetto alle quali la banca dati ha agito in qualità di arranger».

Tra gli acquirenti dei bond, oltre a fondi pensione, altri investitori istituzionali e privati, c’è anche in piccola parte Banca Generali. La banca parte del gruppo triestino è stata assistita nell’operazione da Ernst & Young (già nell’occhio del ciclone per la mancata vigilanza sui conti della tedesca Wirecard). Banca Generali si dice totalmente all’oscuro della natura dei bond, si considera parte lesa e si dichiara pronta a collaborare.

L’identikit di questi clan, invece, sono noti ormai da tempo: le ’ndrine si sono trasformate nelle aziende di maggior successo in Italia, con alcuni studi che stimano il loro fatturato annuo complessivo pari a 44 miliardi di euro, i loro esponenti hanno abbandonato cappello e lupara e agli studi in scuole prestigiose hanno affiancato la gestione del crimine internazionale. «Un certo numero di giovani sono laureati alla London School of Economics o addirittura ad Harvard. Alcuni hanno MBA» assicura al giornale Anna Sergi, criminologa di origine calabrese all’Università dell’Essex.

Un arricchimento culturale e finanziario che ha reso la ’ndrangheta uno dei cartelli più potenti di Europa, se non del mondo. Il suo modello di organizzazione interna gli permette infatti di difendersi dagli attacchi che in questi anni hanno invece indebolito Cosa Nostra: i legami di sangue sono tutelati e vengono controllati per muovere amicizie e collaborazioni con altre famiglie (grazie ai matrimoni di comodo), mentre la diversificazione dei traffici criminali rendono sfocata la gestione degli introiti e l’individuazione di tutte le fonti di ricchezza delle ’ndrine.

I clan si sono quindi infiltrati negli ospedali calabresi a forza di minacce e ricatti, hanno creato società di copertura operanti nel settore sanitario italiano che sono riuscite a scaricare le fatture a intermediari inconsapevoli, e poi hanno riscosso ingenti somme di denaro dai panieri di azioni “ripuliti”.

Il costo umano per tutti questi anni di sfruttamento del sistema sanitario calabrese è stato devastante. «Il numero medio di anni in cui i calabresi godono di buona salute è pari a 52,9, inferiore sia alla Romania che alla Bulgaria. Un residente a Bolzano, al confronto, gode in media 70 anni di buona salute. La Calabria ha anche il più alto tasso di mortalità infantile in Italia, mentre decine di migliaia di “rifugiati sanitari“ lasciano la regione ogni anno per ricevere cure migliori in ospedali del nord» si legge ancora sull’articolo.

Alla fine dell’anno scorso però la ’ndrangheta ha subito il più grande colpo da parte della giustizia: un’indagine ha portato all’arresto di oltre 300 persone, con le accuse di omicidio, riciclaggio di denaro, estorsione e traffico di droga. Il processo, che dovrebbe iniziare con le udienze preliminari alla fine di questo mese, sarà il più grande in Italia dopo il maxi processo contro la mafia siciliana nel 1986.

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