Tornerà “Il principe di Bel Air”. Tornerà anche “Bayside School”. Addirittura, si rifarà anche il film di “Dirty Dancing”. L’industria dei reboot è tornata a pieno regime, stavolta saccheggiando il materiale di fine anni ’80 e inizio anni ’90. Le novità (si fa per dire) sono tante, la questione è una sola: se ne sentiva davvero il bisogno?
Domanda retorica, almeno a giudicare dal teaser del futuro “Fresh Prince of Bel-Air”. Tutto è nato da un video realizzato dal regista Morgan Cooper, in cui viene ripreso il tema della sitcom (cioè il giovane nero scapestrato di Filadelfia spedito nel lussuosissimo quartiere di Bel Air, a Los Angeles) ma viene tolto ogni aspetto divertente.
Per capirsi, la storia di Willy non è più il pretesto per fare sketch facendo collidere mondi diversi, ma – senza cambiare una virgola – diventerà un racconto impegnato di violenza, sradicamento e identità razziale e sociale. In armonia con il (molto serioso) spirito del tempo.
Nonostante ciò, l’idea è piaciuta. Agli utenti di Youtube, prima di tutto: il finto trailer ha raccolto circa 7,5 milioni di visualizzazioni. Poi a Will Smith, il vecchio protagonista, ora una stella di Hollywood, che ha colto la palla al balzo e ha deciso di realizzare davvero la nuova serie. Infine alle piattaforme, che se lo contendono a suon di offerte.
Nel giro di un anno è stata messa insieme la squadra operativa, in cui Morgan Cooper sarà co-autore, produttore esecutivo e regista e dove avranno spazio anche Benny Medina e Quincy Jones, i produttori della sitcom originale. «Sarà una versione drammatica pensata per le generazioni future», ha detto Smith. Il rischio che finisca come “Medical Dimension” è alto (e chi ha capito ha capito).
Tuttavia, è forse ancora più scoraggiante la rinascita di “Saved By The Bell” – in italiano era diventato “Bayside School” – serie che all’epoca aveva ottenuto un discreto successo, classificandosi tra “i 20 migliori show sulla scuola di ogni tempo”, almeno secondo AOL TV.
La sitcom, incentrata intorno alle vicende di un gruppo di ragazzi e compagni di classe, trattava con (estrema) leggerezza alcune classiche tematiche adolescenziali, soprattutto legate all’aspetto relazionale.
Ha dato vita a un paio di sequel (uno ambientato all’università, un altro che riciclava il materiale precedente ma mettendo nuovi attori) e addirittura due film, di cui il secondo, del 1994, si poneva come conclusione ideale (e tempestiva) di tutta la serie. «È finita un’era», diceva Slater, uno dei personaggi principali, di fronte alle nozze di Zack, il protagonista, e l’amata Kelly.
E invece si ricomincia. Su Peacock, piattaforma di streaming on demand della Comcast, andranno in onda nuovi episodi. Il titolo è lo stesso, l’ambientazione anche (la vecchia scuola) e ci saranno perfino alcuni dei personaggi originari interpretati dagli stessi attori.
Ritorna Slater, appunto (è sempre l’attore Mario Lopez) che nel frattempo è diventato professore di educazione fisica, insieme a Jessie Spano (interpretata, di nuovo, da Elizabeth Berkley) ormai madre di uno dei nuovi studenti.
Il vecchio personaggio principale (Zack Morris, cioè Mark-Paul Gosselaar) è stato incluso nella serie solo a gennaio, dopo una lunga trattativa tra l’attore e la produzione: nei pochi episodi in cui apparirà sarà addirittura il governatore della California, responsabile della chiusura di parecchie scuole per famiglie di basso reddito – e questo spiega perché a Bayside convivranno elementi della working class e di famiglie ultraprivilegiate.
Ma forse la cosa più interessante (e anche la peggiore) è che i personaggi della nuova serie saranno i figli dei vecchi, che vivranno le loro avventure negli stessi ambienti e locali dei genitori. Una generazione cristallizzata?
Il sospetto, del resto, è che questo show sia stato pensato, più che per le nuove generazioni, per far leva sull’effetto “nostalgia” delle vecchie – è del resto la stessa strategia su cui ha puntato la Disney e che stava dietro alla riproposizione, anche su Netflix, degli episodi di “Friends”.
Resta però da capire di cosa mai si possa essere nostalgici. Dell’umorismo datato? Delle risate finte? Delle trame prevedibili recitate da attori con vestiti improponibili? Ma no: è il solito, trito cliché della giovinezza, che è fuggita tuttavia. A cui si aggiunge però la sovrana mancanza di idee, insieme all’assenza di coraggio.
Il risultato è uno solo: infliggere a tutti noi, sotto forma di reboot, l’eterno ritorno degli anni ’90. Sperando che il fenomeno non si estenda anche all’abbigliamento.