Una notte elettorale lunga giorni, forse
In questo finale di campagna ciclotimico, media e sondaggisti alternano giorni di cupi presentimenti trumpiani ad altri di rassicurazione bideniana. Elettori e osservatori cercano di prepararsi a risultati incerti e lunghi conteggi. «Con tutte le schede postali e il voto anticipato e la raffica di controversie sui ritardi nelle votazioni, il termine “Giorno delle elezioni” dovrebbe essere sostituito con l’ultimo giorno di votazioni», scriveva ieri Robert Reich. Il professore di Berkeley-segretario al Lavoro di Bill Clinton-coscienza di sinistra del Twitter americano, prende atto e non la prende bene: tutti vorrebbero un risultato nella notte tra il 3 e il 4 novembre, ma sarà difficile. I soliti tre stati decisivi Michigan-Pennsylvania-Wisconsin che Clinton ha perso nel 2016 e Joe Biden deve vincere, contano le schede postali dopo il 3, e quest’anno per via del Covid sono tantissime. E sarà più lento lo spoglio nelle città, Detroit, Philadelphia, Milwaukee, da cui arriva la maggior parte dei voti democratici. Intanto a Philadelphia ci sono la National Guard e i dimostranti in strada dopo che i poliziotti hanno ucciso l’afroamericano Walter Williams; e ogni giorno di scontri votano 3-4000 persone in meno.
I quattro stati veloci
L’unica speranza di capire chi vince nella notte elettorale arriva da quattro stati che contano schede postali e voti anticipati via via che arrivano: Georgia, Arizona, North Carolina, e Florida. Un risultato netto in Florida (29 voti elettorali) sarebbe decisivo per Biden. Ma è improbabile che arrivi al 3-4 per cento di vantaggio negli exit polls necessario per essere indicato come vincitore nelle proiezioni. In Georgia (16 voti) Biden sarebbe avanti da 2 a 5 punti. In Arizona (11 voti) da 4 a 12 (e ieri Trump lì ha fatto due comizi). In North Carolina (15 voti) ha solo due punti percentuali, ma alla campagna di Donald Trump sono preoccupati. «Lo consideravamo uno stato super sicuro», ha detto una fonte trumpiana a Abc News. «Abbiamo paura che le chances di vincere il North Carolina stiano evaporando».
I sondaggi assurdi
La fase ottimista della ciclotimia di fine campagna ha portato ieri qualche sondaggio sbalorditivo. Uno prevede un trionfo democratico in Arizona, completo di nuovo senatore. Un altro, un vantaggio di 17 punti di Biden in Wisconsin. Parrebbe assurdo, ma «rilasciare sondaggi assurdi è segno che sei un sondaggista onesto», secondo Micah Cohen, direttore di Five Thirty Eight. E qualche iperottimista ora pensa che i sondaggi potrebbero essere sbagliati, perché sottovalutano Biden. Per via di suoi ipotetici elettori timidi che hanno paura di dirlo agli amici armati fino ai denti, di quelli registrati come repubblicani che hanno votato stufi di Trump, e magari di trumpiani che non votano perché sono malati, avendo come il presidente ignorato alcune precauzioni.
Trump il femminista
Il momento insulti a Kamala Harris dei comizi di Trump è stato arricchito, l’altra sera, da un bel «non sarà mai presidente, è socialista e non abbiamo bisogno di un presidente socialista, specie non di una donna!». Purtroppo il suo meraviglioso femminismo è passato quasi inosservato. Ha avuto più successo una sua dichiarazione alle donne del Michigan, «stiamo ridando un lavoro ai vostri mariti», che ha generato moltissimi meme anni Cinquanta.
Trumpiani assiderati a Omaha
Il Nebraska e il Maine sono divisi in distretti elettori anche nelle elezioni presidenziali. Quello di Omaha, capitale del Nebraska, potrebbe dare a Biden l’unico delegato di quelle praterie, ma anche Trump ne ha bisogno. Per questo ha fatto un comizio martedì sera. Ma potrebbe avere perso voti: centinaia di trumpiani erano stati portati dai parcheggi, a sei chilometri, con dei pulmini che al ritorno non c’erano. I trumpiani hanno aspettato ore. Una decina di anziani sono stati ricoverati per ipotermia. I più fedeli tra gli assiderati vedevano nel tutto un messaggio del leader: una ragazza intervistata ha detto che forse Trump voleva «dargli una lezione», ma non sapeva per cosa, forse perché erano arrivati con brutte macchine e lui è una personalità della tv. In realtà era una comica, e i comici ormai sono indistinguibili dal resto della popolazione (io c’ero cascata, ho ignorato l’assenza di logo di media rispettabili perché volevo mettere quelle belle frasi).
Florida Men, tutti a Tampa giovedì sera
Tampa è la seconda città della Florida, è al centro di una regione oscillante tra democratici e repubblicani, più volte (anche per Obama) è stata decisiva. Potrebbe esserlo quest’anno. Biden non può fare affidamento su Miami, ci sono troppi emigrati recenti da Cuba, dal Nicaragua e dal Venezuela che lo considerano un “ocialist baby killer, per via dei post di QAnon e degli spot ufficiali di Trump. Mentre Trump ha perso molti elettori anziani, per aver non-gestito la pandemia (alcuni sono proprio morti, le vittime del Covid nello Stato sono oltre 17 mila) Così Trump ha bisogno dei bianchi working class delle contee intorno a Tampa, mentre Biden spera nei voti del ceto medio più evoluto e multietnico dell’I-4 Corridor tra Tampa e Orlando. E nell’appoggio dei migranti recenti portoricani, che odiano Trump perché ha trattato l’uragano Maria peggio del Covid. E tutti e due si fanno vedere in zona, e questo vuol dire che c’è un testa a testa vero (ieri con il democratico in vantaggio di due punti; oggi chissà). Biden arriva oggi, all’ultimo si è aggiunto Trump, ci saranno due opposti comizi, una specie di confronto a distanza che non ci si aspettava dopo l’ultimo dibattito.
Florida Men e l’uragano Zeta
C’è un caso di soppressione del voto che potrebbe danneggiare i repubblicani, ed è colpa dell’uragano Zeta. In previsione del suo arrivo del nord-ovest della Florida, gli orari dei seggi nella regione intorno a Pensacola sono stati ridotti. Potrebbe essere un problema per Trump: sono tre contee, Santa Rosa, Okaloosa ed Escambia, dove l’altra volta Trump ha vinto con il 74, 71 e 60 per cento (se l’uragano facesse chiudere pure la Walton County, centro della Redneck Riviera, Biden potrebbe sul serio pensare di vincere la Florida).
Florida Men, cancellazioni e furti
La campagna di Trump ha cancellato tutti gli spot nello Stato perché non ha più soldi. Il Republican National Committee ne ha comprati per 4 milioni di dollari, ma è un sesto del budget previsto. Qualcuno dice che Trump non ne ha comunque bisogno, il governatore Ron DeSantis sarebbe molto motivato a farlo vincere (in Florida succede). E James Carville, iconico campaign manager di Bill Clinton, ha commentato in tv «non hanno più soldi perché se li sono rubati tutti», alludendo al campaign manager di Trump, Brad Pascale, indagato e ora a casa a Fort Lauderdale.