Arrivarono prima i suoni delle immagini. Rumore di vento e voci allegre. Poi la spirale fece posto a Villa Borghese. Erano state girate lì, nel viale dell’Uccelliera, le riprese che ora mostravano un’allegra famiglia di quattro persone – padre, madre, una figlia di tredici o quattordici anni e un bambino che sembrava averne sette o otto.
Sul bordo destro dell’inquadratura si leggeva: 03/05/2009. A filmare doveva essere stato un passante, almeno all’inizio. Poi la telecamera era stata impugnata da uno dei membri della famiglia – forse dal bambino, visto che da un certo punto in avanti non compariva più – per immortalare quella giornata spensierata, a zonzo per il parco.
Erano andati alla Galleria Borghese, al Giardino del lago, a piazza di Siena, al Pincio, al Parco dei Daini. Una famiglia felice. Sembravano appartenere a una classe agiata, e sembravano volersi bene. Il filmato durava una decina di minuti, il diario di una visita alla Villa.
A un certo punto c’era un primo piano della bambina, o ragazza, con sullo sfondo la Fontana del Peschiera, verso il Pincio.
Buonvino aveva fermato l’immagine, per osservare bene il suo ovale irregolare ma grazioso. Poi si era girato e aveva alzato lo sguardo verso Daniela.
Lei aveva gli occhi umidi, fissi sullo schermo; si torturava le mani, che impugnavano uno dei fazzoletti di carta emersi dalla cornucopia. A un certo punto spostò lo sguardo verso quello di Buonvino.
Gli fece solo un cenno con la testa.
Uno solo, come a dire: «Sì».
«A cosa la fanno pensare queste immagini, commissario?»
«Mah, direi a una famiglia felice in un posto meraviglioso. Ma temo di sbagliarmi, a giudicare dai suoi occhi».
«No, ha ragione. Lo eravamo. La nostra vita era stata bellissima, fino a quel giorno. Mio padre guadagnava bene, avevamo acquistato da poco una casa più grande, con un bel terrazzo; mamma si dedicava a dipingere, e questo la rendeva felice. Mio fratello Aldo andava in una scuola privata, di quelle per ricchi. Anche se in realtà non studiava, gli interessava solo la PlayStation, e passava ore e ore con un gioco che si chiamava Gran Turismo. Faceva impazzire mia madre, che cercava di imporgli nozioni sugli Etruschi, mentre lui sfrecciava col joystick sui circuiti di tutto il mondo. Aveva otto anni e di Tarquinio Prisco non gli importava proprio nulla…»
«Perché dice “aveva”? Non c’è più? È…» Buonvino non sapeva che parola scegliere, e allora si affidò al più ipocrita dei sinonimi e disse: «… È scomparso?»
«Sì, commissario. È scomparso. Quel giorno».
da “Buonvino e il caso del bambino scomparso”, di Walter Veltroni, Marsilio, collana Lucciole, 2020, pp. 256, 14 euro
In occasione dell’uscita del nuovo romanzo giallo di Walter Veltroni, Buonvino e il caso del bambino scomparso, venerdì 6 novembre alle ore 18.30 l’autore sarà protagonista di un evento speciale online in dialogo con Giovanni Floris e con l’intervento di Viola Ardone.
Le lettrici e i lettori che avranno acquistato il libro nelle oltre 40 librerie che aderiscono all’iniziativa, riceveranno dai librai un codice con il quale registrarsi, partecipare all’evento in diretta streaming e mandare le loro domande.
Per info: marsilioeditori.it