L’Indonesia ha in programma di iniziare la campagna di vaccinazione anti Covid dalla fascia di popolazione più giovane e in età lavorativa, privilegiando quindi i soggetti che tendono ad avere una vita sociale più intensa e risultano il più delle volte asintomatici. È una scelta controcorrente, che si distingue dalle campagne di immunizzazione che gran parte del mondo sta pianificando, concentrate invece sulla parte più anziana degli abitanti. L’Indonesia sarà il primo paese del sud-est asiatico a ricevere i vaccini anti Covid-19, spiega Bloomberg nel suo articolo, e il piano del governo prevede l’inoculazione delle dosi sui cittadini tra i 18 e i 59 anni di età. I primi a ricevere l’iniezione, come nei Paesi europei, saranno comunque gli operatori sanitari, la polizia e i militari.
Il bilancio delle vittime della pandemia in Indonesia continua a essere tra i più alti dell’Asia, e anche per questo sono molti gli esperti che guardano con cautela al piano di vaccinazione di Jakarta, che non fa eccezione rispetto al resto del mondo: anche in Indonesia gli anziani rappresentano la maggior parte dei decessi per Covid-19. Coloro che hanno 60 anni e oltre hanno rappresentato il 39% delle 19.111 vittime del paese, mentre il 36% aveva dai 46 ai 59 anni. La strategia del governo indonesiano, per quanto discutibile, sta creando comunque un precedente per gli altri Stati in via di sviluppo che lottano per procurasi dosi sufficienti per proteggere le loro popolazioni.
«Il nostro obiettivo è l’immunità di gregge», ha detto Amin Soebandrio, direttore dell’Istituto Eijkman di biologia molecolare a Jakarta. «Vaccinare il gruppo di popolazione più attivo ed esposto – quelli tra i 18 e i 59 anni – formerà una fortezza in grado di proteggere le altre fasce d’età. La scelta è impopolare, ma sarà più efficace che utilizzare il nostro numero limitato di vaccini sugli anziani, che oggi sono meno esposti al contagio» ha proseguito.
Il piano è quello di distribuire il vaccino alle persone che sono più mobili a causa del loro lavoro, nonché alle regioni con il maggior numero di casi di coronavirus. Gli operatori sanitari delle isole di Giava e Bali, che rappresentano oltre il 60% dei casi ufficiali, riceveranno 1,2 milioni di dosi del vaccino cinese Sinovac Biotech Ltd, arrivato il 6 dicembre. Seguiranno i lavoratori impegnati in prima linea nella lotta al virus sparsi nel resto del paese.
Una data di lancio del piano di vaccinazione, si legge nell’articolo, sarà fissata quando l’Autorità di regolamentazione dei farmaci indonesiana darà il via libera. Il governo nel frattempo ha fissato a quota 246 milioni di dosi la soglia per raggiungere l’immunità di gregge: ovvero il numero di vaccini di cui hanno bisogno per immunizzare 107 milioni di persone, oppure il 67% del loro gruppo target 18-59, o meglio ancora solo il 40% dell’intera popolazione (circa 270 milioni di abitanti). Numeri notevolmente inferiori alla definizione generalmente accettata di immunità di gregge, che prevede un tasso compreso tra il 60% e il 72% dell’intera popolazione di un paese.
A tal proposito, il governo da un lato sta cercando di ottenere 155,5 milioni di dosi da Sinovac e Novavax Inc. e altre 116 milioni da Pfizer Inc., AstraZeneca Plc e dalla Covax, dall’altro sta anche cercando di sviluppare i propri vaccini, chiamati Merah Putih, nel tentativo di integrare il suo piano di azione.
Il paese, continua l’articolo, sta inoltre mettendo gli anziani, quelli con problemi di salute esistenti, e le donne incinte, in fondo alla lista perché non ha i dati per garantire la sicurezza dei vaccini Covid-19 su tali gruppi, ha detto il ministro della Sanità Terawan Agus Putranto il 10 dicembre. «La questione è valutare il grado sofferenza», ha detto Djohansjah Marzoeki, presidente dell’Indonesia Bioethics Forum. «Chi sviluppa sintomi gravi o muore a causa del virus, o chi ottiene solo effetti minori e si riprende da solo: è su questi criteri che stiamo decidendo chi dovrebbe essere vaccinato per primo»
Infine, la decisione su chi vaccinare, sottolinea l’articolo di Bloomberg, dipende dal numero di vaccini che un paese può procurarsi rapidamente. «Le nazioni sviluppate possono iniziare con gli anziani sapendo di avere dosi sufficienti per coprire l’intera popolazione, questo potrebbe non essere il nostro caso», ha detto Kusmaryanto, membro della commissione di bioetica dell’Indonesia. «Le nostre decisioni sono estremamente concentrate sul “male minore”. Non ci sono buone scelte, c’è solo la meno pessima. Se il nostro Paese ha abbastanza dosi per vaccinare solo coloro che hanno maggiori probabilità di infettare gli altri, a chi dovremmo rivolgerci per primi?» conclude Kusmaryanto.