L’esempio di un gallerista ciecoLe idee sono più importanti di ciò che si vede

Johann König a dodici anni ha avuto un grave incidente agli occhi. Ma è riuscito a trasformare uno svantaggio il suo handicap visivo per lanciare sul mercato gli artisti che rappresenta. Non si è abbattuto, è stato pragmatico e ha capito le regole del gioco dei media

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La crisi da coronavirus ha messo molte persone di fronte a enormi problemi, paure e difficoltà finanziarie. In tempi difficili, ha ancora più valore l’esempio di alcune persone che hanno sfidato il proprio destino. Individui che, nonostante le gravi disabilità, non si sentono come delle vittime, ma come dei forgiatori del loro futuro.

Johann König è una di queste persone – l’unico gallerista al mondo che da non vedente ha aperto la sua prima galleria. Ora è uno dei galleristi più famosi in Germania e ha avuto successo in tutto il mondo, avendo aperto gallerie anche a Londra e Tokyo.

König è inoltre un esempio di ingegnose strategie di marketing – nel senso più positivo del termine. Troppi artisti falliscono perché credono che la buona arte non abbia bisogno di altro e non capiscono l’importanza del marketing. Questo vale a maggior ragione per i galleristi. König ha dimostrato di saper lanciare gli artisti sul palcoscenico globale – e di saper aumentare notevolmente il loro valore di mercato. Egli trae profitto dall’innalzamento dello status dei suoi artisti – ed essi, in cambio, traggono profitto dalla sua fama.

Altri artisti non amano parlare delle loro disabilità. Chi vuole intervistare Andrea Bocelli, per esempio, viene informato in anticipo dai suoi addetti stampa che non ama rispondere alle domande sulla sua cecità. Se si leggono le biografie di persone disabili di successo, si scopre sempre che non apprezzano quei giornalisti che vogliono affrontare questo argomento, perché hanno l’impressione che si dedichi troppa attenzione alla loro disabilità e troppo poca ai loro successi.

König è più pragmatico, capisce le regole del gioco dei media. Se non lo facesse, non avrebbe lo stesso successo. Quando ha disegnato il logo della sua prima galleria, ne ha scelto uno così sfocato che era quasi impossibile capire il nome della galleria: «Questa è stata la mia prima esperienza di vita come gallerista ipovedente».

Johann König è nato il 22 luglio 1981 a Colonia. Viene da una famiglia di artisti – suo padre Kasper König era direttore di un museo e professore di storia dell’arte. All’età di dodici anni Johann ha avuto un grave incidente. Stava mettendo delle palline di polvere da sparo dalla cartuccia di una pistola da starter in una scatola e gli è esplosa tra le mani. L’esplosione gli ha danneggiato quasi completamente gli occhi e lo ha lasciato quasi cieco. Da quel momento in poi è rimasto senza pupilla e iride in tutti e due gli occhi. Negli anni successivi, ha subito più di 30 operazioni.

König ha frequentato una scuola per non vedenti a Marburg. Stare vicino a giovani che avevano problemi simili lo ha aiutato a elaborare quanto gli era accaduto. Soprattutto, ha imparato che non aveva senso porsi certe domande: «E se non mi fossi messo a giocare con la polvere da sparo? Perché i miei genitori non sono stati più severi? Perché non è successo agli altri ragazzi che giocavano con le pistole da starter?» Domande come queste, rivolte a eventi passati che non possono comunque essere cambiati, sono ovviamente inutili – si concentrano sul passato, non sul presente o sul futuro.

La sua prima mostra ha finito per essere un flop totale: non ha partecipato quasi nessuno, non ci sono state vendite e non c’è stata copertura da parte della stampa. Questo insuccesso lo ha mandato in crisi, ma si è ripreso in fretta. Fin dall’inizio ha capito che il marketing riguarda il fare le cose diversamente: rifiutarsi di compiere le stesse cose che fanno tutti gli altri. Si chiama posizionamento e König è diventato un esperto di posizionamento – sa come posizionare gli artisti e soprattutto sa come posizionare se stesso.

Essendo quasi completamente cieco, König ha deciso, almeno all’inizio, di non esporre dipinti nelle sue gallerie. Le sue difficoltà visive si sono rivelate un vantaggio, perché lo hanno spinto a essere ancora più creativo. Decise di assumersi un bel rischio con l’esposizione di una palla da demolizione motorizzata che girava intorno alla galleria ogni volta che qualcuno apriva la porta. Messa in moto, ha iniziato a girare – finché non si è schiantata contro uno dei muri, distruggendo la galleria. Per realizzare un’idea del genere, non è necessario essere in grado di vedere, è necessaria la fantasia.

La mostra ha avuto un enorme successo e König si è assicurato che tutti lo venissero a sapere. Questo è stato il momento in cui ha sviluppato un’abitudine che «è essenziale se si vuole fare carriera nel mercato dell’arte. Bisogna essere audaci nel comunicare i propri successi e quelli degli artisti che si rappresentano – certo, lo si potrebbe anche definire vantarsi. È uno dei pilastri centrali del mio business. E ho imparato l’arte del marketing e probabilmente lo faccio meglio di quasi ogni altro gallerista».

König ha continuato a fare operazioni su operazioni. Poi, nella primavera del 2008, König si è sottoposto a un rivoluzionario trapianto di cornea e ora può vedere di nuovo tra il 30 e il 40%. Questo miglioramento gli ha permesso di iniziare a lavorare con artisti con una maggiore attenzione per l’aspetto visivo della propria arte, come Katharina Grosse. La sua galleria stava maturando una reputazione internazionale sempre maggiore e si era anche reso conto che Berlino era esattamente il luogo giusto per lui.

König è riuscito a trasformare uno svantaggio – il suo handicap visivo – in un vantaggio. «Paradossalmente, la mia disabilità è stata probabilmente la chiave del mio successo». A causa della sua cecità, si è trovato in grado di raggiungere un insolito grado di concentrazione interiore, il che lo ha aiutato a «sviluppare un’idea decisamente personale di ciò che è arte».

La storia di König conferma che ciò che conta davvero nella vita non è ciò che si vede, ma ciò che non si vede, cioè le idee. «La visione è il dono di vedere cose invisibili», ha detto lo scrittore irlandese Jonathan Swift. E quando a König è stato chiesto in un’intervista come un non vedente possa gestire una galleria, ha risposto: «Come gallerista, non sei un mercante d’arte; tu in primo luogo rappresenti gli artisti che creano le opere e devi essere presente come una sorta di sparring partner, sostenendoli durante tutto il processo di ricerca delle idee. Quindi, all’inizio, non c’è nulla da vedere».

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