Il progetto di Carlo RattiCome sarà il nuovo campus della Statale di Milano

Il futuro polo scientifico sorgerà nell’area Mind, il distretto dell’innovazione sull’ex area Expo. Il piano dell’architetto torinese si rifà all’utopia del Filarete e guarda alle tecnologie contemporanee

rendering del progetto di Carlo Ratti e Associati

Il nuovo campus scientifico dell’Università degli Studi di Milano, che aprirà nel 2025, sarà realizzato seguendo il progetto dello studio torinese Carlo Ratti Associati, insieme al gruppo immobiliare australiano Lendlease.

Il nuovo insediamento sarà situato nel MIND – Milano Innovation District, il parco dell’innovazione di circa 1 milione di metri quadrati sull’ex area Expo, il cui masterplan è stato sviluppato sempre da Carlo Ratti insieme a Lendlease, che vanta i diritti per i prossimi 99 anni. Il piano della nuova università – dove saranno ospitati i corsi di indirizzo scientifico ora distribuiti in zona Città Studi – occupa 190mila metri quadrati e sarà organizzato su un modello di cinque corti, definiti da cinque edifici di mattoni, attraversato da sentieri (il cosiddetto terreno comune) ad altezze differenti.

È debitore, nel concetto, alla struttura della Cà Grande, la sede attuale dell’Università Statale di Milano, che sorge dal 1923 nell’ex ospedale progettato nel Rinascimento dal Filarete (lo stesso che ha creato la torre centrale del castello Sforzesco di Milano), che vedeva nell’opera il punto più vicino al suo progetto di città ideale, la Sforzinda. Carlo Ratti ne riprende lo slancio utopistico ma, forte della sua esperienza di direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston, lo cala nella realtà digitale e tecnologica contemporanea. Per questo il nuovo centro universitario si pone come un ripensamento fino alla radice dell’architettura universitaria.

Ci sono i mattoni rossi (omaggio al Filarete) ma saranno collocati da un braccio meccanico, e pensati per essere una sorta di pixel all’interno di un bassorilievo di grande scala in cui le facciate diventano trame di disegni e progetti. E ci sono i passaggi pedonali, gli spazi comuni (sempre secondo i principi del Rinascimento), che incorporano al tempo stesso piani terra trasparenti e permeabili. Il tutto orientato a incorporare nuove modalità di lezione e insegnamento: quella classica sarà affiancata dai corsi online e dalla sperimentazione. Inglobare la tecnologia, in ogni caso, è sempre stato uno dei tratti distintivi dell’architetto.

«Secondo alcune recenti analisi dei dati sull’interazione umana nei campus accademici esiste una correlazione diretta tra la vicinanza fisica dei ricercatori e la produzione scientifica», spiega Ratti. «In altre parole, l’interazione umana è una componente essenziale del processo di scoperta e la recente pandemia, che ha costretto gli studiosi a vivere e lavorare per mesi in isolamento, non ha fatto che rafforzare l’importanza dello spazio fisico».