«Non oso pensare quante ne dirà. Già ho paura», dice il conduttore del programma Rai, fintamente preoccupato, introducendo l’attrice comica pronta per un monologo. Eppure dopo le prime battute non ci sono rimproveri al grido di «Lucianina» né risate del pubblico, perché non si tratta di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto bensì del programma “Una pezza di Lundini”.
Lo sketch, al centro di una puntata della prima stagione dello show di Rai 2, continua con le osservazioni del presentatore Valerio Lundini che finisce per insultare l’attrice Emanuela Fanelli nel mezzo del suo «pezzo comico».
La satira verso gli altri programmi Rai è solo uno dei punti di forza di “Una pezza di Lundini”, diventato prima un successo di nicchia nella seconda serata tv e ora affermatosi sui social. Proprio su Instagram e YouTube (l’intervista al videomaker Luis Sal in cui non si possono nominare i brand è nelle tendenze di YouTube con più di un milione di views), le clip della trasmissione stanno spopolando grazie alla loro comicità innovativa.
Che però non è gradita a tutti: il critico Aldo Grasso del Corriere della Sera ha detto che «da un giovane comico ci si aspetterebbe che gli obiettivi fossero altri, non sempre la vecchia cara televisione generalista».
Ma Lundini, nato nel 1986 a Roma, fa parte di quella generazione che con la tv generalista c’è cresciuta e il fatto che ora un millennial come lui la stia destrutturando dall’interno dimostra che anche la comicità italiana aveva bisogno di un rinnovamento. «Valerio ha un umorismo che è assolutamente originale, soltanto suo. Ha trovato il format migliore per poterlo esprimere», spiega al telefono Edoardo Ferrario, amico e collega di Lundini con cui ha lavorato a Radio 2 e nella miniserie del 2019 Pappagallo Eventi.
Lundini, Ferrario e altri giovani comici che hanno trovato la fama sul web stanno diventando artisti mainstream, aggiornando lo stato della satira italiana e portando un nuovo tipo di umorismo al grande pubblico.
Sono già passati quasi dieci anni da quando sul canale YouTube del trio The Pills apparve il primo episodio della loro webserie. I tre giovani romani si affacciavano alla piattaforma da sconosciuti, ma in poco tempo raccolsero milioni di visualizzazioni e fan in tutta Italia. Merito di riprese casalinghe e una comicità semplice basata sui problemi di tutti i giorni; sì, ma quelli di giovani lavoratori, studenti universitari e disoccupati che devono andare avanti fra stipendi bassi, relazioni instabili e serate con i coinquilini.
Un racconto comico che sfruttava trovate surreali e gag assurde (il viaggio nel tempo per far divorziare i propri genitori, i film Disney che fanno innamorare chiunque), ma in cui erano presenti le vicende personali dei protagonisti, speculari a quelle del loro pubblico coetaneo. Nello stesso periodo trovarono successo canali YouTube simili a quello dei The Pills, con protagonisti e autori intorno ai trent’anni, come The Jackal, Il Terzo Segreto di Satira, Le Coliche o Casa Surace che, con filmati ironici sullo stile di vita dei millennial ialiani, si sono creati un ampio seguito testimoniato dal numero di visualizzazioni e da una vasta fanbase sui social.
«In quel momento YouTube permetteva di produrre contenuti con un linguaggio originale e che non avevano bisogno di grandi investimenti iniziali. I The Pills mi sembravano i Monthy Python, però all’amatriciana. Anch’io con la mia webserie “Esami” volevo parlare dell’università, ma non nel modo in cui se ne parlava in televisione o al cinema. YouTube ha fatto sapere al pubblico che c’era un altro intrattenimento; in quel periodo si è cominciata a vedere una comicità nuova rispetto a quella che la televisione aveva proposto per venti anni e il cinema per trenta», continua Ferrario.
L’innovazione della nuova corrente di giovani comici italiani è data da un’ironia dissacrante che si prende gioco della realtà, ma che spesso non fa ridere a crepapelle: ci sono molti silenzi, battute sarcastiche e momenti cringe (cioè quando ci si sente in imbarazzo per chi si sta osservando) che contraddistinguono il tipo di commedia apprezzata dai millennial.
Per questo il passaggio in tv, terra dei boomer, non è così scontato: i The Pills non hanno avuto fortuna con “Non ce la faremo mai” su Italia 1 nel 2015, ma “Una pezza di Lundini” (con una media di 300mila spettatori a puntata) sembra aver trovato il giusto compromesso grazie a sketch brevi facilmente condivisibili in rete.
«La tv italiana è involontariamente cringe. La bravura di Valerio è stata quella di saper decodificare il linguaggio e renderlo talmente palese nella sua penosità da renderlo fruibile al pubblico in maniera comica. Questa è stata l’operazione che lui ha fatto e in questo senso il programma è stato molto efficace nel parlare a una nuova generazione che è abituata ai contenuti visti su YouTube e Instagram. È un programma contemporaneo», spiega Ferrario, protagonista dello show “Paese Reale” su RayPlay.
La comicità surreale mischiata alla routine quotidiana esiste da tempo, anche in televisione. Tanto che fra i critici americani ricorre il termine «sadcom» (mix fra sadness, tristezza, e comedy) per indicare quei prodotti che fanno ridere ma che lasciano spazio anche per una riflessione. Alcuni esempi recenti da Hollywood: le serie tv “The Office” e “Curb your Enthusiasm”, i cartoni animati “Rick & Morty” e “BoJack Horseman”, gli one man show “Eric Andre Show” e “Between Two Ferns” con Zach Galifianakis o ancora le clip di Kyle Mooney al Saturday Night Live. «Io ho formato il mio umorismo con gli show di Serena Dandini e quelli della Gialappa’s Band. Apprezzo moltissimo le serie comiche americane, da “Louie” a “Seinfield”, perché buona parte dei prodotti comici in America è estremamente curata – continua Ferrario – e poi l’umorismo e la comicità sono presi come qualcosa di serio, a differenza di quanto accade da noi. C’è tanto lavoro dietro e in questo inglesi e americani sono irraggiungibili».
Uno show su Rai 2 come quello di Lundini (che ha inoltre il merito di saper sfruttare altri talenti comici come quelli di Alessandro Gori detto “Lo Sgargabonzi” e dell’attrice Emanuela Fanelli) potrebbe sembrare il punto d’arrivo per chi è partito da sconosciuto su YouTube, ma la speranza è che si tratti di un nuovo punto di partenza.
«C’è uno scollamento molto importante – conclude Ferrario – tra il pubblico che è abituato a guardare solo la televisione e il pubblico che guarda qualsiasi altra cosa c’è un pubblico estremamente conservatore e anagraficamente molto avanti che vede solo la televisione e quindi è abituato a un certo tipo di umorismo che io francamente trovo antiquato. Ed è comunque un umorismo che ha già detto tutto. C’è poi un pubblico di giovani abituati a un milione di linguaggi diversi e che quindi hanno bisogno di vedere qualcosa di nuovo. L’auspicio è che programmi come il mio e quello di Valerio non diventino eventi sporadici ma siano il nuovo trend che funziona in televisione. Meramente per andare incontro ai gusti del pubblico. Speriamo davvero che ci siano più possibilità di fare contenuti nuovi nel corso dei prossimi anni».