L’Unione Europea e gli Stati membri hanno dato il via, negli ultimi giorni di dicembre, alla più grande campagna di vaccinazione di massa della storia recente del Vecchio Continente. La sconfitta del Covid-19 è l’obiettivo da raggiungere nel corso del 2021 e per riuscirci sarà necessario immunizzare quante più persone possibili, in primis i più anziani e fragili, nel più breve tempo possibile limitando drasticamente la capacità di circolazione del virus.
Si tratta di un obiettivo ambizioso che necessita di una pianificazione adeguata e soprattutto dell’adesione massiccia da parte della popolazione. Nessuno tra i principali Paesi europei ha deciso di imporre un obbligo vaccinale e si spera di convincere con la persuasione gli scettici, i timorosi ed anche i No-Vax più tiepidi.
L’immunità di gregge verrà raggiunta grazie alla vaccinazione di una porzione consistente della popolazione, circa l’80 per cento e consentirà di mettere al sicuro anche le persone non vaccinate. In Italia si è già aperto il dibattito sull’obbligo di vaccinazione anti-Covid, al momento non previsto dal governo ed escluso anche dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno.
Non è chiaro se la maggioranza di governo riuscirà a esprimere una posizione uniforme in materia e c’è il rischio che a prevalere sia la confusione e l’assenza di una linea politica chiara e condivisa. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbe meglio cercare di persuadere le persone sui benefici derivanti dal vaccino per il Covid-19 piuttosto che renderlo obbligatorio ma, in ogni caso, dovranno essere i singoli Paesi a decidere come procedere.
In alcune nazioni i governi hanno iniziato a muoversi con decisione. In Spagna il ministro della Salute Salvador Illa ha annunciato la creazione di un registro dove verranno annotati i nomi di tutti coloro che rifiutano di essere vaccinati contro il Covid-19 e questi dati potrebbero essere condivisi, in un secondo momento, con altri Paesi europei.
L’iniziativa spagnola potrebbe prefigurare un intervento di coordinamento da parte dell’Unione europea che, almeno per il momento, non ha espresso commenti in materia. Secondo una fonte del ministero della Salute spagnolo citata dal Guardian la funzione primaria del registro dovrebbe essere quella di tracciare e monitorare i dati clinici di chi si è vaccinato contro il Covid-19. La Spagna ha iniziato a distribuire il vaccino della Pfizer questa domenica e la sua somministrazione avviene su base volontaria.
La prima fase del piano vaccinale dovrebbe durare circa tre mesi in questa occasione circa due milioni e mezzo di spagnoli dovrebbero ricevere il vaccino. Si tratta dei lavoratori del settore sanitario, degli adulti con disabilità, dei residenti degli ospizi e di chi se ne prende cura.
Terminata la prima fase si dovrebbe iniziare a vaccinare chi ha più di 64 anni e le persone che soffrono di patologie croniche. Questi riceveranno un appuntamento presso i centri sanitari preposti alla procedura e ovviamente bisognerà fare in modo che tutto, dal punto di vista organizzativo, fili liscio.
L’esecutivo danese guidato dalla premier Mette Frederiksen, inizialmente schierato su posizioni molto dure in materia di vaccinazione coatta, è stato costretto a cambiare i propri piani in seguito alle forti proteste giunte dalla società civile e da alcune forze politiche. Il governo ha cassato un passaggio molto controverso della nuova legge sulle epidemie che avrebbe consentito la detenzione e vaccinazione forzata al fine di consentire il contenimento e l’eliminazione di una malattia pericolosa. Un nuovo provvedimento, concordato con tutti i partiti politici, è stato implementato al posto di quello contestato ma il dibattito, dalle parti di Copenaghen, è destinato a proseguire. L’uso della forza per imporre una vaccinazione resta, al momento, un’ipotesi distopica.
In Germania il governo ha ripetutamente escluso di poter rendere il vaccino per il Covid obbligatorio e diversi esponenti dell’esecutivo hanno chiarito che i vaccinati non riceveranno alcun privilegio. Il ministro dell’Interno Horst Seehofer ha dichiarato al quotidiano Bild am Sonntag (come segnalato da Deutsche Welle) che «la vaccinazione è molto importante per tutti noi: nessun trattamento speciale per i vaccinati. Fare una distinzione equivarrebbe a rendere il processo obbligatorio» e che «un trattamento speciale per i vaccinati creerebbe divisioni all’interno della società».
Rendere obbligatoria la vaccinazione potrebbe non essere necessario dato che il settanta per cento dei tedeschi, secondo quanto riferito da uno studio realizzato nel mese di novembre, sceglierebbe di immunizzarsi volontariamente in presenza di un vaccino che non abbia effetti collaterali. Il 50 per cento di coloro che sono stati intervistati non avrebbe comunque problemi di sorta qualora venisse imposto l’obbligo.
Le autorità sanitarie sono comunque preoccupate dalla presenza di un fervente movimento contro i vaccini, rinforzato da un certo scetticismo nei confronti del controllo governativo e dall’affinità espressa verso la medicina alternativa. Il movimento unisce una vasta frangia di personalità, si va dai cospirazionisti della destra radicale agli hippie. Sono già state diffuse alcune teorie complottiate, come quella secondo cui il ministero della Salute intenderebbe creare uno stato di polizia e implementare una vaccinazione coercitiva nell’interesse di Bill Gates.
Nei Paesi Bassi il primo ministro Mark Rutte ha ventilato l’ipotesi di implementare una sorta di vaccinazione obbligatoria indiretta. Una regola che prevederebbe il bando dei non vaccinati da alcune zone oppure edifici. Si tratterebbe, ovviamente, di una decisione pregna di controversie di natura etica e lo stesso ministro della Salute Hugo de Jonge, nel mese di ottobre, si era detto contrario tanto al vaccino obbligatorio in ogni sua forma. Secondo il ministro, infatti, agire in maniera radicale potrebbe contribuire a ridurre il tasso di supporto nei confronti del vaccino. De Jonge aveva però chiarito che i vaccinati avrebbero potuto essere esentati dal rispetto di alcune misure preventive, come ad esempio l’obbligo di mantenere il distanziamento interpersonale di un metro e mezzo.
È molto improbabile che il vaccino per il Covid possa essere reso obbligatorio per tutti nel Regno Unito. Il Public Health Act del 1984, valido in Inghilterra e nel Galles, assegna al governo il potere di prevenire, controllare e mitigare la diffusione di una malattia infettiva ma esclude, esplicitamente, la possibilità che un soggetto possa essere sottoposto ad un trattamento medico, vaccinazione inclusa, contro la sua volontà.
Non ci sono dunque le basi legali ed una modifica della legge darebbe probabilmente vita a battaglie ideologiche e barricate che, in questo momento, sono assolutamente da evitare. Il liberalismo che pervade l’ordinamento inglese rende difficile immaginare che Boris Johnson possa scegliere di muoversi in maniera coercitiva.