In un certo senso è anche questa una manipolazione del tempo. Quando tutti gli Stati Uniti, lo scorso novembre, sono passati dall’ora legale all’ora solare, una famiglia del Connecticut ha preferito non farlo.
I Richards hanno lasciato gli orologi immobili e impostato l’orario dei loro device sul fuso della zona Atlantica, quella di Porto Rico, cioè un’ora avanti. Una scelta asincrona rispetto al resto degli Stati Uniti che, al contrario, rimaneva indietro.
Le ragioni sono personali. Tali e Scott amano stare svegli fino a tardi, lavorano di notte e cominciano le giornate quando la mattina è già inoltrata. Con l’ora solare – avevano notato – perdevano tutte le ore di luce, la loro colazione cominciava con il tramonto e il pranzo era all’imbrunire. In più non volevano costringere i figli (che fanno homeschooling, cioè studiano a casa) a cambiare routine.
L’idea di bloccare gli orologi li ha soddisfatti. Tornare all’ora solare, spiegano all’Atlantic, fa guadagnare un’ora di luce in più solo per un giorno. Invece loro, tenendo l’orologio avanti, la guadagnano ogni giorno.
Si va a dormire prima (alle 23 per loro è già mezzanotte), ci si sveglia presto e, quando ci sono appuntamenti con altre persone, bisogna soltanto ricordarsi di aggiungere un +1 all’orario stabilito. Per gli incontri online (ad esempio le call di lavoro su Zoom) questo minimo accorgimento non è nemmeno necessario perché il sistema lo fa in automatico, adattandosi al fuso orario impostato.
È una stramberia? Sì, ma fino a un certo punto. Sono numerose le ricerche che mettono in luce i danni provocati dal passaggio dall’ora legale all’ora solare. Si creano squilibri, si sta male, si dorme meno. Ci sarebbero anche infarti e problemi al cuore, privazione di sonno e aumento di adrenalina. L’ideale, secondo alcune ricerche, sarebbe di rimanere all’ora solare, più naturale e adatta alle abitudini dell’organismo.
Secondo altri scienziati, invece, non ci sarebbe un orario migliore di un altro. Si può scegliere senza problemi, l’importante è evitare di pendolare da uno all’altro ogni anno, alterando i bioritmi delle persone più fragili. Per questo la scelta dei Richards potrebbe essere considerata, più che una bizzarria, una mossa d’avanguardia, quasi pionieristica
Tra chi la apprezza c’è Scott Yates, imprenditore intervistato dall’Atlantic, che ha lanciato l’iniziativa #LockTheClock, (questo il sito dove si vede, però, che anche lui cede al fascino dei gattini), a supporto del fuso fisso. Ora legale o solare, importa poco. Basta che sia una sola e sempre quella: «Ogni anno ho il jet lag, quando devo girare le lancette. Senza però il bello di viaggiare».
Dello stesso avviso è anche il repubblicano Marco Rubio che, insieme a un gruppo bipartisan di altri senatori, ha presentato una legge per rendere permanente l’ora legale in tutti gli Stati Uniti. Ma benché in 15 Stati ci si sia già espressi a favore dell’iniziativa, serve un provvedimento federale.
Secondo il senatore della Florida, i benefici sarebbero numerosi: meno crimini, meno incidenti stradali, meno sbalzi d’umore. Cambiare l’ora, sostiene, è anche una cosa antiquata.
Del resto anche in Europa la questione è stata discussa. In teoria sarebbe stato anche deciso di abolire l’ora legale entro il 2021. Ma, nel frattempo, le cose si sono complicate. Il Parlamento ha votato a favore, la decisione è passata al Consiglio, che l’ha girata alla Commissione che l’ha rimbalzata al Consiglio stesso. Risultato: lo stallo.
In più, c’è anche il problema Brexit. Se l’Europa decide di abbandonare l’ora legale, si creerebbe l’ennesima divisione tra Irlanda del Nord e del Sud. La prima, legata a Londra, la manterrebbe. La seconda, legata a Bruxelles, la toglierebbe, creando la convivenza di un fuso orario diverso sulla stessa isola. Tutti ostacoli non insormontabili, per carità.
Ma al momento l’ora legale non rappresenta, visti i problemi più pressanti legati al Covid, una priorità per il continente.