Il senso di Mario Draghi per l’apertura del Paese corrisponde ad una naturale attesa dell’opinione pubblica: non basta certo questo per dire che sia una linea “giusta”.
Ma a un anno e passa dall’avvento del Covid-19 non si può prescindere dalla domanda del Paese: un uomo di governo che non fosse minimamente in collegamento con il sentire comune dei cittadini, o di una grandissima parte di essi, non sarebbe un buon governante. E Mario Draghi fin qui sta dimostrando di esserlo.
Il discorso è più ampio. C’è una domanda che assilla gli schieramenti politici europei: alla fine, a chi avrà giovato – si passi l’espressione certamente non corretta e molto cinica – la pandemia? Come se ne uscirà, politicamente, a destra o a sinistra? Le “masse”, come si diceva una volta, si volgeranno verso chi avrà rappresentato l’idea della chiusura o verso chi avrà sposato la linea “aperturista”?
Da questo punto di vista si cammina sul filo, basta un niente per cadere di sotto, e senza protezione. I governanti europei lo sanno. Non sarebbe la prima volta che la storia contraddice chi ha ragione.
Guardiamo al voto di Madrid da questo punto di vista: ha trionfato Isabel Diaz Ayuso, la pasionaria del Partito popolare che ha raddoppiato i voti e i seggi ottenuti appena due anni fa, in éra pre-Covid. E perché ha vinto? Perché è stata la paladina della “libertà di birretta” da consumare la sera mentre i socialisti chiudevano la Spagna.
Avevano ragione loro ma appena hanno avuto una scheda in mano i madrileni hanno votato per gli “aperturisti”: veramente un destino cinico e baro. È un segnale inquietante. Parrebbe, dopo milioni di morti in tutto il mondo, il paradossale ritorno non del liberalismo serio ma dell’estremismo del lassez-faire, dell’antistatalismo più ottuso, dell’individualismo oltremodo sfrenato, del facciamo un po’ come ci pare di contro al “comunismo” che secondo questa vulgata terrebbe i cittadini in casa trasformando la nostra vita in un gulag contemporaneo, vietando spostamenti, imponendo regole di vita uguali per tutti e nel caso specifico rendendo Madrid una specie di Hanoi.
Le cose naturalmente non stanno così. Ma chi può escludere che l’anno prossimo i francesi non cedano alla medesima propaganda di Marine Le Pen, che contro Emmanuel Macron userà gli stessi argomenti adoperati da Ayuso?
Insomma, nessuno può escludere che il dopo-Covid ripeta in versione XXI secolo il copione del dopo-Grande Guerra che portò alla distruzione di liberali e socialisti e al trionfo delle destre (speriamo stavolta non fasciste anche se la ripresa di Vox nella capitale spagnola non è un bel segnale) confermando che le grandi tragedie della storia possono provocare comportamenti umani e politici che sfuggono alla razionalità.
Trema Sanchez, trema Macron, tremano gli eredi di Angela Merkel. E ha ragione Draghi a muoversi per tempo. Non a caso da settimane Matteo Salvini sta martellando sul medesimo tasto ideologico, contendendolo alla Meloni, e trovandosi puntualmente respinto con perdite per le scelte del presidente del Consiglio improntate al «rischio calcolato»: ma sotto sotto la talpa scava, la gente ascolta, i giovani si agitano. Le masse potrebbero introiettare il messaggio fuorviante e velenoso della destra.
Ecco perché il messaggio e le iniziative concrete di Draghi non sono affatto prive di senso e di realismo politico: contrastano l’estremismo demagogico della destra senza però calarsi nella parte del “carceriere” della Nazione come vorrebbero descriverlo i suoi avversari.
«Siamo pronti a ospitare il mondo, è arrivato il momento di prenotare le vostre vacanze in Italia», ha detto Draghi lanciando un preciso messaggio di apertura in vista della stagione estiva. Ed è un messaggio che non sarebbe possibile rivolgere se non vi fossero contemporaneamente grandi passi in avanti nella campagna di vaccinazione, un fatto enorme che oltre a essere ovviamente un risultato in sé positivo è anche la premessa per far ripartire il Paese.
Per questo il governo italiano e le singole forze politiche che lo sorreggono devono dare più respiro alla propria azione, indicare un orizzonte, riprendere il «gusto del futuro» (così Draghi) o più semplicemente il senso dell’ottimismo e della Ragione.