Ogni tanto gli articoli di giornale, le campagne civili e addirittura i vecchi e arrugginiti appelli novecenteschi riescono ad assolvere il compito di informare il dibattito pubblico e di determinare un risultato politico.
È successo che un editoriale pubblicato su Linkiesta, una nostra pervicace ossessione liberaldemocratica, una lettera di centinaia di riformisti milanesi e tanto buon senso sembrano aver convinto i vertici nazionali dei partiti dell’area Draghi a lavorare insieme per presentarsi alle elezioni comunali di Milano con un’unica lista a sostegno della riconferma di Beppe Sala a Palazzo Marino.
Il senatore Matteo Richetti, menzionando un articolo de Linkiesta, ieri ha scritto su Twitter che Azione «è pronta ad aprire un dialogo serio e costruttivo finalizzato a raccogliere l’appello dei milanesi e dare una casa solida e credibile ai riformisti che sosterranno Beppe Sala a Milano alle prossime elezioni amministrative», superando di fatto le ritrosie degli avamposti locali del suo partito che per ragioni mai chiarite (abbiamo chiesto di spiegarcelo, ma non è arrivata nessuna spiegazione) non ne volevano sapere di mettersi insieme con i renziani, con i riformisti e con i civici, oltre che con Più Europa, perché preferivano andare al voto con liste separate.
È del tutto evidente che non ha alcun senso logico, politico ed elettorale andare al voto sparpagliati e confusi nella città che è la culla del riformismo italiano e l’alta velocità del paese, peraltro mentre a Roma intorno alla candidatura a sindaco di Carlo Calenda la medesima area liberaldemocratica prova a presentarsi unita contro il bipopulismo di destra e di sinistra. E proprio per questo la scelta nazionale di Azione è da sottolineare.
In ogni caso, la presa di posizione di Richetti apre appena in tempo un nuovo percorso politico che non ha una destinazione soltanto milanese. Le elezioni a Milano e a Roma sono certamente importanti per assicurare la riconferma di Sala e la liberazione da Virginia Raggi, ma al di là degli aspetti locali hanno entrambe una valenza nazionale che va oltre le amministrative perché gli sbandamenti strategici del Pd e l’improbabilità di tutti gli altri lasciano una prateria a disposizione delle forze riformiste e liberaldemocratiche che volessero finalmente smettere di litigare per provare a costruire una rappresentanza politica intorno al governo Draghi e contro il bipopulismo perfetto italiano. Forza.