A casaUn graphic novel racconta l’odissea verso l’Europa delle donne migranti incinte

Il libro dell’illustratrice Sandrine Martin edito da Tunué è ispirato alle madri destinate a partorire da sole sulla rotta balcanica. Il progetto, commovente e attuale, nasce grazie allo studio Eu Border Care. Parla di storie dal basso e ci mette di fronte a problemi concreti di governance sanitaria

“A casa”, particolare

Mona è siriana, Monika è greca, esiliata una, ostetrica l’altra. Le loro strade si incontrano per una nascita. Questa, in estrema sintesi, è “A casa”, ovvero due storie cresciute organicamente insieme, diventate un racconto a fumetti firmato dall’illustratrice Sandrine Martin e pubblicato da Tunué, ispirato alla vicenda di decine di donne migranti destinate a partorire da sole sulla rotta balcanica.

Il graphic novel nasce a partire da Eu Border Care, un progetto collaborativo condotto da un’équipe di studiose dirette da Vanessa Grotti – antropologa sociale all’Università di Bologna – nei principali snodi di flussi migratori: Atene, Melilla, Lampedusa, la Guyana Francese e l’isola Mayotte. Lo studio analizza e confronta le politiche di assistenza alla maternità tra i migranti privi di documenti nelle periferie d’Europa.

A partire dalle storie di queste donne migranti e dai dati raccolti sul campo per cinque anni, ne esce un libro efficace e commovente, di grande attualità, che affronta il tema dell’immigrazione e dell’accoglienza da un punto di vista diverso da quello cui siamo abituati, parlando al lettore soprattutto di governance sanitaria nell’Europa odierna e testimoniando in prima persona l’esperienza dello sradicamento.

Quello di “A casa” è poi anche il racconto di un’amicizia (meglio, di una serie di amicizie), di un’empatia necessaria e di uno studio comparativo delle politiche sulla maternità tra migranti privi di documenti nelle periferie dell’Unione Europea.

A differenza di altre categorie di migranti, le donne incinte e senza documenti sono infatti un fenomeno in crescita, ma vi sono ancora pochi studi al riguardo, soprattutto a causa di situazioni spesso irregolari e difficili da censire, conoscere e approfondire, anche a causa di servizi spesso segnati da scarsa preparazione e poco supporto da parte delle autorità nazionali o internazionali.

Eu Border Care si pone perciò l’obiettivo di tracciare una rete di assistenza alla maternità nelle periferie europee, tramite un team impegnato ad analizzare il tema della maternità migrante attraverso tre prospettive diverse interconnesse: le donne migranti, il personale sanitario e le agenzie istituzionali regionali.

La storia sviluppata in questo libro trae spunto in particolare dall’inchiesta svolta ad Atene nel 2016 dall’antropologa Cynthia Malakasis (parte del team di ricerca di Vanessa Grotti) che, scrive Sandrine Martin nell’introduzione al libro, «tra le strade di Atene mi mostra quello che non vedo», tra cui anche ciò che c’è dietro a nove mesi di gravidanza vissuti in una dimensione di transito ed esilio, alla frontiera d’Europa.

«A casa – spiega Vanessa Grotti – è un fumetto importante perché gli scenari che racconta hanno un loro corrispettivo nel mondo reale, arrivando a coinvolgere intorno alla situazione delle donne incinte rifugiate e del personale di sanità precario in Grecia, un pubblico più ampio di quello esclusivamente universitario. Tutto ha avuto inizio nell’estate del 2016, quando, grazie a un concorso, il mio progetto è stato selezionato dall’iniziativa di diffusione scientifica ERCcOMICS, che offriva ai borsisti del Consiglio Europeo della Ricerca la possibilità di trasformare alcune ricerche in webcomic. Il principio era semplice: ogni progetto di ricerca preselezionato veniva associato a un artista il cui stile e lavoro potessero corrispondere ai metodi e agli obiettivi scientifici del progetto».

Da lì la scelta di Sandrine, che ha deciso di dedicare il suo fumetto alle rifugiate siriane di Atene: «È stata un’opportunità straordinaria – racconta l’illustratrice – e sono stata entusiasta di questo progetto. La sfida era quella di scegliere un solo punto di vista, perché lo studio di Vanessa e del suo team era davvero ampio, poiché osservava luoghi diversi, da Lampedusa alla Guyana francese. L’informazione inoltre non era in una forma finita ma si stava costruendo, e così ho realizzato la mia storia, libera di immaginare i personaggi e la narrazione che desideravo».

Il lavoro di Sandrine Martin si è avvalso di una stretta collaborazione con alcune ricercatrici post-dottorali, tra cui appunto l’antropologa Cynthia Malakasis, durante un soggiorno di quindici mesi ad Atene di quest’ultima per lo svolgimento di ricerche etnografiche sul campo (altra ragione della scelta di Sandrine Martin di concentrarsi su Atene è stata data dal fatto che è sposata con un uomo greco, parla greco e ha i suoceri in Grecia, per cui la scelta è stata naturale, per indagare ulteriormente il modo in cui un Paese che sente vicino affronta i flussi migratori).

«La forma disegno – spiega ancora Grotti – ha offerto la possibilità di parlare di esperienze molto intime, mantenendo al tempo stesso l’anonimato delle persone coinvolte, anche per via di protocolli etici molto severi, per i quali dovevamo necessariamente proteggere queste donne e non potevamo per esempio fotografare».

Le esperienze che si vedono nel fumetto si basano su cinque narrazioni diverse, di cinque donne, tutte concentrate in un solo personaggio, e questo permette di proteggere ulteriormente l’identità delle donne, mantenendo però l’aspetto fondamentale dell’empatia e portando il lettore a sentirsi più vicino alla narrazione, che non ha l’obiettivo di essere un documentario oggettivo, ma di trasmettere uno sguardo personale, rispettoso e discreto, su uno spaccato che ha significato mesi di fatica, di dialoghi, amicizia, storie di persone, lavoro e fiducia.

«Non avevo background culturale sulla vita in Siria – spiega Martin in conclusione – perciò per meglio comprendere il contesto ho avuto l’idea di contattare una professoressa di arabo siriano. Ha accettato di incontrarmi, non per darmi lezioni di arabo, ma per rispondere a tutte le domande che avevo per conoscere meglio Mona: come si innamorerebbe, cosa mangia, in cosa crede, cosa impara a scuola. È stato un incontro determinante, che mi ha aiutato a dare vita al personaggio e restituire al lettore una storia completa su un tema attuale del nostro tempo, tramite un lavoro intimo che spero possa mettere in luce questo importante lavoro di ricerca».

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