Cibo connessoLa strana abitudine di guardare online le persone che mangiano

È uno dei fenomeni più bizzarri e inspiegabili dei social. A metà tra voyeurismo e food porn, la nuova tendenza sembra una risposta all’alimentazione aspirazionale, un modo per condividere l’intimità o forse per scacciare la solitudine

di Ball Park Brand, da Unsplash

Nella vita reale è maleducazione, ma su internet è una moda: guardare persone che mangiano, per quanto possa sembrare strano, è diventato uno dei trend più inaspettati e popolari della rete. L’hashtag #whatieatinaday (cosa mangio in un giorno) è stato visualizzato più di sette miliardi di volte su TikTok, Twitch ha una categoria apposita: “Social Eating”, dove viene trasmessa tutta l’operazione, dalla cucina alla consumazione, mentre in Corea del Nord esiste perfino un social su cui si fa solo questo, Mukbang. In tutto questo, il presidente cinese Xi Jinping (proprio lui) è preoccupato perché questa moda mette a rischio la sua campagna contro lo spreco alimentare.

Questo articolo del Financial Times cerca qualche spiegazione. Il formato esagerato di alcuni video (il quotidiano britannico li definisce «boschiani») suggerisce che la nuova moda possa essere la continuazione dei video di food porn, con ricette assurde e pietanze dalle dimensioni enormi e dai contenuti improponibili. Per alcuni di questi è una spiegazione azzeccata, ma non risolve tutto il fenomeno.

Guardare la gente che mangia rappresenta, sotto un altro punto di vista, la normalizzazione del cosiddetto “aspirational eating”. Il follower, spinto da spirito di emulazione, segue la dieta dell’influencer, spesso dal fisico invidiabile, che lo costringe a tour de force alimentari non sempre consigliabili. I video di persone normali che mangiano cose più o meno normali costituirebbe una risposta, una vendetta e forse anche un’alternativa.

Ma c’è una spiegazione in più. Nella dinamica del rapporto celebrità/pubblico instaurata da social, quello che conta (sembra incredibile ma è così) è la sincerità e la trasparenza del famoso. Il legame deve apparire il più immediato possibile, l’utente deve avere la sensazione (e a volte l’illusione) di avere accesso alla vita vera, quella privata, dell’influencer. Solo così, pare, può fidarsi ed essere influenzato da lui. La condivisione dei pasti, di conseguenza , non può che essere parte di questo rapporto.

Del resto i social sono enormi piattaforme di ficcanaso (era la costituency di Mark Zuckerberg, prima di conquistare il mondo), gente che ha tempo da perdere e che si diverte a vedere cosa fanno gli altri. Il cibo, elemento che da qualche anno domina anche i programmi televisivi, non può mancare. Osservare le abitudini altrui è sempre considerato interessante, a volte perfino affascinante. Ma nel caso delle cene condivise sui social si affaccia anche l’ipotesi che sia – almeno secondo l’Ft un modo per combattere la solitudine.

In questo senso saremmo di fronte all’evoluzione finale degli aperitivi online, diffusi durante i primi lockdown. Quando gli amici dall’altro capo della rete non ci sono più, si sono stufati o (come è giusto) preferiscono uscire, non resta che guardare gli altri che mangiano, e farsi guardare.

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